Il lungo crepuscolo della Casa di Riposo Città di Asti: “Portiamo il caffè da casa per gli ospiti della struttura”

I sindacati chiedono una proroga dei trasferimenti fino al 31 marzo

Quello che emerge dalla Casa di Riposo Città di Asti, l’indomani la notizia della chiusura è un quadro a tinte nettamente fosche. La struttura, la seconda più grande in Italia dopo il Pio Albergo Trivulzio di Milano, pare avere i giorni contati. Ma il crepuscolo di quella che fu un tempo una struttura vanto dell’intera città passa anche attraverso alcune storie drammatiche. In primis quelle degli ospiti, anziani ricoverati da anni al Maina ai quali l’imminente trasferimento sarà un vero e proprio trauma per soggetti le cui condizioni fisiche e psichiche sono molto delicate. Poi i 12o lavoratori, tra diretti e indiretti che gravitano attorno all’ex IPAB ai quali il Natale porterà incertezza per il futuro.

Le condizioni sono drammatiche, lamentano i lavoratori: “Siamo costretti a portare da casa caffè e zucchero per gli ospiti del CE.DI.CO (il centro diurno integrato che accoglie pazienti con Alzheimer e altre patologie neurodegenerative ndr) e di altri reparti della struttura”. Il timore è che da un giorno all’altro si debba far fronte a questioni elementari, come quella di assicurare il vitto agli ospiti.

Generico dicembre 2022

Ospiti che in questi anni di pandemia hanno vissuto con il personale della struttura e ora si trovano trasferiti lontano. “Ieri 4 ospiti sono stati portati via dalle ambulanze – racconta una dipendente – abbiamo vissuto una sensazione come si trattasse di una deportazione” Per alcuni, in condizioni estremamente fragili, un allontanamento repentino ed improvviso può risultare fatale. Condizioni che hanno convinto il presidente del Co.Ge.Sa, Davide Migliasso, ad accelerare i tempi del trasferimento e spostare in poco tempo i 15 assistiti in carico al  consorzio socio assistenziale in altre strutture della provincia.

Di fronte a questo scenario, i sindacati sono sul piede di guerra: ” La storia del Maina è una storia di occasioni mancate – spiegano i sindacalisti Dino Penso, Francesco Di Martino, Gianfranco Cerrato, Roberto Gabriele e Alessandro Delfino  – a partire dal bonus per l’efficientamento energetico, che non è mai stato preso in considerazione. Poteva portare ad avere una struttura  moderna e pienamente rispondente alle esigenze dei cittadini. Così non è stato. Nonostante il pronunciamento del consiglio comunale non si è riusciti a mettere attorno allo stesso tavolo le forze di questo territori per un piano di rilancio dei dipendenti e della struttura”.

Ora la struttura dovrebbe chiudere il 31 dicembre, ma i sindacati hanno chiesto una proroga: è stato istituito un tavolo tecnico di emergenza per gestire la questione dei trasferimenti: “Chiediamo una proroga almeno al 31 marzo – spiegano i sindacati – dobbiamo  spostare persone allettate o in precarie condizioni di salute senza procurare loro un danno: in campo c’è anche l’ipotesi di utilizzare la Protezione civile. Dal 1 gennaio, inoltre, non ci sarà un servizio infermieristico. Chi si prenderà cura di queste persone?”

Generico dicembre 2022

Il tavolo tecnico dovrebbe servire anche per la questione del personale. Molti non possono usufruire della mobilità e c’è il rischio concreto di un licenziamento senza alcun ammortizzatore sociale “Allungare i tempi di tre mesi può aiutare a trovare un piano di distribuzione per le persone”.