Chiusura del Maina: “Occorre riaccendere i riflettori sui lavoratori”

Le opposizioni chiedono di "aprire una vertenza verso tutte le Istituzioni"

Occorre riaccendere i riflettori sui lavoratori del Maina e non spegnerli più fino a che tutti siano ricollocati.
Questa è la priorità che la politica astigiana tutta deve darsi sostituendo alle tante, troppo parole sino ad ora spese, proposte concrete.
Se le Amministrazioni tutte nel loro insieme non trovano soluzioni noi ne proponiamo alcune.
Il primo mese, dopo la chiusura del Maina, è passato senza stipendio e quindi senza contributi versati a quei lavoratori. Non vi è la garanzia assoluta che l’INPS riconosca questo periodo e tale incertezza contribuisce ad angustiare persone già senza lavoro.
I dipendenti del Maina sono 120, ma 51 di loro, che erano a tempo indeterminato, non hanno diritto agli ammortizzatori sociali in quanto dipendenti pubblici. Sono persone, sono famiglie che hanno mutui, spese e bollette sulle spalle.

E’ giunto il momento nel quale tutta la politica astigiana apra una vertenza verso tutte le istituzioni. Ognuno, nel proprio ruolo istituzionale o politico o politico/istituzionale svolga il suo compito!
Noi pensiamo sia giusto rivendicare:
– Ci sono 51 persone da ricollocare, persone con contratto a tempo indeterminato che hanno vinto un concorso pubblico e che devono trovare un posto di lavoro. Si stabilisca un tavolo permanente di crisi al quale partecipano tutte le Istituzioni con il compito immediato di valutare, studiare e analizzare le possibilità di ricollocazione di queste persone. La prima verifica da porre in essere è quella relativa ai bisogni socio sanitari che, in questo momento, la città esprime. E’ del tutto evidente che deve aprirsi una valutazione serrata con la Asl Asti per valutare tali bisogni ai quali la Asl deve sopperire attingendo dai lavoratori inoccupati del Maina.
– Ci sono 51 persone senza ammortizzatori sociali, le istituzioni valutino la possibilità di costituire un “fondo di solidarietà” anche pubblico privato volto a sostenere queste persone.
– Gli attori economici, la Banca, le Istituzioni, gli enti locali, Regione, Asl e in particolare il Comune  di Asti devono definire quale sia oggi, dopo la chiusura, “lo status” della Casa di Riposo Città di Asti, ovvero se, giuridicamente, continua a “vivere” ed avere sia come immobile, sia come sedime sulla quale sorge, un valore economico, di tale valore economico devono fare parte i dipendenti che non possono essere “scaricati”.
– Occorre quindi la massima chiarezza sul futuro giuridico della Casa di Riposo città di Asti, sull’immobile complessivo del Maina, sull’area sulla quale sorge l’immobile. Vi sono quindi gli aspetti urbanistici da chiarire bene: allo stato attuale quell’area ha una destinazione d’uso urbanistica a valenza socio sanitaria. L’Amministrazione, che deve essere veloce a pensare, decida se rimarrà tale. Se non cambia la destinazione d’uso, atto di non facile immediatezza, occorre stabilire se tutto il comparto verrà lasciato integro con un’unica funzione e un unico soggetto trainante, qualora si faccia vivo, oppure, pur mantenendo la stessa funzione, il comparto possa essere spezzettato con varie finalità quali: servizi socio sanitari, Cohousing, residenzialità economico popolare, servizi sanitari territoriali.
Le ipotesi possono essere tante, non abbiamo preclusioni ideologiche ma poniamo inderogabilmente una questione insormontabile e non compatibile con i tempi lunghi del decidere cosa fare in politica: la questione dei dipendenti del Maina. Su questa criticità bisogna intervenire subito. La sola speranza non apparecchia i tavoli di pranzo e cena !

Vittoria Briccarello Consigliere comunale UNITI SI PUO’
Mario Malandrone Consigliere comunale e provinciale AMBIENTE ASTI
Mauro Bosia Consigliere comunale UNITI SI PUO’