Lettere al direttore

Vittoria Briccarello (Uniti si può Asti) interviene su Fondazione Asti Musei e il Museo Paleontologico

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Vittoria Briccarello, consigliera comunale di minoranza (Uniti Si Può).


A pochi giorni dall’inaugurazione della sua nuova mostra, avvenuta lo scorso 15 settembre, il museo Paleontologico Asti rischia di perdere nuovamente la fruibilità delle proprie collezione civiche.

È infatti di pochi giorni fa la scelta (non da tutti approvata) di lasciar che la Fondazione privata Asti Musei acquisisca anche il museo paleontologico. Una scelta che, seppur reduce di quella ormai longeva e snaturata idea di voler creare un sistema musei cittadini pubblico, comporterebbe l’ennesimo depauperamento culturale cittadino.

Partiamo dal principio, ovvero dall’analisi della bozza di convenzione standard imposta ai musei che entrano a farne parte. La convenzione non tiene conto della specificità del museo paleontologico, eccellenza del territorio, e che è strettamente legato al parco paleontologico di Valle Andona, entrambe le realtà, incentrate sui fossili e sull’archeologia preistorica, dipendono dall’Ente Paleontologico, così come cita la legge 19 dell’ente parchi. Separare le due realtà, spesso godute da turisti e appassionati lo stesso giorno con visite guidate, per collocarne una sotto la Fondazione privata vuol dire sia snaturarne l’equilibrio sia andar contro a una legge regionale a tutela della conservazione dei siti e delle collezioni.

Sempre nella convenzione si parla di ‘consegna’ alla Fondazione del materiale, il che crea un’enorme ambiguità in quanto il materiale che pertiene il paleontologico consta per lo più in reperti di studio presenti nei magazzini e dati in ‘affido’ da musei esterni, faccio riferimento ad esempio alle 180 casse proveniente dal museo di Torino.

La situazione si aggrava nel momento in cui si parla del personale che attualmente lavora per l’ente parchi, ovvero studiosi e ricercatori formati e operativi nel settore da anni: per loro la Fondazione si riserva di decidere se concedere o meno il loro trasferimento nel museo qualora da essa inglobato. Ma a sostituirli chi ci sarà? Dov’è il personale formato in paleontologia in grado di gestire il museo e di portare avanti, ad esempio, i laboratori didattici?
È proprio in merito a quest’ultimi, la Fondazione, appropriandosi di tutti gli introiti del museo si approprierebbe anche degli introiti dell’attività didattica, lasciando l’ente parchi completamente privo di questa entrata fondamentale per la sua esistenza.

Vi sarebbe poi un ragionamento, da noi già più volte portato avanti, sulla natura confusionaria della Fondazione Asti Musei, una creatura di fatto acefala, priva di direttore, che utilizza convenzioni standardizzate anche laddove i musei e le collezioni meriterebbero uno studio e una analisi ben più approfondita.

Quale sarebbe il guadagno per il comune di Asti e per la vita culturale della città? In questo caso è davvero difficile capirlo.

Noi rimaniamo in attesa quantomeno di una nuova convenzione che tenga presente della centralità dell’organismo museo-parco nel territorio astigiano, e nel mentre aspettiamo ancora che torni al museo il milione di euro destinati alla chiesa del Gesù e che il Comune ha invece indirizzato al restauro di Palazzo Ottolenghi, realtà ormai privatizzata e di gestione della Fondazione.

Vittoria Briccarello
Uniti Si Può