Il Tri-Angolo di Fabio Mengozzi: Ho ascoltato un robot suonare il pianoforte

Quarto appuntamento del 2023 con la rubrica mensile che arricchisce le proposte per i lettori di Atnews.it.

Ho ascoltato un robot suonare il pianoforte

Di recente navigando sul web mi sono imbattuto in un robot umanoide che suonava il pianoforte. Ero già a conoscenza dell’esistenza di questo genere di macchine, robot che suonano, cantano, dirigono orchestre e compongono e l’opinione formatasi in me è piuttosto chiara: non solo trovo dal punto di vista artistico del tutto artificiale e non appagante il risultato di questi esperimenti, ma da musicista continuo a domandarmi quale possa essere l’utilità di tali presunte innovazioni.

Credo sia importante notare che, ancor prima di giungere al fruitore e soddisfarne le aspettative, l’arte possiede un’altra funzione: quella di elevare coloro che la praticano. Per un artista l’atto creativo può infatti equivalere ad un trampolino di lancio verso l’infinito. Sottrarre all’uomo la pratica dell’arte affidandola ad un automa significa dunque negare all’uomo l’accesso al mondo della bellezza e vanificare una occasione di crescita personale e spirituale. Negli ultimi decenni abbiamo assistito all’inesorabile avanzata di un progresso tecnologico che, seppur contribuendo a facilitare molte azioni della nostra vita, si porta appresso anche implicazioni che dovrebbero allarmarci.

La macchina, qualora adoperata senza i freni dell’etica e – mi si consenta l’azzardo di questo termine – senza “Amore” per il prossimo, rischia di minare la nostra natura di esseri umani e persino trascinarci verso lo smarrimento del senso stesso della nostra vita. Nell’ingenuo compiacerci del proliferare di androidi, robot, dispositivi artificialmente intelligenti e di tutto ciò che è programmabile con un algoritmo, abbiamo probabilmente sottostimato il ruolo rivestito dal programmatore, ovvero l’uomo. Ed è invece proprio l’uomo a fare qui la differenza. Le macchine sono oggetti capaci di salvare vite ma anche di distruggerle, proprio come avviene se quel coltello che usiamo per tagliare una bistecca viene brandito per pugnalare qualcuno.

Nel caso dei computer e dei robot siamo noi, esseri umani, a decidere quali istruzioni fornire alle nostre invenzioni; così, una volta imposto, le macchine eseguiranno il comando per cui sono state programmate, anche se va rammentato che sono stati lanciati inquietanti allarmi riguardo la possibilità che essa in futuro possa addirittura emanciparsi ed autonomamente iniziare ad operare, sfuggendo al comando ed al controllo umano.

Sin da bambino ho trascorso intere giornate immerso nell’estasi della musica ed essa mi ha ripagato confermandomi “essere umano”: un messaggio di bellezza che ho avvertito l’esigenza di trasmettere alle nuove generazioni, affiancando alla mia attività di compositore e pianista anche quella di insegnante. Ed è proprio quest’esperienza accanto ai ragazzi che mi ha convinto che mai nessuna macchina potrà sostituire la relazione fra docente e allievo perché quel sorriso, quegli occhi, i feedback delle parole dette e persino di quelle non dette, sono l’essenza dell’insegnamento. Questo è il motivo, umano, per cui qualora un giorno remoto si raggiungesse un progresso così avanzato da rendere la tecnologia in grado di realmente soppiantare l’essere umano e privarci di quegli occhi e di quei sorrisi, semplicemente non la si dovrebbe utilizzare.

Fabio Mengozzi

“Il Tri-angolo di Mengozzi” prende spunto da un intervento sul nostro quotidiano del musicista astigiano di fama internazionale Fabio Mengozzi, compositore, pianista, direttore d’orchestra e docente di musica, in seguito ai fatti di Corinaldo (clicca QUI).

L’obiettivo della rubrica è quello, sempre nel massimo rispetto delle scelte musicali di tutti, di fornire con nozioni semplici un punto di vista alternativo da quello che offrono ogni giorno i media, di educare ed indirizzare i giovani alla musica profonda, spirituale, in modo da ampliare le possibilità di scelta nell’ascolto della musica.