Cosa succede ad Azione astigiana? Vento in poppa a livello nazionale ma malumori in quello locale

Agli esordi di una campagna elettorale che vede Azione, il partito fondato da Carlo Calenda, come uno degli attori più attesi di questa competizione, la sezione astigiana del partito è in subbuglio per le dimissioni del segretario provinciale Fausto Fogliati e il successivo commissariamento da parte di Luigi Florio. Dimissioni, quelle di Fogliati, che hanno di poco preceduto quelle di Federico Lucia, coordinatore cittadino, azzerando di fatto la dirigenza che ha portato avanti la candidatura di Marco Demaria alle amministrative di primavera.

Il paradosso pare ancora più evidente se si pensa che nell’attuale situazione politica Azione sembra uno dei lidi di approdo più ambiti. Forte del sostegno all’agenda Draghi, e di non aver mai ceduto a tentazioni populiste, Azione sta diventando un punto di riferimento per molti esponenti del centrodestra moderato, che stanno entrando nel partito. Attrazione che potrebbe anche ribaltarsi a livello locale, con alcuni esponenti dell’attuale maggioranza cittadina tentati da un eventuale ingresso. Nonostante il vento in poppa a livello nazionale, l’aria astigiana per Azione non sembra delle migliori, con l’ex dirigenza cittadina pronta a togliersi più di un sassolino dalla scarpa. Abbiamo ricostruito la situazione con i protagonisti della vicenda.

Florio: “Il dissenso più un racconto giornalistico che una vicenda reale. Nessuno ha mai sfiduciato Demaria”

“La questione delle diversi correnti all’interno di Azione – spiega Florio – è stata più che altro un racconto giornalistico piuttosto che una vicenda reale. Certo, c’è stato nel partito un dissenso su come è stata gestita la candidatura a sindaco di Marco Demaria, soprattutto per le modalità su come questa è stata partorita.  Ma è un dissenso, credo naturale nella normale dialettica politica interna ai partito, che non è mai sfociato in nessuna presa di posizione pubblica sulla figura di Demaria da parte di esponenti di Azione”.

Azione è una delle grandi attese di queste elezioni politiche: il commissariamento può essere di ostacolo al risultato elettorale? “Non credo – risponde sempre Florioanzi, mi risulta che non solo la realtà astigiana abbia avuto un commissariamento, ma anche altre sezioni territoriali di Azione. Si ricorre al commissariamento proprio perché nell’imminenza delle  elezioni politiche  nazionali non si può lasciare il partito senza una guida. La prassi vuole che vengano fatte nuove elezioni, ma con la scadenza delle elezioni anticipate questo ora non è possibile. In ogni caso, penso che vestirò questo ruolo solo per qualche mese per poi portare rapidamente il partito ad un  nuovo assetto. Il mio compito sarà quello di selezionare le candidature a livello locale e porle al vaglio della direzione nazionale, che avrà l’ultima parola”.  Il partito di Calenda, in ogni caso, è tra i fondatori del patto repubblicano, un fronte che pone l’agenda Draghi come perimetro della proprio programma politico. “La nostra collocazione è liberale, europeista ed atlantista. Su questo-  spiega Florio – credo che l’interlocuzione con gli altri partiti, sia d’obbligo, pur con i due paletti che Calenda ha sempre avuto ben chiari: da una parte il Movimento 5 Stelle, che nasce come movimento populista e antiparlamentare, e dall’altra Fratelli d’Italia, che appartiene invece alla famiglia dei nazionalisti ed euroscettici, anche se all’interno di quel partito ci sono personalità, penso per esempio a Guido Crosetto, con cui si può avere un’interlocuzione importante”. “Quello con il Pd – conclude il commissario – può essere un dialogo naturale: il partito democratico ha dimostrato una solida collocazione atlantista ed è sicuramente un interlocutore privilegiato. A livello nazionale, alcuni parlamentari, tra cui i tre ministri del Governo Draghi, hanno lasciato Forza Italia, non riconoscendo più quella collocazione centrista all’interno del polo del centrodestra. Credo che anche a livello locale Azione possa essere l’approdo naturale per molti esponenti che non si riconoscono più in Forza Italia, facendo magari un percorso simile al mio”. 

Federico Lucia: “Da manager penso che il commissariamento in campagna elettorale possa portare a problemi organizzativi”

Di diverso avviso invece il coordinatore cittadino, Federico Lucia, che ieri ha presentato le dimissioni dalla sua carica, molto simile a quella di un commissario. “Potrei dire che esistono correnti interne se, nell’ambito delle sedi istituzionali, avessi riscontrato disaccordo in talune scelte strategiche – spiega Lucia in merito agli eventuali dissidi – posso tuttavia confermare che ogni decisione è stata condivisa con tutti i membri del direttivo e, in quelle sedi, non sono mai emerse divergenze: la stessa candidatura di Demaria è stata votata all’unanimità, senza che vi siano state controproposte da parte di altri membri, e tutto questo è stato regolarmente verbalizzato. Chi dunque afferma di metodi o visioni non condivise non afferma il vero, oppure significa che ha espresso il proprio dissenso in sedi diverse da quelle istituzionali: se così fosse, si sarebbe persa una grande possibilità di confronto e arricchimento interno.  In merito al commissariamento, ammetto che io stesso l’ho appreso dai giornali e con grande rammarico. Da manager, penso che l’azzeramento dei vertici provinciali in piena campagna elettorale possa portare a naturali problemi di carattere organizzativo dovuti alla gestione del cambiamento e alla perdita di competenze maturate in seno agli organi del direttivo uscente: l’auspicio è che possa presto confluire in un nuovo assetto strutturato e capace di rispondere ai valori fondanti di Azione. Nel frattempo non posso che fare i migliori auguri al neo commissario Florio, che ha davanti a sé una sfida importante, come ho già avuto modo di esprimere nel precedente articolo. Azione è indubbiamente protagonista di queste politiche”

“Penso che Fausto Fogliati abbia fatto un ottimo lavoro, ponendo le basi per un partito aperto ai giovani e con una progettualità di lungo termine – continua – spesso ci si lamenta che la politica sia incapace di avere visione strategica ed è per questo che ritengo il lavoro svolto dal segretario uscente assolutamente volto in questa direzione: creare la classe dirigente di domani, attraverso il coinvolgimento attivo, la formazione e l’esperienza sul campo. Tutti valori che Azione ha saputo far propri nel corso di questi mesi. Come ho detto prima, da manager penso che il commissariamento possa portare a qualche contraccolpo sul piano organizzativo. Anche il mio ruolo, come quello di Luigi, è temporaneo. L’esistenza di due commissari su Asti, a mio avviso, aggiungerebbe entropia in una fase che invece richiede efficacia ed efficienza. La ragione che mi ha portato a presentare le dimissioni al segretario regionale è dunque di opportunità, ma anche di coerenza: del direttivo che si è appena sciolto ero vicesegretario e responsabile della comunicazione e ritengo giusto che, se si è voluto dare un segno di discontinuità rispetto a quella linea politica, io vi dia seguito e metta anche l’attuale commissario nelle condizioni di poter esprimere la propria, in un gesto che reputo di responsabilità politica e umana. In ogni caso rimango convintamente membro di Azione e, in quanto tale, al servizio del partito”

Fogliati: il mio rammarico è che il mio commissariamento sia visto come una punizione per il risultato elettorale

“Più che dimissionario sono stato dimissionato – spiega il segretario dimissionario Fausto Fogliati il mio rammarico è che il commissariamento sia visto oggi come la punizione data a Fogliati per l’esperimento politico durante la campagna elettorale, che ha avuto anche una battuta d’arresto come l’affrancamento di Italia Viva, oppure come atto volontario successivo all’esito elettorale. Come se tutto dipendesse da quello. Non è vero. Il risultato elettorale di Azione è stato di tutto rispetto, perché ha collocato il partito nel panorama politico astigiano, ha fatto maturare una classe politica giovane. La bontà del nostro candidato è stata riconosciuta da tutte le forze politiche, maggioranza opposizione e lo stesso sindaco. All’interno del partito la candidatura di Marco Demaria è nata forse ancor prima che nascesse il momento congressuale. perché era evidente che fosse necessaria una candidatura autonoma, e questa scelta politica è andata via via consolidandosi nel dopo congresso. Questa operazione è stata voluta da tutti gli organi del partito, e quindi mi fa strano che per questo debba pagare solo il sottoscritto”.

“In ogni caso – continua – mi è stato rappresentato che per l’unità del partito dovessi fare un passo indietro. Poi  il destino politico vuole che il commissario astigiano sia quella persona che, più per forma che per merito, maggiormente ha disconosciuto la candidatura di Demaria. Forse si volevano altre soluzioni? Ricordo però che la scelta della candidatura è maturata anche dalla non volontà  di andare a braccetto con i 5 stelle e con Fratelli d’Italia. Una scelta autonoma che imponeva dunque di non fare alleanze preventive. Questa è la realtà”.


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