La sfilata dei Casati del Palio di Cocconato: un viaggio a ritroso nelle atmosfere e nei paesaggi di un tempo fotogallery

Di tutte le iniziative che si tengono durante il Palio di Cocconato, la sfilata dei Casati è sicuramente una delle più entusiasmanti. E’ come fare un viaggio a ritroso, ci si ritrova catapultati nelle atmosfere e nei paesaggi di un tempo, grazie ai personaggi e alle ambientazioni sapientemente ricostruite.
Ogni anno ciascuno dei sette borghi rappresenta un tema diverso, frutto di un’attenta e minuziosa ricerca storica. Il miglior corteo viene premiato da una giuria di esperti.
Mario Averone, storica voce del Palio, illustra temi e significati durante la sfilata.

BORGO TORRE: In Vino Veritas!
Quest’anno il Borgo Torre, oltre ad aggiudicarsi la corsa degli asini, ha vinto anche il primo premio per la sfilata. Il tema scelto è il vino.
Allora come oggi si conoscevano gli effetti benefici di un consumo moderato, tanto più che le scarse condizioni igieniche dell’acqua lo rendevano un toccasana per sconfiggere la proliferazione di batteri.
Le ricorrenze agricole stagionali come la vendemmia, la mietitura, la semina diventavano occasioni di festeggiamenti e di vita comunitaria, benedetti addirittura dalla Chiesa. Tutti i ceti sociali erano coinvolti. “Contadini, donne, nobili, ladroni, schiavi, meretrici e addirittura bambini – spiega Averone – si fondono in una danza di divertimento e goliardia, dove il vino assume soprattutto un aspetto culturale e sociale. Punto di ritrovo è la taverna, dove al lume delle candele si festeggia senza alcuna distinzione il prodotto di Bacco per eccellenza: è così che si intonano i carmina burana, composizioni musicali canzonate dai clerici vagantes, figure liberali ecclesiastiche che riportano nei testi la vita di diletto fatta di piaceri, vizi, sensualità.”

BORGO BRINA: Omne Vivum Ex Ovo, Uova di Struzzo e Albero della Vita
Il secondo classificato, il Borgo Brina, ha indagato sull’origine di due simboli presenti tuttora nella nostra cultura: l’uovo pasquale e l’albero della vita. “L’uovo – racconta Mario Averone mentre procede la sfilata – è stato uno dei primi emblemi religiosi, considerato come un sacro involucro in cui riposa il germe della vita. Nel Medioevo cristiano particolarmente significativo era l’uovo di struzzo, simbolo della rigenerazione dal peccato. Queste uova, che si schiudono grazie al calore del sole e della terra, erano metafora viva dell’uomo penitente che veniva riscaldato dallo sguardo di Dio. Secondo i bestiari medievali, l’uovo di struzzo simboleggiava la nascita da una vergine e per questo nella pittura italiana del ‘400, era accostato alla figura della Madonna.
Un catalogo dei beni del Duomo di Casale Monferrato, redatto nel XV secolo, annoverava un uovo di struzzo che era esposto in sospensione sull’altare maggiore durante le più importanti solennità religiose. Erano proprio i fedeli, probabilmente i più benestanti, ad offrire alle chiese queste particolari uova. Ma, in generale, era l’uovo di qualsiasi natura, a trasformarsi in simbolo di buon auspicio e a entrare nella tradizione pasquale dando origine a varie usanze. A Pasqua si scambiavano uova di volatile benedette in chiesa. L’adozione dell’uovo come simbolo cristiano di rinascita ha dato origine anche ad un altro rito pasquale. Rifacendosi al passo della Genesi in cui è scritto: ‘Il Signore Iddio fece germogliare l’albero della vita in mezzo al giardino’, si iniziavano a decorare rami d’albero secchi con uova, nastri e fiori colorati. Di origine pagana, l’usanza è stata assorbita dalla tradizione cristiana per rappresentare la risurrezione di Gesù. L’albero addobbato è diventato così l’Albero della Vita o di Pasqua”.

BORGO SAN CARLO : Il ritorno e il matrimonio del giovane Conte di Cocconato
Il terzo classificato, il Borgo San Carlo, ha voluto mettere in scena un evento: una festa organizzata dai Signori di Cocconato per il ritorno e il matrimonio del giovane Conte Oberto Ascanio.
“Nella primavera del 1345 – informa Averone – il viceré angioino per l’Italia Settentrionale, Raimondo Reforza d’Agoult, con l’intento di placare la guerra che insanguinava il territorio piemontese tra guelfi e ghibellini, riesce a conquistare Alba e a porre l’assedio al castello di Gamenario, vicino a Santena a sud di Torino, dove si erano rinchiusi i ribelli chieresi, cercando salvezza.
Giovanni II del Monferrato, che era stato posto a capo di una lega anti angioina, insieme a Ottone Duca di Brunswick, sopraggiunse il 22 aprile alle spalle dei francesi, dando così inizio alla battaglia.
Lo scontro fu breve e incerto. I ghibellini ruppero le difese degli assedianti e in poco tempo accerchiarono l’Agoult. Il comandante preferì la morte alla cattura, ma ciò fu un duro colpo per le sue truppe, che si dispersero e la vittoria arrise perciò ai ghibellini monferrini, che recuperarono la fortezza e assestarono un duro colpo al potere di Roberto e Giovanna d’Angiò in Piemonte.
Nella battaglia del Gamenario, a fianco del Marchese del Monferrato Giovanni II combattevano Ottobono e Giovanni, Conti Radicati di Cocconato. Tra i loro cavalieri era presente anche il giovane Oberto Ascanio di Cocconato”.
A sfilare nel corteo sui loro destrieri sono proprio il Conte Oberto con la sua sposa, la Baronessa Eleonora di Refrancore con un gruppo di nobili cavalieri, scorta personale del Conte, accompagnati da sbandieratori, musici e dal popolo festante che danza e canta al suono delle cornamuse, dei tamburi, dei bodhran e dei cimbali.

COLLINE MAGRE: Prodi, Eroine e la Fontana della Giovinezza
Ispirandosi a Le ChevalierErrant, uno dei più importanti testi cavallereschi medievali scritto da Tommaso III di Saluzzo nell’ultima decade del Trecento, le Colline Magre hanno preso spunto dal ciclo pittorico che Valerano di Saluzzo della Manta, figlio di Tommaso III, commissionò ad un anonimo Maestro della Manta in memoria del padre, per decorare la sala baronale del castello.
In particolare le Colline Magre hanno rappresentato in sfilata i Nove Prodi, le Nove Eroine e la Fontana della Giovinezza.
“I Nove Prodi rappresentano le diverse connotazioni del perfetto Cavaliere – spiega Mario Averone -; ciascuno di essi, infatti, in modo diverso, procurò gloria e onore alla propria nazione e si distinse per la sua capacità di uomo d’arme. Sono uomini la cui figura rappresenta la forza, il coraggio, la saggezza, si mostrano come portavoce di valori e virtù orientate al bene e alla giustizia. Rappresentati dai colori distintivi del borgo, il giallo e il verde, essi rispondono ai nomi di: Ettore, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo, Re Artù, Carlo Magno, Goffredo di Buglione.
Alla fine del Trecento l’idea di guerra iniziò ad evolversi e il concetto ‘maschilista’ di cavalleria iniziò di conseguenza a decadere, tanto a livello letterario quanto sociale. La cavalleria reagì al declino rifugiandosi nella fantasia e nel sogno, con una fuga dalla realtà che permise alla donna di avere un ruolo più attivo e di partecipare come protagonista e non più da semplice gregaria. Il Cavaliere Errante incontra quindi nel suo viaggio Nove Eroine, donne capaci di farsi valere e distinguersi in epoche a loro avverse: Delfine, Sinope, Ippolita, Seramide, Etiope, Lampeto, Tomiri, Teuca, Pentesilea.
A conclusione del corteo, l’incontro con il Tempo che passa mediante la rappresentazione della Fontana della Giovinezza. Ormai vecchio e amaramente consapevole della caducità delle glorie terrene, il Cavaliere Errante incontra una varia umanità di personaggi, popolani, borghesi e prelati che, dopo l’incontro con una misteriosa fonte, si allontanano in frivola compagnia festeggiando dopo aver recuperato la giovinezza e i sensi. Altri, invece, si trascinano affannosamente verso la leggendaria sorgente simbolo di immortalità e di eterna gioventù, capace di donare nuovamente giovinezza e vigore”.

BORGO MORANSENGO: Iris… Simbolo di Vittoria
L’iris in tutti i suoi significati, storici, simbolici e mitologici, è il tema rappresentato nella sfilata del Borgo di Moransengo.
“Il nome scientifico IRIS è di origine antichissima, – racconta Averone – nelle sue molte accezioni riveste tantissimi significati, che si intrecciano con la mitologia, la religione, l’arte e i sogni.
L’iris fu chiamato in questo modo proprio perché la sua vasta gamma di colori disponibili in natura ricorda quelli dell’arcobaleno; il significato mitologico va fatto risalire alla dea greca Iris, giovane donna alata che su vesti svolazzanti attraversava gli arcobaleni del cielo per consegnare i messaggi degli dei agli uomini. I fiori furono nominati per onorare la dea e per portare fortuna sulla terra.
Nella Cristianità, la sua forma viene legata al mistero della Trinità nella quale troviamo ricorrente il numero 3 che rimanda al simbolo stesso, motivo per cui l’iconografia Cristiana ha assunto questo fiore come simbolo di: fede (croce), coraggio (spada) e di saggezza (libro).
Una leggenda narra che il fiore ritratto sullo stemma dei re di Francia rappresenti un iris: la nascita di questo simbolo va fatto risalire a Luigi VII (detto Luigi il Giovane) della dinastia dei Capetingi dopo essere sopravvissuto ad un’imboscata da parte di vassalli infedeli. Quando ormai accerchiato, pensava che tutto fosse perduto, vide guardando il fiume davanti a sé in un punto sulla riva un iris fiorito che spuntava in mezzo all’acqua, intuendo così che il guado in quel punto era possibile. Si lanciò nel fiume, rompendo l’accerchiamento e mettendo in salvo se stesso e le sue truppe. In ricordo di questo episodio l’iris divenne l’emblema del suo regno. Decise di celebrarlo come ‘talismano’ negli scudi dei soldati in campo di battaglia. Inoltre la foglia dell’iris ha una forma molto simile ad una spada: ecco quindi che evoca figurativamente le virtù guerriere.
L’iris è presente nel 14° arcano maggiore dei Tarocchi: la ‘Temperanza’ dove evoca l’amore, la rinascita, la protezione.
I colori dei suoi petali hanno un preciso significato: il giallo simboleggia l’amore passionale; il blu la fede e la speranza, il viola la saggezza, il bianco la purezza.
Questo fiore rappresenta la speranza, la buona novella, il buon auspicio per il futuro e la possibilità di attraversare un periodo positivo dopo tante difficoltà. Il messaggio che custodisce l’iris è: TORNA LA PACE TRA NOI, si dice che sia una pianta che dona forza e allontana le malattie…
L’iris nel Medioevo era il simbolo di regalità e di vittoria per eccellenza (riferimento al 50° Palio).
Proprio per celebrare la vittoria del penultimo Palio a Moransengo esiste una collina ricoperta di iris, anche in ricordo delle dure battaglie vinte nel Medioevo dagli abitanti del piccolo paese”.

BORGO AIRALI: I Passatempi dei Nobili nel Medioevo
ll Borgo Airali ha scelto di rappresentare varie scene riguardanti alcuni dei passatempi più diffusi dei nobili del Medioevo.
“Quando i nobili – spiega lo speaker del Palio – erano liberi da obblighi e preoccupazioni dovute soprattutto alle guerre, si dilettavano nella caccia, nell’equitazione, nei giochi d’arme e nei giochi da tavolo.
Uno dei giochi da tavolo più diffuso era il gioco degli scacchi, che fece la prima apparizione ufficiale in Europa nel 1008, quando un conte della Catalogna, Ermengol I, lasciò ad una chiesa i pezzi da lui posseduti.
Nella scena successiva abbiamo un gruppo di arcieri che partono per una battuta di caccia.
A queste battute seguivano banchetti che duravano anche vari giorni, le donne si occupavano della cucina, di procurare il legname, di allietare le serate.
Segue nel corteo il Cavaliere, vincitore di molti tornei, con i suoi scudieri, alcuni molto giovani.
Le giovani dame mostrano i tre colori del borgo, il blu che simboleggia l’abbondanza di acqua, il rosso rappresenta il colore della terra fertile e il giallo è il colore del grano raccolto.
Concludono il corteo i Signori del borgo e l’asinello”.

TUFFO: Il Borgo che Verrà
Tuffo pone l’accento sul ricambio generazionale e sulla necessità di lasciare il testimone al ‘Borgo Tuffo che verrà’. Protagonisti della sfilata, infatti, sono bambini e ragazzi, tutti giovanissimi, e raccontano un evento del 1292. Al tempo il feudo di Cocconato si trovava in mezzo a tre grandi fuochi: i Savoia, Monferrato e Asti, tutti con smanie di espansione e costantemente in guerra tra loro. Il Conte Uberto Radicati, al cospetto dell’Imperatore, riesce a firmare un trattato di pace che apre un lungo periodo di tregua. Per questo motivo a Cocconato si festeggia per tre lunghi giorni. La festa è il tema della sfilata.
La descrizione: “Il corteo storico inizia con il gonfalone a cavallo seguito dai Signori di Tuffo. Aprono la sfilata giovani musici e sbandieratori ad annunciare una giovane damigella che esibisce una zolla di tufo adagiata su un cuscino, a rappresentare le terre del Monferrato.
Seguono le bambine del Borgo con ghirlande di edera e festoni decorativi, poi le damigelle del Feudo in atteggiamento festoso. Giovani nobili portano bandiere e stendardi raffiguranti l’Olmo, simbolo del Borgo, ed annunciano le dame recanti in mano arbusti rappresentativi del territorio, con l’intento di portare un augurio di pace e serenità alle nuove generazioni.
Chiude il corteo l’asinello del Borgo Tuffo con i corridori”.

Daniela Laganà