Il castello di Frinco ha aperto le porte: quale futuro lo attende? fotogallery

Un parco pubblico aperto alla cittadinanza, una cornice per ricevimenti e banchetti, la location per ospitare un cinema all’aperto, ma anche un centro polifunzionale dalla vocazione sociale e turistica.

Sono queste alcune delle idee di recupero del castello di Frinco presentate in oltre 80 tavole dagli studenti e dai docenti dell’Atelier di Restauro e Strutture del corso di laurea in Architettura del Politecnico di Torino, sabato scorso 23 ottobre, nei giardini antistanti il maniero.

Quaranta tra ragazzi e ragazze divisi in diversi gruppi si sono concentrati dallo scorso marzo sulla parte nord del castello (quella che non è stata interessata dal crollo del 2014). Si tratta di un edificio imponente con i suoi 4 livelli principali (ognuno ha 35 vani), la cui origine è del XIII secolo, ma la cui storia potrebbe essere ancora più antica: si troverebbe infatti su fortificazioni risalenti al X secolo.

“Finalmente lo vedo da vicino” è stato il commento più frequente tra i numerosi visitatori accorsi alla giornata di presentazione dei progetti universitari. C’erano molti residenti di Frinco che non si erano mai avvicinati così tanto, ma anche molte persone dei paesi limitrofi: erano tutti lì, tra la meraviglia generale e le corse dei bambini nei giardini, ad attendere gli interventi di autorità e mondo accademico, curiosi di conoscere le destinazioni future del castello.

“Sono molto contento” ha esordito il sindaco Luigi Ferrero visibilmente  emozionato. Per il primo cittadino il castello è una sfida pluriennale. Dalla ricerca di finanziamenti all’acquisizione da parte comunale nel 2019, quello che poteva sembrare il sogno di un romantico si sta rivelando un progetto concreto e realizzabile. Secondo quanto presentato dagli studenti stessi, infatti, il castello potrebbe avere varie destinazioni d’uso e alcuni progetti potrebbero vedere la luce anche nel breve termine. Già da questa settimana sono in programma i lavori per la realizzazione di una scala di accesso. “Così i giardini potranno ospitare banchetti e ricevimenti” ha dichiarato Ferrero che non dimentica la parte interessata dal crollo e le tre famiglie la cui casa è ancora interdetta dopo sette anni. “La messa in sicurezza è quasi terminata, manca il collaudo finale che sarà fatto nei prossimi giorni. I lavori sono stati finanziati da fondi regionali senza attingere dalle casse comunali”.

“Avete un sindaco coraggioso che ha una visione ampia sul futuro” ha affermato Mario Sacco, presidente della Fondazione CR Asti a cui ha fatto eco Paolo Lanfranco, presidente della Provincia: “Un problema è diventato un’opportunità  non solo per Frinco, ma per tutto il territorio”.

“Questo per noi è un primo traguardo, ma anche un punto per una nuova partenza” ha ancora commentato il sindaco che, con il consigliere Davide Riva, aveva deciso nel 2020 di coinvolgere l’Ateneo torinese rappresentato sabato dalla docente Carla Bartolozzi: “La direzione intrapresa dal sindaco e dalla sua amministrazione è quella giusta. L’università non è solo ricerca e didattica ma anche condivisione con il territorio locale di competenze. Chi meglio può avere delle visioni per il futuro dei nostri territori se non i giovani? A breve partirà una seconda edizione di questo studio che si avvarrà di tecnologie all’avanguardia e coinvolgerà studenti del Politecnico di un corso di laurea più avanzato”.

Questi primi progetti sono stati realizzati partendo dalle mappe catastali, ma per iniziare un vero e proprio recupero è necessario avvalersi di tecnologie innovative. “E’ necessario iniziare dalla messa in sicurezza delle coperture, cosa che si può fare solo se si ha ben presente come è strutturato l’edifico sottostante – è entrato nel dettaglio l’ingegner Marco Roggero – Per questo serve un rilievo topografico all’avanguardia con tecniche sofisticate”

Da diverse settimane è infatti iniziato, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, questo tipo di rilievo che vede impegnato Roggero tre volte a settimana: “Si tratta di una sorta di TAC per sapere come sta il paziente-castello. Dobbiamo scoprire  e capire come sono fatti gli interrati, i sottotetti. Stiamo iniziando ad orientarci e a conoscere questo castello che ogni giorno svela qualcosa in più di sè: particolari architettonici nuovi, locali che non si pensava esistessero. Siamo di fronte ad uno dei castelli più grandi di tutto l’Astigiano che è il risultato di oltre mille anni di modifiche”.

Quali sorprese riserverà ancora questo castello? Non resta che aspettare i risultati dei rilievi e i nuovi studi. Intanto un ringraziamento è arrivato anche dai cittadini più giovani, i bambini frequentanti la scuola primaria: i loro disegni e le loro speranze di riappropriarsi di una parte importante del paese, hanno trovato spazio nelle sale interne aperte per l’occasione.