La triste sorte del Centro Diurno del Maina. Ospiti lasciati a casa e operatori che cercano in proprio un’altra sistemazione

Il Centro ha chiuso e gli ospiti, affetti da patologie neurodegenerative, sono stati lasciati in carico alle famiglie da un giorno all'altro. Una soluzione sembra ancora lontana

Un piccolo, grande dramma nella triste storia della Casa di Riposo Città di Asti. All’interno della struttura di via Bocca, chiusa lo scorso 31 dicembre, sorgeva anche il Ce.Di.Co., il Centro Diurno Integrato, un servizio rivolto alle persone affette dal Morbo di Alzheimer e da altre sindromi neurodegenerative.

Si trattava di un servizio unico sul territorio cittadino, pensato sia per alleggerire le famiglie durante la giornata dall’assistenza di patologie spesso faticose e complicate nella loro gestione, sia per mantenere negli ospiti un discreto grado di autonomia con terapie di riabilitazione cognitiva. Il servizio andava a prendere gli ospiti presso il proprio domicilio al mattino e li riaccompagnava a casa nel tardo pomeriggio.

Con la chiusura della Casa di Riposo Città di Asti, come ci racconta Daniela Braccini, operatrice socio sanitaria che operava nel Centro Diurno insieme alla collega Maria Cerra e alla responsabile del servizio Eleonora Sitzia, questo servizio è venuto meno da un giorno all’altro. “Abbiamo chiuso il centro a fine anno senza nessuna prospettiva e senza nessuna notizia da comunicare ai familiari dei nostri ospiti. Familiari che da un giorno all’altro si sono ritrovati a casa i propri cari, con situazioni a volte complesse e difficili da gestire, proprio per il tipo di patologia da cui sono affetti”.

Il Centro Diurno per gli ospiti che lo frequentavano (attualmente una decina, ma in epoca di pre – pandemia si era arrivati anche ad una trentina di utenti) era diventato per loro una seconda casa e anche con i parenti si è era instaurato un rapporto famigliare. “Molti ci chiamano dicendo di sentirsi abbandonati. Per molti di loro ritrovarsi ad avere in carico 24 ore su 24 una persona affetta da problemi di demenza o neurologici vuol dire non avere più il tempo nemmeno per fare la spesa”.

Le lavoratrici del Centro Diurno si sono messe in cerca, per proprio conto, di un’altra struttura che potesse ospitare il servizio, rivolgendosi ad altre RSA, ma per il momento non è arrivata nessuna risposta. “Abbiamo preso questa decisione perchè abbiamo stretto un legame con i nostri ospiti, in questi anni abbiamo vissuto con loro come se fossimo una grande famiglia”. In carico alle lavoratrici del Centro Diurno è rimasto anche il pulmino che effettuava il trasporto degli ospiti e che veniva utilizzato anche per le gite di gruppo, tra l’altro frutto di una donazione privata di un familiare di un ex paziente del centro.

Nella prospettiva che qualcosa possa muoversi per ristabilire questo importante presidio sociale e sanitario, al momento sembra essere ancora lontani da una soluzione. “Al tavolo di crisi del Maina abbiamo posto la questione del centro diurno che è stato chiuso – spiega il sindaco Maurizio Raserosiamo a conoscenza del problema e stiamo lavorando per affrontarlo”.

L’Asl, dal canto suo, ci spiega che la competenza non è sua ma dell‘Amministrazione Comunale. “Il Centro era convenzionato con l’Asl, ma non era gestito da noi. Quello che possiamo fare, e stiamo già facendo, è muoverci con altre RSA sul territorio per trovare un’altra struttura che possa ospitare il Centro”.


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