Dall’Astigiano agli scavi libici di Misurata, il ricordo dell’archeologa Enrica Fiandra

Una vita intensa, costellata dalla passione per la ricerca, la storia, i dettagli certosini e dalla determinazione che l’ha sempre accompagnata in ogni avventura professionale. Enrica Fiandra (1926-2020), architetto, archeologa di fama internazionale, ex ispettore del Ministero dei Beni Culturali, esperta di storia locale (importanti, tra gli altri, gli approfondimenti sui solai in gesso decorati nelle cascine del Monferrato), ha vissuto un’esistenza ricca di emozioni e di soddisfazioni, grazie a un mestiere costruito giorno per giorno, con sacrificio e amore. Da sempre legata alla sua Bagnasco, frazione di Montafia, luogo di residenza e sede del Ciraas (Centro Internazionale di Ricerche Archeologiche Antropologiche e Storiche).

Laureata al Politecnico di Torino con un bagaglio di esperienze all’estero, partite nel 1955 come collaboratrice della direzione della Scuola Archeologica di Atene; proseguite, nel tempo, a Creta con il compito di dirigere l’attività degli scavi del sito. Davvero molti gli incarichi professionali e le ricerche a livello mondiale. Tra le quali, quelle in Turchia e in Medio Oriente, dove si è concentrata sullo studio delle cretule, ovvero pezzi d’argilla decorata, diffusi nell’antichità nell’area. Dopo anni di studi riuscì a comprendere che gli oggetti venivano utilizzati tra il quarto e il primo millennio a.C. come primi strumenti di contabilità delle merci di magazzino di palazzi e templi. Ha saputo andare oltre i limiti di un mondo professionale prettamente maschile, affermandosi come donna nell’ambito della ricerca archeologica. Ha dato prova di essere all’altezza di ogni situazione.

Enrica Fiandra
Lo scavo archeologico in Libia, di Leptis Magna.

Carattere forte, anticonformista, con spirito d’intraprendenza, è stata la prima donna a essere nominata Ispettrice ai Monumenti d’Italia. Interessante approfondire il racconto legato al lavoro che le fu affidato durante la missione italiana in Libia, attraverso una mia intervista-incontro a Enrica Fiandra nel febbraio 2012. Lo scavo archeologico del porto della città libica di Leptis Magna iniziò nel 1964. Da allora sono stati rinvenuti reperti preziosi, portando alla luce il Tempio Flavio, d’epoca romana, insabbiato dal tempo. Un lavoro meticoloso, condotto dalla missione italiana, con l’appoggio della Libia, attraverso il Ciraas, creato nel ‘91 da Fiandra, per salvare lo scavo. La missione “Tempio Flavio” fu impegnativa, partita all’epoca di Re Idris con l’aiuto dell’Università di Perugia. Nel 1969, in seguito al colpo di stato di Gheddafi la missione fu interrotta.

“Nel 1978 – raccontava l’archeologa di Bagnasco – convinsi i ministeri italiani dei Beni Culturali e degli Esteri a riaprire. Il lavoro ripartì con finanziamenti del governo fino agli Anni Ottanta”. L’intraprendenza della studiosa ha salvato il lavoro fino a quel momento compiuto grazie anche all’aiuto della Libia che ha sempre dato ospitalità agli archeologi e, che per anni, ha fornito gli operai per il sito. “Dopo le vicende del 2011 della crisi dello stato libico, diretto dal colonnello Gheddafi, con il successivo intervento dell’Onu – spiegava Fiandra – i lavori a Leptis Magna continuarono secondo il loro normale iter”. Proseguiva :“Fin dall’apertura della missione, la Libia ha sempre sostenuto il nostro lavoro. Un popolo dalla mentalità molto aperta. Noi italiani siamo per loro amici. Sono molto riconoscenti. Per esempio, nell’88 con l’embargo americano, la missione sarebbe sicuramente morta di fame se i libici non ci avessero aiutato”.

Il sito di Leptis Magna ha fatto emergere i primi insediamenti aglabiti, popolazione di origine orientale, che nell’anno 1000 occuparono i ruderi del Tempio Flavio (93-94 d.C.). Un vero e proprio tesoro nascosto. Enrica Fiandra, nel suo racconto, ricordava l’ultima volta che mise piede in Libia e conobbe Gheddafi in una situazione rocambolesca.
“Era il 2009 – spiegava l’archeologa -. L’occasione fu la festa dei 40 anni dello stato del raiss e la posa della prima pietra dell’autostrada costiera a Misurata, a 120 chilometri da Tripoli. Alla cerimonia era presente anche il premier italiano Silvio Berlusconi”. Durante l’inaugurazione, Fiandra, presente tra il pubblico, riuscì con intraprendenza a oltrepassare i controlli e i cordoni militari. I riflettori erano tutti puntati sul muratore per la messa in opera. L’archeologa, attirò l’attenzione dell’operaio facendogli notare che la calce si stava seccando. “In arabo – proseguiva Fiandra – gli ho spiegato come fare con alcuni dritte del mestiere. In seguito al particolare episodio, venni invitata personalmente a conoscere i due capi di stato con una piacevole conversazione sulla mia missione a Leptis Magna”. “Ho passato talmente tanto tempo in Libia – concludeva l’architetto – che ho ancora molti amici. Come Daud Hallaq, stimato antropologo di Cirene. Leptis Magna è un po’ come Bagnasco: sembra di essere a casa”.

Marina Rissone


Nella foto di copertina, Enrica Fiandra a sinistra con una sua collaboratrice agli scavi.