Lettere al direttore

Prendiamoci Cura di Asti: “L’Amministrazione come intende dare risposta all’emergenza abitativa?”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Gruppo Prendiamoci Cura di Asti


Oggi un sempre maggior numero di persone, a causa di eventi negativi, rischia di scivolare verso la povertà estrema e la grave marginalità sociale: secondo l’ISTAT nel 2021 poco più di un quarto della popolazione italiana (25.4%) era a rischio povertà o esclusione sociale e nulla porta a pensare che questo dato possa essere in miglioramento.

Tra questi bisogni certamente quello di una dimora dignitosa risulta prioritario. A questo proposito la legge italiana impedisce che le persone possano rimanere prive di abitazione poiché il diritto sociale all’abitazione è collocabile fra i diritti inviolabili dell’uomo. Il principio di eguaglianza ex art. 3 della Costituzione è inderogabile, per cui il diritto all’abitazione ha primaria importanza in quanto diritto dell’esistenza che non può essere condizionabile, e non può essere negato proprio ai soggetti più deboli, non solo economicamente.

Lo Stato però da molti anni non costruisce Case per l’Edilizia Popolare e per tale motivo l’Edilizia Residenziale Pubblica riesce attualmente a soddisfare in misura minima, su tutto il territorio nazionale, il bisogno.

A livello locale la situazione è del tutto simile:
Asti è Comune definito ad alta tensione abitativa ed avrebbe pertanto la possibilità di destinare una quota del 50% degli alloggi ERP che si rendano disponibili su base annua per le situazioni di emergenza ma la sproporzione tra l’offerta minima e la lunghissima lista di richiedenti aventi diritto (600 nuclei familiari in lista d’attesa?) rende difficilmente fruibile e comunque poco incisiva tale opzione.

Il risultato è che l’emergenza abitativa diventa abituale e situazioni contingenti (sgombero di Via Gancia – nella foto NdR -, sfratto di C.so Casale) determinano un’affannata ricerca di soluzioni, sempre provvisorie, da parte dei Servizi Sociali, cui si affiancano sovente la Chiesa ed il volontariato per contenere in qualche misura il disagio. Tale contributo non può e non deve in alcun modo sostituire l’esistenza di un sistema organizzato professionalmente ed adeguatamente programmato di servizi.

Al volontariato non si può chiedere di assumersi la responsabilità di gestire, senza coinvolgimento attivo del settore pubblico, la tutela permanente e continuativa di diritti fondamentali delle persone, garantiti costituzionalmente.

Ci chiediamo pertanto: Qual è il programma di contrasto alla povertà di cui si è dotata l’Amministrazione? Come si intendono recuperare gli immobili abbandonati, pubblici e privati indispensabili per dare risposta all’emergenza abitativa? Perché non si è dato seguito all’esperienza dell’Osservatorio sull’abitare, luogo di confronto tra operatori che si occupano del problema per trovare soluzioni?

Adoperarsi per fornire un rifugio decoroso a tutte le persone che ne hanno bisogno e non lo possono ottenere deve essere compito prioritario di ogni Amministrazione Comunale e dell’intera Comunità.

I Consiglieri Paolo Crivelli, Roberto Migliasso, Valter Saracco