Riccio: “I soldi vanno investiti per la collettività e non per il Museo Scassa”

Continua la polemica sull'(ex) costituendo Museo Scassa, che doveva, nei piani dell'Amministrazione, occupare un'ala di Palazzo Alfieri con annesso un alloggio per il maestro Ugo Scassa.

 

Dopo la rinuncia, espressa la scorsa settimana, a costituire il museo, non si placano le polemiche intorno al progetto voluto dalla Giunta Brignolo. Ad intervenire è il presidente di Confartigianato Biagio Riccio: “Non conosco personalmente il maestro Scassa: nella mia veste di consigliere della Fondazione CR Asti ho potuto visionare e valutare i prodotti scassa in quanto ne possediamo alcuni di cui tra l’altro, un manufatto acquistato non più di due mesi fa per la somma di € 35.000,00. Negli ultimi due anni, con questo acquisto, le somme deliberate a favore dell’arazzeria ammontano a 70.000,00 € a cui si sommano centinaia di migliaia di euro versati dalla provincia, per altro per ristrutturare a casa d’altri un museo e pagarne l’affitto ai proprietari del capannone, mantenendo nel contempo, e chi vuole può scaricarsi il certificato camerale, un’attività produttiva privata a spese della collettività”.

“La mia contrarietà – fa sapere Riccio – era legata all’opportunità di finanziare con soldi pubblici un’attività produttiva privata che comprende anche l’agenzia di affari, che con la tessitura non ha proprio niente a che vedere. Una partita iva che si fa costruire un alloggio per portatori di handicap, si fa ospitare gratuitamente il proprio reparto produttivo, allestisce uno show room per la vendita ed alla fine appende qualche arazzo definendosi impropriamente museo, non ha solo da tacere, ma dovrebbe anche rendere conto di quanto è costato alla collettività, e le varie amministrazioni, i politici che a vario titolo nel loro percorso tra comune e provincia, in veste di maggioranza e opposizione, lo hanno finanziato sottraendo denaro per riqualificare e mantenere decorosa la città e tentare di riattivare un volano economico per creare posti di lavoro, dovrebbero avere almeno la decenza di tacere, perché con la loro connivenza se non il loro assenso, ha creato questa stortura”.

Una linea, quindi, che concorda pienamente con i dubbi di legalità e fattibilità sollevati nei mesi scorsi e che hanno portato alla cancellazione del progetto: “I soldi servono maledettamente per fare altro – conclude Riccio – sono pochi e malamente gestiti. A me disgusta disgusta il fatto che con tante persone in difficoltà e non per colpa loro, siano abbandonate a se stesse e che ai nostri amministratori ciò non importi nulla, e si prodighino troppo sovente generando il sospetto di favoritismi verso gli “amici” di turno. Al signor. Scassa, consiglio di proporre il proprio museo altrove visto il suo sconcerto nei confronti della cittadinanza che è lo stesso che la cittadinanza ha nei suoi confronti.”

 

 

Alessandro Franco