Ad Asti un referendum per chiedere ai cittadini cosa ne pensano del teleriscaldamento

E' stato presentato questa mattina il comitato spontaneo di cittadini che chiederà, nelle prossime settimane, tramite una petizione, un referendum popolare senza quorum sulla questione del teleriscaldamento.

“Sono molto gli elementi a sfavore di questo progetto – ha detto Pierpaolo Fina, portavoce del comitato – e tutte, tra l’altro sono elencate nelle relazione del sindaco allegata alla delibera di giunta. Prima di tutto non esiste una normativa riguardante il teleriscaldamento, con tutti i rischi annessi per gli utenti che entrano in un mercato non regolamentato. E’ una tecnologia vecchia e poco efficiente, rispetto alle moderne caldaie a condensazione, anche a causa delle notevoli perdite lungo le reti di distribuzione, oltre ad essere un danno sociale perché il risparmio dichiarato del 6% o 8% non arriva all’agevolazione fiscale relativa all’IVA del 10%”.

“Il progetto poi è pericoloso – prosegue – perché non c’è un effettivo controllo pubblico del servizio e non si garantisce una significativa riduzione dell’inquinamento cittadino. Le strutture saranno date in concessione trentennale, con costi assurdi di cessazione dal contatto. “Inoltre, nella stessa relazione del sindaco non manca l’ammissione che la città di Asti è già ampiamente metanizzata attraverso impianti a norma, addirittura arrivando ad affermare che “il rischio che si correrebbe con la centrale del teleriscaldamento sarebbe quello di inquinare di più ma in maniera concentrata”.

“Quello che vogliamo far notare – dichiara Tiziana Valente – la completa indifferenza da parte di questa amministrazione verso i cittadini, che ha escluso completamente la popolazione di Asti dal meccanismo decisionale. C’è anche un grande problema di trasparenza: esistono una serie di problematiche pesanti dal punto di vista tecnico giuridico che ha già visto la spesa di ingenti somme di denaro pubblico per l’esercizio di consulenze legali”.

“Questa iniziativa nasce dalla serata informativa in Comune – così Massimo Scognamiglio, Fds – sono molto contento che si sia sviluppata un’azione per ostacolare una attività che non ho paura a definire “dittatoriale” da parte del sindaco”. La raccolta firme è valida con trecento firme autenticate, dopo di che il sindaco avrà sessanta giorni di tempo per indire un referndum. “Ricordo che in campagna elettorale il sindaco aveva detto di voler metter mano al regolamento sul referendum comunale, anche optando per consultazioni a quorum zero”.

Per le firme delle petizioni, saranno preparati dei banchetti per la città, a partire da sabato prossimo, sia in piazza Alfieri che all’Ospedale Cardinal Massaja, oltre a una pagina Facebook dedicata all’evento.

Alessandro Franco