La storia dell’enomeccanica di Canelli in un libro di Fulvio Lavina e Giuseppe Billella

Masino Culasso aveva la seconda elementare, la prospettiva di fare il contadino nella Langa della Malora, ma divenne uno dei più importanti costruttori di macchine riempitrici per il vino; Sirio Aliberti ha avuto una vita avventurosa tra Francia e Africa, ma tornato a Canelli ha smesso di fare il fabbro e ha inventato il primo pastorizzatore per spumanti; e ancora Giuseppe Robino e Agostino Galandrino, Pietro Cavagnino e Antonio Gatti.

Sono i pionieri che hanno inventato l’industria enomeccanica di Canelli e sono i protagonisti del volume “Gli uomini e le donne che fecero l’impresa di Canelli” di Fulvio Lavina e Giuseppe Billella (edizioni Fabiano, 151 pagine, 15 euro), che sarà presentato dagli autori stessi moderati da Vanni Caratto, caposervizio Economia Tgr Piemonte, sabato 23 settembre alle 10,30, alla Foresteria Cantine Bosca a Canelli (via G.B. Giuliani 23).

Se Canelli è stata fino a qualche la Capitale dello spumante (qui nel 1865 Carlo Gancia “inventò” le prime bollicine italiane), oggi lo è indubbiamente dell’enomeccanica, cioè di quell’industria che si occupa del confezionamento delle bottiglie di vino. La macchine che escono dalle aziende di Canelli e dintorni oggi raggiungono i mercati di mezzo mondo, dall’Australia al Messico, dall’Europa all’Africa fino al Giappone. Un giro d’affari che supera gli 800 milioni di euro e una clientela che dalle cantine si è allargata ai prodotti per la pulizia, la cosmesi, gli oleifici e tanto altro ancora.

Qui, sulle sponde del Belbo e tra le colline del Moscato che per Pavese erano la “porta del mondo”, si sono incrociate storie che hanno fatto la Storia. Uomini e donne che, forti solo della propria laboriosità e ingegno, hanno creato qualcosa che prima non c’era, facendolo diventare un brand internazionale. Le tante cantine, nate dopo la Gancia, per poter funzionare e crescere al meglio, hanno avuto bisogno di attrezzature, macchinari, impianti. Nasce così l’industria enomeccanica, prima in piccole officine, poi in stabilimenti via via sempre più grandi e moderni. Le storie degli uomini e donne che fecero l’impresa (enomeccanica) di Canelli sono raccontate attraverso le testimonianze e i ricordi di chi ha lavorato con loro e li ha conosciuti e spesso sono gli stessi protagonisti a parlare in prima persona. Il tutto corredato da un’ampia sezione fotografica e di storie dimenticate come quella del tecnico Omecc che perse la vita in un incidente aereo.

A inquadrare questa galleria di personaggi, l’analisi storica di Sergio Bobbio, quella socio-economica di Oscar Bielli che da sindaco quasi 30 anni fa ebbe l’intuizione di avviare il Distretto dell’enomeccanica e la testimonianza di una imprenditrice, Antonella Bocchino, donna della grappa che racconta come le nuove tecnologie rivoluzionarono il modo di fare impresa. Un capitolo è riservato all’indotto: sugherifici e i bottai che a Canelli ebbero uno sviluppo fiorente.

Gli autori
Fulvio Lavina – Giornalista dal 1981, fino al 2021 ha lavorato a La Stampa, con incarichi tra Asti (dove è stato responsabile della redazione) e Torino. In precedenza aveva lavorato e collaborato con radio e settimanali locali. Attualmente è collaboratore della rivista di Storia e storie “Astigiani” e da settembre 2022 è direttore del settimanale La Nuova Provincia.

Giuseppe Billella – Dopo il servizio militare ha trovato lavoro in città, inserendosi nella vita sociale e per oltre quaranta anni nella pubblicità con la mitica Radio Vega. Ha organizzato numerosi eventi benefici a favore delle associazioni di volontariato canellesi.

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