Eleonora Zollo: “Tre livelli di intervento per il contrasto alle povertà, presto partirà la sperimentazione dei Centri Assistenziali di Prossimità”

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Continua il nostro focus sulla nuova Giunta, che dopo la pausa estiva si troverà a gestire la macchina comunale a pieno regime. I temi su cui lavorare non mancano, e uno dei più importanti, vista la sempre più difficile situazione che coinvolge le famiglie italiane, è quella dei Servizi Sociali, delega delicatissima in capo a Eleonora Zollo. 

Il Sindaco ha affermato come nei prossimi mesi i Servizi Sociali saranno sotto pressione per le nuove povertà. Quali azioni intende mettere in campo per l’inclusione sociale?

Quando si parla di povertà è importante allargare lo sguardo su tre livelli di intervento.
Un primo livello riguarda le grandi povertà, ovvero la povertà di bassa soglia, di quei cittadini con un reddito molto basso che fanno fatica ad autodeterminarsi, poiché spesso sono persone le cui condizioni socioculturali non hanno permesso lo sviluppo di ability. I Servizi Sociali stanno iniziando a spostare il focus dalla semplice erogazione di contributi a un lavoro più di comunità, in cui si cercano le risposte tra le risorse che il territorio può offrire, puntando sul potenziamento. Fino ad ora si è fatto ricorso al reddito di cittadinanza con l’obiettivo che questo assuma il ruolo di un patto di inclusione tra chi ne usufruisce e il servizio che lo eroga. A tale proposito, sono stati attivati dei P.U.C (Progetti di Utilità Collettiva) per rendere il reddito di cittadinanza una misura più attuabile e concreta possibile che permetta, ai soggetti che ne sono rientrati, di sperimentarsi nella attività lavorativa, benché il numero di P.U.C attuati ad oggi siano ancora pochi rispetto al numero complessivo dei beneficiari del reddito di cittadinanza.
La realtà del territorio però vede più povertà, non solo quella economica, alla quale si può rispondere solo con i servizi di bassa soglia, ma si presenta anche un’ importante povertà relazionale all’interno dei nuclei famigliari, in quanto capita sempre più spesso che questi non riescano a raggiungere uno stile di vita di benessere e sfocino in funzionamenti patologici. La risposta dei Servizi Sociali a tale problematica consiste nel potenziamento del Centro per le Famiglie, sia per garantire un’attività di prevenzione, sia per dare continuità ai vari servizi già attivati in precedenza. Da questa prospettiva, la povertà assume un significato diverso, non legato soltanto ai meri aspetti economici, ma anche alla difficoltà degli individui di vivere una vita di benessere. Per questo è importante prendere in considerazione la pluridimensionalità di un problema così vasto e radicato nel tessuto sociale.
Un altro tema caldo che sta toccando molto le politiche sociali riguarda la povertà educativa dei ragazzi che sono calati in un contesto sempre più povero di stimoli. Sono stati pertanto attivati alcuni progetti, tra cui l’educativa di strada, che lavora non solo in ambito individuale, ma tiene in considerazione la dimensione di gruppo, e il Servizio Sociale Scolastico, progetto pilota con la Scuola Primaria Gramsci.
Questi sono i primi tasselli dai quali partire e con i quali costruire interventi sempre più strutturati in un’ottica di prevenzione.

La possibilità che la Casa di Riposo Città di Asti chiuda porterà con sé la cessazione di alcuni servizi che gravitano sulla struttura, come il CE.DI.CO. Quali soluzioni si potranno adottare?

Per quanto riguarda la Casa di Riposo Città di Asti, la situazione è molto delicata e la nostra speranza è che si trovi una soluzione concretizzabile che non conduca alla chiusura. Qualora questo non fosse possibile si rivedrà l’intera programmazione in collaborazione con i servizi territoriali dell’ASL.

Il PNRR vede candidati due progetti importanti: per la domiciliarità socio assistenziale e per percorsi di autonomia di persone con disabilità. Con quali azioni concrete intende declinare queste due linee di intervento?

Innanzi tutto è importante tenere in considerazione il fatto che la provincia di Asti è raggruppata in un unico ambito con tre Enti gestori: CISA, COGESA e Comune di Asti. Pertanto i fondi, compresi quelli per il PNRR, al contrario degli altri ambiti, sono da dividere per i tre Enti.
Di conseguenza, per il progetto di domiciliarità vedremo importi annuali poco significativi (circa 30.000 euro annui). Verrà comunque attivata una sperimentazione con i Centri Assistenziali di Prossimità (C.A.P). Questi, presidiati di norma da un operatore appositamente formato, al quale si affiancheranno professionalità specifiche a costituire una equipe di prossimità e di immediato intervento, rappresenteranno sia punti di monitoraggio che di erogazione dei servizi. Per l’area disabilità verrà seguito quanto strettamente disposto e previsto dai bandi. L’unico progetto un po’ più innovativo che sarà possibile attuare è la costituzione di un Team per la Vita Indipendente. Il Team avrà la funzione di analisi dei bisogni dei potenziali beneficiari e di raccordo fra i medesimi e le équipe multidisciplinari istituzionali (UMVD), che attualmente non sempre riescono a coniugare i bisogni della persona con l’offerta dei servizi. Opererà in un ottica di co-progettazione, in cui il soggetto protagonista è la persona con disabilità, che individua insieme agli operatori e alla famiglia gli obiettivi e i desideri per il proprio futuro, costruendo gli step necessari in una continua rielaborazione delle esperienze vissute.

Nel D.U.P 23-25 c’è un ambizioso piano per le periferie. Quali sono le priorità secondo lei?

Relativamente al piano per le periferie sono già partiti sia i tirocini lavorativi previsti nel piano sia, da alcuni mesi, l’accompagnamento sociale di tutti quei nuclei che vivono in condizioni di particolare fragilità, in collaborazione con le cooperative coinvolte di Confcooperative. L’obiettivo dell’accompagnamento sociale è quello di prevenire ed evitare che i nuclei o i soggetti più fragili si ritrovino in gravi condizioni di disagio sociale. Nei prossimi anni il progetto periferie vedrà una ulteriore implementazione per quanto riguarda la parte di competenza dei Servizi Sociali relativa all’accompagnamento sociale.

Una priorità non è solo superare tutte le barriere architettoniche, ma garantire la mobilità anche su quelle strade e quei marciapiedi sconnessi che sono ostacoli di fatto per persone con disabilità. Ci vuole maggiore sinergia tra sociale e lavori pubblici?

La questione delle barriere architettoniche è tra le mie priorità, ma non posso certamente occuparmene senza una buona collaborazione con i lavori pubblici. A tale proposito, io e l’Assessore Stefania Morra abbiamo iniziato un confronto che proseguirà nei prossimi mesi.

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