Asti, presentata a Palazzo Mazzetti la Mostra “La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta” fotogallery

Dal 25 novembre, Palazzo Mazzetti si arricchisce di opere cariche di simbologie, significati e indizi, specchio di costumi, necessità, fantasie e ossessioni delle società tra Cinquecento e Settecento

“La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta” è la straordinaria mostra che, a partire dal 25 novembre 2023 fino al 7 aprile 2024, a Palazzo Mazzetti di Asti vedrà protagonista indiscusso il celebre capolavoro del Merisi eccezionalmente prestato dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Una mostra unica nel suo genere che – a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio – racconta la nascita e l’evoluzione nel tempo della Natura Morta, genere pittorico che, nell’intera Storia dell’Arte italiana, viene inaugurato da Caravaggio proprio con la sua celebre Canestra di frutta (1597-1600).
A un Caravaggio appena ventitreenne l’opera viene commissionata dal Cardinale Federico Borromeo alla fine del Cinquecento e poi donata dallo stesso prelato milanese alla Biblioteca Ambrosiana nel 1607.

Questa mattina, venerdì 24 novembre, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della Mostra, con il presidente della Fondazione Asti Musei Mario Sacco a fare gli onori di casa, e gli interventi di Maurizio Rasero, presidente della Provincia di Asti e sindaco di Asti, di Monsignor Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca Ambrosiana di Milano e del curatore della mostra Costantino D’Orazio.

“Dopo i successi delle esposizioni dedicate ai Macchiaioli e a Giovanni Boldini, Palazzo Mazzetti apre le porte a Caravaggio e ai pittori del Seicento per una mostra–racconto che accompagna i visitatori e svela, come suggerisce il titolo, i segreti della Natura Morta. L’evento ha come protagonista “La canestra di frutta”, capolavoro di Michelangelo Merisi, un prestito eccezionale concesso in via straordinaria dalla Pinacoteca Ambrosiana, prestigiosa istituzione milanese che lo accolse nella sua collezione fin da quando il Cardinale Federico Borromeo lo acquistò all’inizio del ‘600. L’unicità di questa grande rassegna è anche nell’offrire ai visitatori gli strumenti per interpretare e scoprire il significato dei fiori, dei frutti o degli altri oggetti, a partire dal messaggio devozionale che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra.
Ancora una volta sono grato a tutte le istituzioni pubbliche e private per il supporto a questo affascinante progetto, che sarà reso più ricco dagli approfondimenti, dalle visite guidate e dall’attività didattica dedicata a scuole e famiglie.
Desidero infine sottolineare che tra le opere in mostra sono presenti quattro dipinti del miniatore piemontese Octavianus Monfort, di cui si presume l’origine monferrina. Il nostro territorio e le nostre origini appaiono ben rappresentate nelle ricche composizioni dipinte dal nostro artista. In queste nature morte si osserva lo stretto legame con la cucina e le dispense delle dimore della campagna, dove si conservavano le provviste per l’inverno. Queste raffigurazioni pittoriche sono la testimonianza di una cucina povera, i cui prodotti appena raccolti potevano essere rappresentati senza l’aggiunta di elementi simbolici” ha esordito Mario Sacco, Presidente Fondazione Asti Musei.

“Con la mostra “La canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della natura morta” Asti accoglie un nuovo grande evento legato all’arte. All’inizio del nostro impegno amministrativo l’esposizione di Chagall ha rappresentato la realizzazione di un sogno. Da quel momento ad Asti cambiava l’aspetto della cultura, con un percorso comune tra istituzioni determinate ad ottenere insieme grandi risultati, nella convinzione che la cultura rappresenta il motore principale della crescita sociale, civile ed economica della comunità. É immancabile un ringraziamento alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.
L’importanza di questa rassegna è un’ulteriore dimostrazione della centralità conquistata da Asti nel panorama espositivo nazionale e internazionale. La città è sotto i riflettori non solo per la attrattività della mostra verso il grande pubblico, ma anche per la qualità e il rigore dei contenuti offerti. Natura morta come metafora di vita e simbolo del tempo che fugge. Uno dei generi più antichi della pittura è rivisitato con un prestito eccezionale concesso dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il dipinto intitolato “Canestra di frutta” di Caravaggio. Il grande artista fu il primo a conferire ad un brano di natura ritratto dal vero con folgorante realismo la medesima dignità formale e interpretativa riservata fino allora ai soggetti di figura, o di storia sacra e mitologica. Le altre preziose tele esposte a Palazzo Mazzetti testimoniano il successo di questo quadro e l’influenza dell’artista esercitata sulle generazioni successive” il commento di Maurizio Rasero, Sindaco di Asti.

Ma cosa rappresentano un frutto, un fiore, un animale o un vaso da soli o all’interno di una composizione? Come interpretare una gerbera gialla in primo piano o una composizione di limoni e cipolle? Si tratta soltanto di prove di abilità dei pittori, di immagini puramente decorative, oppure possiamo leggervi enigmi da sciogliere?
La mostra astigiana offre al pubblico un vero e proprio vocabolario in cui ogni frutto, vegetale, oggetto o animale rivela il proprio segreto.
Prima che Caravaggio creasse la sua Canestra, qualsiasi elemento decorativo compariva soprattutto a corredo di una o più figure umane, in posa o alle prese con un’attività legata alla cucina, al mercato o all’agricoltura.
Caravaggio è il primo a cancellare la presenza umana, riservando alla sola frutta raccolta in un canestro il compito di comunicare il messaggio devozionale che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra. In un’epoca fortemente condizionata dalla visione del mondo elaborata dal Concilio di Trento, anche la Canestra si inserisce negli strumenti di conversione elaborati dagli artisti per la Chiesa Cattolica.
Potrebbe infatti risultare assai strano che un Cardinale così colto e raffinato come il Borromeo abbia voluto arricchire la sua collezione con una semplice raccolta di frutti, alcuni anche bacati, distraendo per un attimo le sue attenzioni dalle scene sacre. Ma, in realtà, sono innumerevoli i significati che la Chiesa attribuisce a ciascun frutto presente nella tela caravaggesca: il limone è simbolo di purezza per l’acidità del suo succo; la pesca, composta da polpa, nocciolo e seme è simbolo della Trinità e la forma della sua foglia richiama quella della lingua, invito a pronunciare la verità.
Ma i frutti più pregnanti in questa composizione – tra le immagini più note anche perché ha campeggiato sulla banconota da centomila lire tra il 1994 e il 1998 – sono la mela e l’uva. In primo piano, è visibile sulla mela il foro prodotto da un verme, che destina il frutto alla sua fine precoce, mentre le foglie dell’uva compaiono fresche sulla sinistra e secche a destra. Si tratta di evidenti Memento mori, che Caravaggio esalta con un sapiente uso della luce e della superficie pittorica (le foglie sulla sinistra sono fresche e costellate di rugiada, quelle a destra sono ormai secche, fino a diventare soltanto ombre).
Il successo di questo quadro è talmente immediato da produrre la nascita di un genere, che nella mostra verrà indagato attraverso oltre venti preziose tele prestate da prestigiose collezioni private – come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini – e da vari e importanti musei (dalla Galleria Borghese alla Venaria Reale), esempi significativi appartenenti sia all’iconografia precedente alla Canestra sia dipinti dopo l’apparizione della “fiscella” di Caravaggio.

Come dimostra il Ragazzo con vassoio di susine di Nicolas Régnier, artista che a Roma subisce l’influenza di Caravaggio, all’inizio del Seicento molti artisti si muovono ancora nel solco della tradizione manierista, rielaborando soggetti caravaggeschi come il Ragazzo con canestra di frutta della Galleria Borghese. In questo ambito si colloca anche la Coppia di popolani con natura morta, che proviene dalla scena lombarda, nella quale Caravaggio si forma. Ne è una prova l’opera del pittore bergamasco Bartolomeo Bettera, nei cui dipinti compaiono strumenti musicali impolverati sotto tende sollevate alla maniera di un sipario: un’iconografia che riscuote un particolare successo nel Seicento, come dimostra la Composizione con cesta di frutta e specchio, avvolta da un tappeto, di Francesco Noletti, detto il Maltese.
Sarà però il genio di Caravaggio a irradiare una rivoluzione nelle generazioni successive, tra le quali alcuni artisti diventano veri e propri specialisti del genere, estremamente ricercati dai collezionisti più attenti.
Jan Brueghel Il Giovane, Orsola Maddalena Caccia, Octavianus Monfort sono solo alcuni dei nomi dei pittori che conducono una ricerca quasi esclusivamente dedicata alla Natura Morta, investigando i cambiamenti cromatici e luministici su elementi naturali privi di movimento. C’è sempre un’atmosfera di attesa in queste opere, dove la natura morta in realtà costituisce la soglia tra due momenti in cui la presenza dell’uomo è temporaneamente esclusa.

Una selezione di quadri provenienti da musei pubblici e da prestigiose collezioni private illustrano l’evoluzione del genere, ma soprattutto permettono al pubblico di scoprire tutti i significati nascosti negli elementi dipinti.

La mostra, con il contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.

SCHEDA TECNICA
Titolo
La canestra di Caravaggio.
Segreti ed enigmi della natura morta
Sede
Palazzo Mazzetti
Corso Vittorio Alfieri, 357
14100 – Asti
Date al pubblico
25 novembre 2023 – 7 aprile 2024

Con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura
Realizzata da Fondazione Asti Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Regione Piemonte, Comune di Asti
Con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Torino
In collaborazione con Arthemisia Con il patrocinio di Provincia di Asti

Sponsor: Gruppo Cassa di Risparmio di Asti
Mostra a cura di Costantino D’Orazio
Catalogo Skira

Orario di apertura: Lunedì – domenica 10.00 – 19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti: Intero – Palazzo Mazzetti e collezioni permanenti € 18,00  – Ridotto – Palazzo Mazzetti e collezioni permanenti € 15,00
Ridotto scuola materna, comprensivo di visita guidata € 100,00 a gruppo (fino a 15 alunni) – € 120,00 a gruppo (oltre 15 alunni)
Ridotto scolaresche, comprensivo di visita guidata € 10,00 ad alunno
Ingresso gratuito per insegnanti accompagnatori (max due insegnanti per classe)

Visita giornaliera, appuntamento fisso h 15.00 € 8,00 (tariffa biglietto esclusa)
Visita guidata riservata (fino a 5 persone) € 60,00 tariffa biglietto esclusa (durata 1 h) – € 120,00 tariffa biglietto esclusa (durata 2 h)
Visite guidate gruppi (a partire da 20 persone) € 120,00 a gruppo, tariffa biglietto esclusa
Laboratorio scuola materna € 50,00 a gruppo (fino a 15 alunni) – € 70,00 a gruppo (oltre 15 alunni)
Laboratorio scolastico € 4,00 ad alunno
Laboratorio extrascolastico € 8,00 a bambino (tariffa biglietto esclusa)

Informazioni e prenotazioni
T. +39 0141 530 403
M. +39 388 164 09 15
www.museidiasti.com
info@fondazioneastimusei.it
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
Sito e Hashtag ufficiale
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