”Non crederci”: all’Istituto Alfieri di Asti la mostra di SOS Donna

E’ arrivata all’Istituto “V.Alfieri” la mostra itinerante ”Non crederci”, iniziativa del Progetto SOS Donna, promossa dall’associazione Mani Colorate.

Si tratta di 10 pannelli in cui campeggiano quelle che sono le frasi più abusate da parte degli uomini maltrattanti, ma dove è possibile vedere anche i numeri relativi alle violenze e ai femminicidi in Italia, numeri che impressionano e forniscono lo spaccato di un problema troppo spesso sommerso quando addirittura non riconosciuto da parte delle vittime stesse.

Accogliendo la proposta dell’associazione Mani Colorate, su sollecitazione della stessa dirigente Maria Stella Perrone, che ha fortemente voluto l’adesione all’iniziativa, l’Istituto ha voluto offrire ai propri studenti l’opportunità di riflettere, prima con la compilazione del questionario che invita a soffermarsi sugli stereotipi più comuni che accompagnano il tema della violenza di genere, e in un secondo momento con la visita alla mostra, attraverso la lettura dei pannelli, che raccontano le bugie dette dagli uomini maltrattanti, ma sui quali è possibile prendere atto dei dati che oppongono ad esse la realtà dei fatti.

Le visite alla mostra sono state accompagnate da momenti di dibattito tra gli studenti, spesso prendendo spunto dai riferimenti ai tanti luoghi comuni che mascherano la realtà, la nascondono, un po’ come la donna ricostruita attraverso i 10 pannelli ideati da Giorgia Sanlorenzo, docente presso lo stesso istituto ospitante.

Nella giornata di martedì poi un momento ancora più significativo: quello dell’incontro di alcune classi aderenti alla proposta e la scrittrice e giornalista Laura Nosenzo, ideatrice della mostra, che ha guidato gli studenti ad esplorare ancor più da vicino il mondo delle donne abusate e piegate dalla violenza fisica e psicologica, donne che possono però trovare aiuto in una serie di servizi che il territorio offre e che il progetto si prefigge di far conoscere affinché chi è vittima di violenza trovi la forza e il sostegno per reagire e denunciare.

Toccante poi l’invito a scrivere un proprio pensiero, a raccontare una propria emozione su di un lenzuolo esposto accanto ai pannelli, un lenzuolo che vuole rappresentare il letto d’ospedale a cui le donne vittime di violenza arrivano dopo periodi di maltrattamenti lunghi anche anni, e sul quale, come la stessa scrittrice Nosenzo racconta, spesso trovano il primo momento di pace, come la stretta di un abbraccio dopo tanta sofferenza.