A Celle Enomondo celebrata la ricorrenza del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate fotogallery

Domenica scorsa, 5 novembre, a Celle Enomondo si è tenuta la commemorazione del 4 novembre Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.
Nell’occasione il primo cittadino ha consegnato una copia della Costituzione ai quattro neodiciottenni Jacopo, Andrea, Alessia e Elena.


Di seguito riportiamo l’intervento del sindaco Andrea Bovero:
Un caloroso saluto e ben ritrovati a Voi tutti Amici Cellesi, ai cari bambini e ragazzi, al Capogruppo degli Alpini di Celle Carlo Morando, agli amici della sezione degli Alpini di San Giuseppe di Castagnito, ai consiglieri comunali tutti, al Gruppo di Protezione civile di Celle con a capo il Coordinatore Marco Monticone, alla Banda Azzurra con il Maestro Luigi Nosenzo e il Presidente Carlo Bellone, al soprano Elena Canale, alla Biblioteca comunale con le volontarie Chiara Nosenzo e Giulia Gerbi, alla Pro Loco e al suo Presidente Roberto Gatto, a Maria Carla e al gruppo dei bimbi di Catechismo.
In ultimo ma ovviamente non perché è meno importante, anzi….voglio porgere un grande benvenuto e ben ritrovato a Don Severino qui con noi a Celle!!!
Siamo tanto felici caro Don Severino…. da quando sei a Celle ti sei messo subito a completa disposizione della nostra piccola comunità. Te ne siamo grati, lo apprezziamo tanto! Noi nel nostro piccolo cerchiamo di fare altrettanto. Grazie di cuore!
Un grandissimo ringraziamento per essere qui raccolti tutti insieme davanti al nostro Monumento ai Caduti.
Prima di iniziare la celebrazione ci tengo tuttavia a fare 1 minuto di silenzio in omaggio ad un caro e giovane amico, che oggi non c’è più purtroppo… e che tra le varie è stato anche volontario della nostra Protezione Civile comunale, della Proloco e del Comune. Sempre pronto ad aiutare concretamente con la propria presenza quando era ora di organizzare per le iniziative per il Paese. Gli anni scorsi c’eri sempre anche tu qui con Noi caro Fabio….
Ho piacere anche di menzionare un altro caro amico qui presente, Simone Zillocchi, e volontario anche te della Protezione civile, e porgerti ancora le più sentite condoglianze a nome di noi tutti, per la perdita della tua cara Mamma.

Il 4 novembre……
La guerra finì l’11 novembre del ‘18 con la firma da parte della Germania di un umiliante armistizio siglato su un vagone ferroviario. Dopo quattro anni di guerra si contarono 16 milioni di morti e di 20 milioni di feriti e mutilati tra militari e civili. La data della Festa Nazionale del 4 novembre (data della firma dell’armistizio di Villa Giusti nel 1918) venne istituita nel 1919 per festeggiare la vittoria della grande guerra, le Forze Armate e il completamento dell’Unità Nazionale iniziata il secolo prima con il Risorgimento.
600mila morti sono i numeri di una strage, di una “inutile strage”, per utilizzare la definizione di Papa Benedetto XV, poi passata alla storia. 600mila morti furono il prezzo che il nostro Paese pagò alla pace.
LE COSE NON SONO MOLTO CAMBIATE DA ALLORA, DOPO PIÙ DI 100 ANNI OSEREI DIRE CHE SONO RIMASTE QUASI LE STESSE.
Oggi con le guerre ancora in corso in Ucraina e Medio Oriente si adducono le seguenti motivazioni o giustificazioni, sulle guerre del passato:
– i nazionalismi
– le rivendicazioni dei territori e dei popoli,
– il dominare il mondo o perire,
– dividere il mondo tra questo o quello schieramento,
– il diritto di autoproclamarsi giustizieri e portatori di democrazia,
– la corsa agli armamenti: averne sempre in numero maggiore, sempre più potenti, distruttivi, a lunga gittata (dagli anni 50 la costruzione di armi nucleari non si è fermata).
Fatto questo elenco, mi interrogo su quanto diverse oggi siano le motivazioni per una guerra. Sono poi così cambiate rispetto a 100 anni fa? Forse perché in realtà l’animo dell’essere umano nonostante il passare degli anni e dei secoli non è cambiato? È per questo che ancor oggi commette gli stessi errori che ha sempre commesso?
Non possiamo abituarci al dolore, non possiamo abituarci alla violenza, alla sopraffazione, alla morte. Non possiamo assuefarci alla guerra.
Pensavamo di essere una generazione fortunata per non aver vissuto la guerra, ma i conflitti in Ucraina e Medio Oriente ci hanno fatto capire quanto sottile sia la linea che separa la pace dalla guerra, quanto sia vicina e quanto le ricadute possano toccare indirettamente anche noi.
Proprio per questo motivo ho deciso di rivolgere a tutti, ancora una volta, l’invito a costruire tutti i giorni quella parola pace, facendola nostra nella vita di tutti i giorni.
Dobbiamo evitare a tutti i costi futili e sterili discussioni, a volte anche per sciocchezze, che sovente, a causa anche di forti personalismi e/o pregiudizi sfociano nella rabbia, con conseguenze purtroppo degenerative per tutta le collettività, dalle più piccole alle più grandi, fino al punto di arrivare ad una guerra, anche collettiva.
Per favore….teniamoci lontano anche dall’odio fisico, e delle parole che spesso si riversano sui social, anche con atti di bullismo e di violenze contro le donne…
Qualcosa ci dice che possiamo ancora decidere tutti i giorni da che parte vogliamo stare.

Costruire il bene, custodire il ricordo e la memoria perché la nostra storia, i nostri morti, ci riguardano ancora: ciò che siamo oggi è frutto di ciò che siamo stati ed è nelle nostre scelte che possiamo fare la differenza.
Resta ancora una possibilità: scegliere di sperare, scegliere di far sentire la nostra voce di cittadini per far fermare la guerra. E scegliere di costruire la pace. Non una pace che sia figlia della violenza, ma una pace vera, una pace che rispetti i morti e che dia giustizia ai vivi.
Forse non saremo noi a poter cambiare le sorti di quanto sta accadendo, ma di sicuro possiamo scegliere come vogliamo vivere.
Forse non hanno potuto scegliere i nostri caduti, i nostri valorosi eroi che hanno combattuto per darci la possibilità di essere ciò che siamo.
Sono uomini ai quali rinnoviamo la nostra gratitudine, la nostra ammirazione, il nostro sentito e rispettoso omaggio.
Ma soprattutto sono uomini che ci testimoniano che la guerra è sofferenza, distacco, violenza.
I nomi scritti qui sui cippi, ordinatamente rappresentati, sono i nomi di uomini che hanno visto la loro vita interrotta a causa della guerra. Ognuno di loro rappresenta una storia, dei gesti, una vita.
Le forze armate e le associazioni tutte, sono chiamate ANCORA UNA VOLTA ad essere UN FONDAMENTALE presidio a difesa della pace. Un Grazie immenso per il vostro aiuto.
Celebrare questa giornata non significa glorificare la guerra, ma ringraziare chi ha donato la vita per la comunità.
Uno dei Valori Fondamentali oggi da preservare ed in particolar modo da tradurre in azioni, è la Responsabilità di fare di tutto per salvaguardare la pace tra i nostri popoli: a partire dalle nostre piccole o piccolissime comunità. La responsabilità come presa di coscienza, che ognuno di noi ha nei confronti dell’altro.

L’Art. 11 della nostra Costituzione recita:
l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”;
Seminiamo e coltiviamo una cultura che sia espressione di apertura, solidarietà e coesione sociale a partire dalle scuole e dalle nostre famiglie!
Quando guardiamo sventolare il nostro meraviglioso tricolore, anche nei contesti più aspri e complicati, anche nelle ore della più profonda preoccupazione, non cogliamo mai la minaccia di un vessillo bellicoso, ma il baluardo della difesa dei valori di libertà e democrazia. Ci sentiamo protetti. Ci sentiamo a casa.
Io sono convinto che il DOVERE della MEMORIA consista proprio nell’impegno forte di ognuno di noi nelle proprio fare quotidiano affinché il nostro Paese possa rimettersi in cammino e riprendere il giusto passo, permettendo, ma non obbligando i nostri giovani ad andare a cercare fortuna oltre i nostri confini.
Solo così dimostreremo doverosa gratitudine verso chi ci ha preceduto!

E qui mi rivolgo in particolare a Voi, Cari JACOPO, ALESSIA, ELENA E ANDREA.
Il 4 novembre è un salto nel tempo lungo più di un secolo per fare memoria di tutti quei giovani che si trovarono a passare dagli affetti delle proprie famiglie alle trincee. Ma i valori e gli ideali trasmessi da quei giovani molti dei quali persero la vita per l’Unità della Nazione, rimarranno sempre nel nostro cuore
Tra questi giovani ci sono i ragazzi del ’99.
Ne avete sentito parlare?
Pensate che hanno appena diciotto anni, alcuni addirittura sono ancora adolescenti. Sono figli di contadini e artigiani, sbalzati al fronte completamente privi di un’adeguata preparazione. Sono i ragazzi del 1899, l’ultima classe di leva richiamata alle armi per la Prima Guerra Mondiale. I primi contingenti furono chiamati all’inizio del 1917, i giovani finirono in battaglioni di milizia territoriale con un addestramento inadeguato e veloce.
Alcuni combatterono sul Piave e sul Grappa, contribuendo all’indipendenza dell’Italia senza fare mai più ritorno. Decine di migliaia di quei soldati bambini si fermarono sul fronte a Nord-est, intrappolati nelle trincee, pagando con la loro acerba vita quella che veniva considerata allora la vittoria.
Quelle giovani reclute contribuirono alla difensiva delle file sul Piave, del Grappa e del Montello, consentendo la controffensiva italiana nel 1918 con la battaglia di Vittorio Veneto e poi successivamente con la firma dell’armistizio di Villa Giusti da parte degli austro-ungarici.
Così li elogia Armando Diaz, capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale: “io voglio che l’Esercito sappia che i nostri giovani fratelli della classe 1899 hanno mostrato d’essere degni del retaggio di gloria che su loro discende”.
Il ricordo di questi giovanissimi combattenti sopravvive oggi nella nostra memoria popolare. Ebbero l’Encomio dell’Esercito italiano, che poi si commutò in Croce al Valore militare. In molte città italiane, tra cui anche la nostra Asti, ci sono vie o piazze dedicate alla loro memoria.
Ecco perché proprio oggi vogliamo essere qui insieme a voi!

Il primo gennaio 1948 entrava in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana: quei principi che i nostri nonni e bisnonni vollero porre a fondamento dell’Italia repubblicana, libera e democratica e di cui oggi vi doniamo una copia.
Oggi festeggiamo insieme anche la vostra raggiunta “maggiore età”: è un traguardo importante e significativo con il quale diventate per la Repubblica italiana e la Comunità CELLESE persone adulte, cioè libere e responsabili, libere perché responsabili e consapevoli delle vostre scelte e azioni. L’Italia ha bisogno di voi, noi crediamo in Voi: non fate mancare a Celle e all’Italia i VOSTRI valori più importanti:
Il vostro amore, le vostre emozioni, il vostro entusiasmo, i vostri sogni, la vostra intelligenza, la vostra onestà, la vostra voglia di aiutare il prossimo, il vostro rispetto, la vostra voglia di soffrire e credere in un futuro migliore, la vostra passione, la vostra serenità, la vostra gioia, la vostra fiducia, la vostra fede, la vostra determinazione, la vostra perseveranza.
E anche il vostro studio e lavoro!
Con coraggio e responsabilità aiutateci a garantire uno straordinario futuro a questo nostro bel Paese”.
Siete la nostra speranza! Insieme ce la faremo!
Viva i Giovani,
Viva Celle, Viva l’Italia unita!