No al cibo sintetico: appello al mondo scientifico, sanitario e politico durante il villaggio Coldiretti a Milano

Un fermo e corale “no” al cibo sintetico è stato rinnovato sabato 1° ottobre a Milano da Coldiretti durante il Convegno svoltosi al Palazzo Sforzesco nell’ambito della tre giorni del Villaggio Coldiretti Milano.

Un appuntamento di approfondimento con relatori del mondo scientifico, sanitario e politico, organizzato in occasione dell’avvio della petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia.

Ad emergere non solo il carattere perentorio contro il Cibo Sintetico, ma anche quello d’urgenza per scongiurare le nefaste previsioni che, secondo gli analisti, calendarizzano l’entrata in commercio dei cibi in provetta tra le fine del 2023 e l’inizio del 2024.

“Il cibo sintetico è creato in laboratorio con cellule staminali in provetta, quindi, è un processo completamente separato da ciò che è naturale – ha ricordato Felice Adinolfi, Professore Ordinario del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna. – La spaccatura del circuito cibo-natura contempla una serie di preoccupazioni e di rischi, ancora, tutti da analizzare, a partire dalla sicurezza alimentare. Poi, il cibo sintetico, tra l’altro, consuma parecchia acqua più di moltissimi allevamenti. Abbiamo di fronte un pericolo e un rischio molto più alti degli OGM. Dobbiamo essere bravi a comunicare i pericoli del Cibo Sintetico, che vanno oltre l’aspetto ambientale”.

“Perché cambiare ciò che è già il meglio? – ha proseguito Alberto Villani, Primario di Pediatria del Bambin Gesù di Roma, richiamando il grandissimo patrimonio rappresentato dalla Dieta Mediterranea. – Cibo non è solo apporto nutrizionale e alimentare, ma è anche cultura, storia, tradizione e socializzazione. Un patrimonio da difendere con forza. La longevità e la salute dei nostri bambini saranno determinate, in primis, dai giusti apporti alimentari e nutrizionali garantiti, solamente, da un’alimentazione consolidata da centinaia di migliaia di anni di storia. Che risposte abbiamo sul cibo sintetico? Scienza ed epigenetica hanno dimostrato che la salute e la qualità di vita sono condizionate, non solo, dai nostri geni ma moltissimo anche dall’ambiente e da ciò che mangiamo. Dobbiamo fare corpo per far capire che la nostra tradizione alimentare è un grande valore da difendere a denti stretti”.

Ad entrare nel merito del percepito attraverso i numeri è stato il sondaggista Roberto Weber. “L’elemento di attrattività è già piuttosto forte. Su 11 Nazioni prese a campione, l’accettazione della carne sintetica si attesta tra il 5,4% del Giappone e il 17,4% dell’Australia, passando, tra gli altri, dall’8,8% dell’Italia e dal 17,2% di USA. Le motivazioni di fondo sono: ridurre gli allevamenti e l’impatto ambientale, aumentare la sicurezza del cibo e combattere il problema della fame nel mondo. Tuttavia, c’è un inganno nella gestione del problema dal punto di vista della comunicazione e del marketing; infatti, si prendono in considerazione una serie di motivazioni dal carattere nobile, che poi vengono distorte per farle diventare elementi motivazionali per l’acquisto. Come sconfiggere tutto questo? Sicuramente con la comunicazione, ma anche con le relazioni, la fisicità e i luoghi di contatto diretto ben rappresentati dai Mercati Contadini”.

“Come sempre, la Coldiretti c’è per difendere agricoltura, tradizioni, economia e cultura del nostro Paese – ha aggiunto il Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, per poi partire da due interrogativi e proporre una triplice soluzione. – Come ridurre l’impatto sull’ambiente delle produzioni agricole alimentari? Come garantire la produzione di cibo per tutti? La risposta sta nell’implementazione di ricerca e sviluppo e nell’innovazione dei modelli di produzione tradizionale, che garantiscano il mantenimento del cuore economico dell’agricoltura, che è anche di quello dell’ambiente e della salute della persona. La Dieta Mediterranea è la più sana che ci sia. Inoltre, occorre far sì che l’attività produttiva rimanga economicamente vantaggiosa: il reddito rimane un tema centrale anche per sconfiggere il cibo sintetico. L’educazione alimentare, infine, è altrettanto centrale per considerare il valore del cibo, anche, come elemento di società, cultura, tradizione e distintività. Il rischio non è soltanto di impatto economico sulla nostra struttura produttiva; prendiamo ad esempio l’effetto dell’energia concentrata in poche mani e pensiamo cosa comporterebbe, la stessa cosa, riferita alla produzione del cibo”.

“La carne da laboratorio non salva gli animali, in quanto, viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche; non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali; non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare; non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore; non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato” sottolineano il presidente Coldiretti Asti Marco Reggio e il Direttore Diego Furia. “Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che, con abili operazioni di marketing, puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione”– chiosa il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

“Siamo sicuri che l’umanità possa passare dalla dieta alimentare tradizionale al cibo sintetico dal punto di vista sanitario e, anche, antropologico? – si è domandato il Segretario Generale Coldiretti Vincenzo Gesmundo. – Questa, sarà una lotta senza quartieri. Se chiuderanno le imprese agricole, chiuderanno anche le industrie agroalimentari e non solo. Fermare il cibo sintetico si deve e si può”.