“Niente più scuse, adesione alla rete RE.A.DY. subito!”

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa della consigliera di Uniti si Può Vittoria Briccarello, che in qualità anche di membro di Asti Pride, membro della Commissione Cultura ed esponente della  comunità LGBTQIA+ di Asti, ha presentato una interpellanza in merito alla recente istituzione del premio letterario per esortare l’Amministrazione ad aderire alla rete RE.A.DY.


Il Comune di Asti, in vista del 17 maggio, la giornata internazionale di prevenzione all’omobiatransfobia, ha indetto un concorso letterario a premi, dal nome “LGBTQIA+ Città di Asti” con l’obiettivo, a detta dell’Assessore alla Cultura Paride Canderalesi che se ne è fatto portavoce, di sensibilizzare “ai temi dell’omosessualità e della lotta per la parità dei diritti”.
Fine, devo dire, alquanto nobile, e che, vista la totale mancanza di comunicazione dell’istituzione del premio (e di modalità di scelta della giuria) alle associazioni competenti, ha stupito non poco chi di diritti 
civili ad Asti si occupa concretamente da anni.
Ma perché stupito?
L’amministrazione attuale, che è la stessa del quinquennio passato, ha respinto più di una volta l’adesione gratuita del Comune alla Rete Ready, ovvero la rete nazione di prevenzione all’omobiatransfobia.


L’adesione alla Rete Ready, di cui fanno parte centinaia di città ed enti in Italia, avrebbe consentito di fatto, al Comune, di entrare a far parte concretamente dell’unico sistema nazionale virtuoso e gratuito atto a debellare le violenze per orientamento sessuale e identità di genere. Si tratta quindi della stessa Amministrazione che oggi indice un premio letterario, accompagnandolo con un regolamento dalla stesura alquanto superficiale (ad esempio l’utilizzo perenne del maschile non inclusivo)?


La stessa amministrazione, tra l’altro, il cui ex vicesindaco attualmente diventato parlamentare con il sostegno dell’intera giunta parlava dell’identità di genere come di un “capriccio”, e sempre la stessa amministrazione che ha da poco sostenuto la candidatura di Gianfranco Imerito al Consiglio della Fondazione Asti Musei, lo stesso che definiva gli omosessuali partecipanti al pride come “facinorosi violenti”.


Ora, per quanto immagino che 8000 persone che si sono riversate nelle strade senza nemmeno buttare per terra una cartaccia, abbiano potuto dissuadere assessori vari dal fatto che si trattasse di un’orda violenta in abito arcobaleno, temo non sia bastato a muovere l’asse dell’amministrazione sull’adozione di politiche davvero friendly e inclusive.


Qualche esempio?
Non si parla MAI di carriera alias negli uffici comunali o nelle scuole, il Comune non partecipa, sostiene o patrocina i laboratori scolastici a prevenzione del bullismo omobiatransfobico, il Sindaco continua a definire i pride come “gay” pride, forse dimenticandosi dell’esistenza di orientamenti sessuali differenti.


Subentra inoltre un aspetto ben più grave: la mancata convocazione della Commissione Cultura, non ritenuta necessaria nel momento in cui si è elaborato il concorso.


Ora che io mi metta a sostenere che, prima di indire un premio letterario definiamolo “lgbtqia+” occorra convocare la Commissione presieduta da Fratelli d’Italia potrebbe sembrare quanto meno paradossale.
E invece no.
Invece sarebbe semplicemente corretto da parte dell’Assessore alla Cultura e rientrerebbe nel buon funzionamento del Consiglio Comunale che il Presidente dello stesso ha il compito di garantire.


L’istituzione di un premio letterario, sempre nobile e in questo caso inaspettatamente inclusivo, almeno in apparenza, dev’essere trattato o quanto meno comunicato alla Commissione Cultura, così come dovrebbe essere reso noto il bando o almeno le modalità di selezione della giuria, così come dovrebbe essere discussa assieme l’erogazione di fondi cittadini destinati a chi il premio lo vincerà.
Questo per due motivi, il primo è che alle Commissioni compete quel ruolo democratico di confronto a supporto della giunta essendo queste terreno di dialogo tra lə cittadinə, il Consiglio e l’Amministrazione, il secondo è che, come in tutte le cose, un premio letterario, una rassegna culturale, un concorso a premi, nel momento in cui riguarda erogazione di fondi pubblici, dovrebbe seguire un iter di confronto, qui venuto completamente a meno.


Non vorrei essere fraintesa però, l’idea che un’intera giunta di centro destra, con una parte di Fratelli d’Italia molto forte, abbia all’unisono indetto un concorso a premi per i diritti delle persone lgbtqia+, è sicuramente indicativo del vento che cambia. Vento che cambia per loro, non per noi che dalla parte dei diritti ci siamo sempre stati e state.


A questa vicenda a cui mancano numerosi tasselli manca anche il più importante ovvero capire se il vento cambia anche per chi ogni giorno subisce violenza, bullismo, e aggressioni.


Il Comune ora quindi non ha più scuse, indetta la competizione a premi, prevista l’erogazione di denaro pubblico, convinti Fratelli d’Italia e Lega che, a livello nazionale, non brillano per l’inclusività lgbtqia+, non può tirarsi indietro dal primo vero unico passo concreto da compiere: l’adesione GRATUITA alla Rete Ready.
Buon 17 maggio.

Vittoria Briccarello