Doppio appuntamento nel prossimo fine settimana con la rassegna “Cunté Munfrà” a Viarigi e Montemagno

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Ritorna lo spettacolo dal vivo che trova una delle sue espressioni più popolari dell’incontro sul nostro territorio con la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo” per continuare il suo percorso attraverso le stagioni, i tempi e i momenti rituali.
E’ una rassegna chesi è affermata per la sua unicità ed attenzione alla valorizzazione e promozione della conoscenza del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte.

Doppio appuntamento di fine agosto.

In occasione del 32° “Saltinpiazza” a Viarigi, il festival di arte di strada,danza e circo contemporaneo più antico del Piemonte diretto da Milo Scotton e organizzato dal Comune di Viarigi, ci sarà un appuntamento teatrale.
In varie edizioni si sono intrecciati i percorsi di “Cuntè Munfrà” e “Saltinpiazza”.
Venerdì 26 agosto alle ore 21 nel parco della Torre dei Segnali sulla sommità del paese, ci sarà la serata “Masca vola via” aspettando le masche, tra musica e racconto con Simona Colonna e Massimo “Pinin” Barbero.

Pinin è un solitario abitatore dei boschi. Non torna più in paese da tempo. Ai pochi che riescono a trovarlo egli parla della sua vita, di un lungo viaggio, di un amore, di ricordi, di mondi possibili. E di “masche”, amiche e sconosciute, protettrici e crudeli.
Per incontrare Pinin è necessario andare nei suoi luoghi, che sono distanti dalla civiltà, dai rumori dell’oggi.
Simona Colonna introdurrà la serata con un mini concerto sotto la Torre e le stelle: musiche e canzoni popolari piemontesi originali eseguite dal vivo e cantate da questa straordinaria musicista ed interprete, unica artista italiana ad accompagnare il canto con il violoncello “Chisciotte”. Le sue canzoni raccontano storie forti, leggende e misteri e creeranno l’atmosfera.
E poi condurrà gli spettatori da Pinin. Le sue sono storie di alberi, di uomini, di un amore lontano. Sono anche storie di guerre, di ricordi, di viaggi, di fughe.
E sono, soprattutto, storie di masche, storie di quegli esseri che proteggono, a modo loro, la terra.

“Pinin e le masche” del Teatro degli Acerbi è stato scritto da Luciano Nattino, liberamente tratto dal racconto di Davide Lajolo. Uno spettacolo che vide in scena lo stesso Nattino una ventina di anni fa. E ora, da una decina di anni è portato in scena da Massimo Barbero, ospite di svariati festival e rassegne nazionali in tutta Italia, con “apparizioni” anche sul nostro territorio.
Ne aveva scritto Nicoletta Cavanna per Radio Gold: “(…) Qualunque descrizione è riduttiva, perché ciò che si assapora è l’immaginato e il percepito, come il profumo del vin brulé che arriva alle narici. Barbero crea una magia atavica che spiazza e coinvolge totalmente, come un sogno in cui si ritrova la radice della realtà.”

Sabato 27 settembre a Montemagno alle ore 21, nel suggestivo spazio antistante la Chiesa romanica di San Vittore la prima regionale del nuovo spettacolo “Crape de legn, vita da burattinai” di e con Federica Monteni, con la regia di regia Alberto Salvi.
Si tratta di una produzione Luna e Gnac, Associazione Retroscena e Casa degli alfieri, realizzata con il sostegno di Fondazione Benedetto Ravasio (Museo del Burattino di Bergamo) che ha debuttato all’inizio dell’estate e ora sta girando nel nord Italia.

Commenta Federica Molteni, attrice bergamasca particolarmente apprezzata anche nell’astigiano per aver portato due spettacoli su Bartali e Alfonsina Strada e che ha lavorato a primavera alla Bertolina in residenza per una prima fase del lavoro: “In bergamasco ‘crapa dé lègn’ significa “testa di legno”. Si riferisce ai burattini, che hanno una testa scolpita in legno. Mentre il resto del corpo è un guanto di stoffa, che indossa la mano ruvida del burattinaio. Ma ‘crapa dé lègn’ da noi è anche uno duro di comprendonio, di coccio, testardo. Uno o Una perseverante. Caparbio.”

E’ un’appassionante e coinvolgente narrazione con incursione di burattini, una prova d’attore.
Il plurale del titolo si riferisce a due artisti, Pina Cazzaniga e Benedetto Ravasio, compagni sulla scena e nella vita, che con testardaggine mollarono la sicurezza economica che veniva da una vita da fornai, per scegliere, negli anni ’40, un’arte di strada popolare e dura.
Una storia, la loro, ormai dimenticata. Ma potentissima. Radicata nella terra bergamasca e ancora di più in quella lombarda. Una storia a matriosca, che dentro ne contiene tante altre, sempre più piccole e intime.
La storia del teatro popolare e della Commedia dell’Arte e dentro la Seconda Guerra Mondiale e poi l’avvento della televisione e del miracolo economico.
La storia d’Italia insomma. Attraverso la scoperta di un ragazzo di amare l’arte nelle sue forme più variegate: pittura, scultura, musica e teatro.
E la povertà dei paesi della bassa bergamasca, tra cascine, nebbia, polenta e pica sö.
L’innamoramento di due giovani, Benedetto e Pina, figli di due fornai concorrenti: Romeo e Giulietta in versione bergamasca.
Il loro amore, fatto di farina, levatacce e otto figli da sfamare.
E una vocazione, che bussa sempre più forte, fino alla frattura con il mondo intorno. Perché è dura fare l’artista in una terra dove “sei, solo se fai”.
Ma una voce chiama. Sempre più forte.

Così succede a Benedetto Ravasio. Che sceglie il teatro, scardinando una vita già scritta.
E sua moglie Pina dice “sì”, e diventa parte integrante di quel mondo.
Lei, che prima d’allora non aveva mai visto un burattino.
E’ la prima volta che succede: una donna che entra in baracca accanto al suo compagno, per dare voce ai burattini, artista alla pari.
Lei, Pina Cazzaniga, è il fuoco di questa storia, la vera rivoluzione.
Lei, la prima donna burattinaia in Italia, a farlo di mestiere, a ricevere nel 2011 il premio alle Donne del Teatro di Figura dal Presidente della Repubblica.
Pina e Benedetto arriveranno a recitare, unici burattinai della storia, al Teatro alla Scala di Milano. E poi nei festival internazionali di teatro di figura.
Senza mai dimenticare la loro origine. Quell’impasto di alto e basso, di lingua e dialetto, di terra e farina, di grandi teatri o portici di una cascina. Come nella grande tradizione del teatro popolare di ricerca.

Le scenografie sono di Enzo Mologni, gli abiti di scena e burattini Lelabò – Mariabarbara De Marco, le Musiche originali di Luigi Suardi.
“Cuntè Munfrà” conferma la sua attenzione alle nuove scritture di valorizzazione del patrimonio linguistico e immateriale: in tal senso il Comune di Montemagno negli anni è stato attento a queste valorizzazioni, ospitando nuovi spettacoli e proposte che trovano ambientazione in contesti architettonici e naturalistici di grande pregio, come l’altura della Chiesa romanica di San Vittore, che si trova poco fuori il paese vicino al cimitero.
La serata è parte anche di “Montemagno sotto le stelle”.

L’ingresso è gratuito.
Info: cell. 3287069085 – info@archivioteatralita.it – archivioteatralita.it

La rassegna è promossa dal Comune di Castagnole Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio Teatralità Popolare ed è sostenuta dalla Regione Piemonte, dai Comuni ospitanti, dalla Fondazione CRAsti e dalla Fondazione CRT.
E’ stata ideata da Luciano Nattino.
A settembre nel weekend 2/4 settembre tornerà la “Casa in collina” di Lorenza Zambon a casa degli alfieri alla Bertolina, tra natura, teatro e convivio.

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