Intelligenza Artificiale tra presente e futuro analizzata dagli astigiani Paolo D’Andrea e Matteo Franco

Nel corso del recente G7 in Puglia, Papa Francesco ha sottolineato come l’Intelligenza Artificiale sia “uno strumento affascinante e tremendo su cui spetta sempre all’uomo l’ultima parola, se non si vuole condannare ad un futuro senza speranza l’umanità”. Tra i temi toccati, in primis, il bando delle armi atomiche elaborate proprio con l’AI, per cui “nessuna macchina dovrebbe mai togliere la vita a un essere umano”. Riflessioni profonde e attuali su un dispositivo ormai all’ordine del giorno nella vita quotidiana. Un tema delicato che dovrebbe essere approfondito dalla società in modo adeguato e con i giusti tempi, per garantire nei prossimi anni un utilizzo a supporto dell’umanità.

L’unico modo per capire bene il funzionamento di questa “macchina” per poterla sfruttare al meglio, senza diventarne schiavi, è l’approfondimento della materia in continua evoluzione. L’uomo ha bisogno di analizzarla su varie prospettive. Gli esperti a livello internazionale, negli ultimi tempi, stanno mettendo a punto importanti studi. Altri ancora si approcciano con cautela; molti, invece, non riescono a capire bene il ruolo che potrebbe avere l’AI nelle nostre società e il suo conseguente impatto. Gli astigiani Paolo D’Andrea, consulente digitale per piccole e medie imprese in Piemonte, docente per corsi di formazione professionale, insieme a Matteo Franco, imprenditore nel settore terziario, consulente digitale, hanno unito le loro singole competenze per approfondire la tematica. Una collaborazione da una parte tecnica (D’Andrea) e dall’altra di crescita personale e benessere (Franco) che ha permesso di realizzare il libro dal titolo “Intelligenza artificiale. Un’intervista senza precedenti” (disponibile sulle piattaforme di Amazon, Ibs; copie cartacee alla libreria “Il Libraccio” di Asti).

“Da tempo – spiega D’Andrea – collaboriamo per lavoro. La tecnologia non si ferma; così, abbiamo pensato di scrivere un’intervista dedicata all’IA che prova ad analizzarla su varie prospettive, in un’epoca dove tutti si improvvisano esperti. La materia non è semplice, ma con adeguati strumenti è possibile sfruttarla al meglio a favore dell’uomo”. I due autori partono da una conversazione insieme ad Aurora, nome che l’intelligenza stessa si è data a inizio intervista. L’avanguardia attraversa la sua storia, scavando nelle origini dell’IA e arrivando al futuro. “Dobbiamo considerarla come uno strumento nelle mani dell’uomo – sottolinea Paolo D’Andrea -. La società è lo scenario su cui si muove. Il nostro studio è stato a livello tecnologico e comunicativo. Un lavoro interessante che ha permesso di entrare in una materia in continua evoluzione. Abbiamo ragionato su molti fronti, perché si tratta di temi complicati. L’Intelligenza Artificiale se usata bene, può portare benefici; al contrario, può creare danni. Il nostro testo non vuole dare nessuna opinione o giudizi in merito, ma solo analizzare come cambierà la società con il suo uso”.

I due esperti stanno già muovendo i primi passi per portare le loro conoscenze nelle imprese e nella società, attraverso le consulenze. Con un’intervista “oggettiva” hanno approfondito il futuro del mondo nell’era digitale con domande specifiche fatte direttamente ad Aurora. “La società – commentano gli autori – non può fare a meno dell’IA. Ormai è entrata nelle nostre vite. Ma questo fenomeno porta una serie di interrogativi di etica, morale, sociale e filosofica. Per questo, l’uomo deve progredire e continuare a studiare per non essere surclassato dallo strumento digitale. Il libro è per tutti”. Con 120 domande, suddivise in 11 capitoli, gli astigiani hanno snocciolato un ragionamento che parte dagli esordi dell’AI con alcuni macro argomenti. Il ragionamento fatto da D’Andrea e Franco è netto: “Partendo dalle origini, passando per il suo sviluppo, attraverso il deep learning (approfondimento dell’elaborazione dati), raggiungiamo l’impatto sociale per portare lo strumento del futuro nel mondo del lavoro. Crediamo che le professioni debbano essere affiancate dall’AI, non sostituire l’uomo, ma che si trasformi in un assistente. Non è né buona, né cattiva. Deve essere uno strumento; così come accade per il coltello usato per tagliare frutta e verdura, ma, anche come arma pericolosa. Tutto dipende dall’uomo. La sua mente deve pilotare lo strumento e non il contrario”.

Nella vita e nel lavoro, l’Intelligenza Artificiale può diventare un mezzo molto utile. Le tematiche toccate dagli autori sono molteplici, in grado di far riflettere: dalla morale all’etica, dalla privacy alla sicurezza dei dati. “Molto delicato parlare oggi di questi argomenti. Se l’IA viene sfruttata male, porterà danni alla società. Giocare è pericoloso. Per questo è necessario essere esperti e saperla utilizzare per obiettivi nobili”. L’impatto sul mondo del lavoro, oggi, sta già dando risultati. Molti hanno paura di essere sostituiti dall’AI.
Accade come successo con l’avvento del trattore. La figura del bracciante con l’era delle macchine agricole sparì, ma arrivarono nuovi lavori, come le persone in grado di guidare il mezzo. La stessa cosa vale per l’invenzione del computer e per l’AI. Ci sono pro e contro da tenere presente. Tutto dipende dalla mente umana”. D’Andrea svela come tutti i giorni lui stesso sfrutta già lo strumento per lavoro. Annota: “Lo adopero moltissimo. Mi aiuta; guadagno tempo libero, necessario per studiare e migliorarmi. Importante è farne buon uso. L’IA non va vista come un Terminator che sbaraglia l’uomo e lo sostituisce. Ci sono ancora tanti pregiudizi da abbattere. Certo, come con l’avvento dei pc che hanno cambiato la vita di tutti al meglio, ma anche in senso negativo con il sopraggiungere degli hackers”. Nell’evoluzione della materia, l’impatto con l’intelligenza umana non è da sottovalutare. Anche a livello normativo, tutto va veicolato e gestito per permettere di tenere sotto controllo dati, utilizzo e obiettivi dello strumento che ha già cambiato il mondo. Aurora è risultata curiosa dall’intervista, tanto che si è anche costruita un’immagine di sé stessa come nella copertina del testo.

Fondamentale per noi – spiega ancora D’Andrea – il concetto di non sostituire lo strumento con l’uomo. Deve affiancarlo, diventando assistente performante. Importante anche saper comunicare con lei per riuscire a usarla bene. Più dettagli le diamo, più ci aiuterà a raggiungere gli obiettivi”, I rischi, in ogni caso, sono all’ordine del giorno. Quali gli scenari futuri? “Sicuramente dovremmo stare a contatto diretto con l’IA, senza lasciare che prenda la supremazia. L’uomo è la chiave di tutto”. Alcuni ambiti, come per esempio il mondo del cinema, hanno già creato grandi interrogativi e paure. L’algoritmo è sfruttato per il doppiaggio vocale in tempo reale, spesso preferito al doppiaggio tradizionale, per tempi più brevi. Un campo emergente che preoccupa gli addetti ai lavori. Luca Ward, professionista di fama mondiale (sua la voce di Russell Crowe nel film “Il Gladiatore”), che, per tutela, ha messo un copyright sulla sua voce, ha spiegato che la voce di un artista non ha paragoni rispetto a quella creata da un software, incapace di esprimere le sfumature dei sentimenti e gli stati d’animo.

Per deformazione professionale, aggiungo un’ulteriore domanda a Paolo D’Andrea e Matteo Franco, già al lavoro per nuovi progetti, sul futuro dei giornalisti e di chi, per mestiere, si avvale della parola scritta come strumento di lavoro. “L’intelligenza artificiale generativa è strumento molto comune oggi. Le lingue più sfruttate sono l’inglese e l’italiano. L’AI riesce a scrivere testi, simulando, in base alle esigenze, anche le emozioni che una macchina non potrebbe avere. Ma è stata addestrata con un certo processo. Attenzione, però. Simula bene, ma non crea nulla, come accade per l’uomo. La differenza sta qui tra scrittore e macchina. Lei impara e riformula. Con la comunicazione attiva, la macchina può fare questo tipo di lavoro, contestualizzando. Come se noi avessimo una biblioteca vivente a portata di mano”.

Marina Rissone

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