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Tamburello a Moncalvo tra passato, presente e prospettive future: ne parla Enrico Bacchiella

Due foto a confronto una del 1920 l’altra del 2010. A parte i colori (un seppia sbiadito nella prima e tonalità accese nella seconda) ad una prima occhiata sembrano uguali. Pubblico sugli spalti, giocatori sul campo, allenatore concentrato e quel noto muraglione che delimita il campo da tamburello di Moncalvo.

La stessa intensità di movimenti e sguardi si percepisce anche in un altro scatto, questa volta datato 1960, con un Dante Ongaro intento a colpire la palla in arrivo. In tre immagini un secolo di storia, non solo di uno sport, ma di un intero territorio.

A mostrarle è Enrico Bacchiella, classe 1953, nato e vissuto a Moncalvo, funzionario  del Ministero di Grazia e Giustizia in pensione dal 2017, la cui vita è stata contrassegnata da una profonda passione per lo sport e soprattutto per il tamburello. Aveva infatti 12-13 anni quando, nel 1965, nacque il Torneo del Monferrato.

“Si è sempre giocato a tamburello. La sua storia si perde nella memoria e nei secoli – racconta Bacchiella – Si dice che il tamburello fece la sua prima apparizione a Quaderni, oggi frazione di Villafranca Veronese nel 1800. Il primo campionato di tamburello è datato 1898 e si svolse sotto le insegne della Federazione della Ginnastica. Dal 1928 il regime fascista, dopo la pessima figura degli Italiani alle Olimpiadi di Amsterdam, lo relegò ad attività dopolavoristica ove rimase in pratica fino agli inizi degli anni Ottanta sotto l’egida dell’ENAL. Attualmente è inquadrato come disciplina associata presso il CONI. Nei nostri paesi fino ai primi anni sessanta del Nocevento le partite si limitavano alle sfide domenicali improvvisate tra giocatori locali e quelli dei paesi limitrofi. A quell’epoca addirittura nel campo da tamburello di Moncalvo  c’erano due porte da calcio per un torneo tra bar”.

Intervista Bacchiella tamburello Moncalvo

“Nel 1965 la svolta con la nascita del Torneo del Monferrato, con campi a muro e liberi – prosegue Bacchiella- I campi a muro furono tollerati fino al 1968, quando il Torneo del Monferrato venne equiparato al secondo girone del campionato italiano; l’altro si svolgeva nel lombardo-veneto. L’esperienza del Torneo del Monferrato si esaurisce nel 1975 con la vittoria del Cremolino. Dal 1976 inizia la storia del torneo a Muro del Monferrato, poi campionato italiano”.

“Il merito dell’avvio di questo campionato – ricostruisce ancora Bacchiella – va soprattutto a due persone: Guido Ravizza di Portacomaro e Adriano Fracchia di Grazzano. Partì da loro l’idea di chiedere alla Federazione un campionato esclusivamente a muro, idea sposata dall’allora assessore di Moncalvo e giornalista  Mauro Anselmo che mandò una lettera a tutti i Comuni che avevano campi con muro”.

In questo campionato il Moncalvo, era uno dei muri insieme a Calliano, Castell’Alfero, Grazzano, Montechiaro, Montemagno, Portacomaro, Rocca d’Arazzo, Tonco, Vignale, Azzano, Grana, Montaldo Scarampi, San Giorgio, Cremolino, Montaldo Bormida, Ovada, Trisobbio.

“Gli anni d’oro del tamburello dei nostri paesi che ha visto giocare sulle piazze numerosi giocatori dalle indiscusse qualità atletiche e sportive sono stati gli Ottanta e Novanta” evidenzia Bacchiella che era presente quando il Moncalvo si aggiudicò il titolo del Monferrato nel 1988, sotto la presidenza di Roberto Carni, che “aveva avuto il grande merito di aver capito le potenzialità di Fulvio Natta. Avevamo vinto senza Medesani che all’epoca era considerato il migliore giocatore”.

Il Moncalvo, sempre con Carni presidente, vinse anche nel 1990. “Nel 1988 il giocatore di punta era Alessandro Ferrero, completavano la squadra Fulvio Natta (mezzovolo), Silvano Aceto (battitore), terzini Fabio Viotti e Silvio Massiro; nel 1990 elemento di punta Fulvio Natta nel ruolo di fondo campo sotto il muro a largo Aldino Carretto, in mezzo Massimo Cussotto, terzini Fabio Viotti e Corrado Soffientino”. In quegli stessi anni Enrico Bacchiella ricoprì ruoli a livello provinciale nella Federazione di Tamburello. Il Moncalvo vincerà ancora nel 1997, nel 2010 (presidente Lauro Micco) e nel 2017 (sotto la presidenza di Cristiano Tabacchetti). La squadra aleramica fu invece finalista nel 1984, 1985, 1996, 2012 e campione idoor femminile di serie C nel 2016: quante partite seguite in quella “Fossa dei Leoni”, così denominata, con tono ironico, da un altro moncalvese, Beppe Granieri, per la particolare forma del campo.

Intervista Bacchiella tamburello Moncalvo

Così Bacchiella offre un quadro del mondo del tambass degli ultimi decenni proprio a poche settimane dal rinnovo, lo scorso mese di novembre, del Consiglio direttivo del Moncalvo. “Ho deciso di lasciare l’incarico dopo aver lanciato un accorato appello ai moncalvesi. Era ora di un ricambio generazionale e sono contento perchè hanno risposto alcuni giovani dai 40 ai 25 anni”. Con nuova linfa vitale si può pensare non solo al breve termine – il prossimo campionato di tamburello a muro – ma anche ad una ripresa generale di questo sport che, nelle parole di Bacchiella, “ha subito un decadimento”.

“Dopo gli anni Ottanta e Novanta di massimo splendore, nonostante l’impegno di tutti, dalle società alla Federazione di Tamburello, l’interesse è andato scemando – spiega – E’ dimuito il pubblico, dove per evidenti motivi anagrafici le persone più anziane sono venute meno. Le squadre ormai sono seguite solo da pochi familiari e amici. Inoltre è difficile trovare giocatori. Un tempo il tamburello era l’unica possibilità per praticare uno sport: chiunque aveva un tamburello e faceva due colpi al pomeriggio. Si imparava guardando gli adulti e facendo rimbalzi sul muro”.

Le questioni di cui parla Bacchiella sono cambiamenti a livello sociale che hanno interessato non solo Moncalvo, ma tutto il mondo del tambass, dove lo sport tradizionale monferrino per antonomasia è stato relegato ad una sopravvivenza. “Nelle attività extrascolastiche rivolte ai ragazzi c’è molta concorrenza. Ci sono molte altre proposte meglio organizzate. Un genitore non manda il figlio ad allenarsi se non è in sicurezza e spesso i campi da tamburello si trovano nel bel mezzo delle strade dove passano le automobili”.

Altro aspetto che limita questo sport è la mancanza di un appeal televisivo, a causa dei suoi campi lunghi e dei suoi tempi dilatati. “Questo non si può cambiare ma si può pensare a delle innovazioni come l’indoor e il tambeach”. Proprio quest’ultimo, che necessita di spazi più piccoli (24 metri per 7 per il singolo e 24 per 10 per il doppio con al centro una rete altra 2,30 metri) ha portato recenti soddisfazioni al Moncalvo nell’estate 2021 con Marco Ferro e Christian Tinto arrivati alla finale interregionale a Padova.

Il tamburello non ha ancora le ore contate ed è quindi possibile immaginarne un futuro. Ma in che modo?

“Bisogna puntare sui bambini, facendoli giocare in sicurezza. Prima della pandemia avevamo realizzato un progetto in questo senso in sinergia con un’altra importante realtà sportiva moncalvese, l’hockey su prato. Purtroppo il Covid ha bloccato tutto, ma è questo il momento per puntare sui più giovani e di ripartire. D’altra parte noi abbiamo un campo dove è possibile giocare in sicurezza. Per fare questo è necessario creare collaborazioni con la scuola e anche con altre realtà sportive locali: qui a Moncalvo c’è l’hockey su prato, il calcio e la pallavolo. Poi bisogna avere l’intelligenza di non fare discorsi campanilistici perchè ormai non è più possibile. I bambini sono sempre meno, bisogna attirarli anche dal circondario. Non si può nemmeno fare un discorso di cultura del territorio anche se è un gioco tradizionale perché ormai questo aspetto non attira più. Bisogna organizzarsi bene ed offrire una proposta allettante”.

Nelle parole di chi ha vissuto la storia del tamburello in prima linea, traspare come questo sport sia uno specchio della società attuale del Monferrato. Quella “Fossa dei Leoni” così come tutti i campi da tamburello sparsi nei nostri comuni sembrano una pagina di un saggio di sociologia che parla di spopolamento e di desiderio di rinnovamento. I pochi ragazzini che ancora si ritrovano su quei campi a palleggiare al muro sembrano i reduci di un passato che forse non tornerà più, ma sono anche le scommesse di un futuro che parte proprio da loro. Le basi da cui partire sono: fare rete tra comuni e società sportive e rinnovarsi adattandosi al cambiamento dei tempi.

Si parla di tamburello, ma più in generale si parla di territorio.

Di seguito una serie di foto della “Fossa dei Leoni” in diverse epoche: 1920, 1960, 2010 e 2021

Intervista Bacchiella tamburello Moncalvo
1920 – Foto d’epoca con il bracciale al posto del tamburello

Intervista Bacchiella tamburello Moncalvo
1960 – Dante Ongaro

Intervista Bacchiella tamburello Moncalvo
2010 – Uno scatto recente con Davide Tirone in primo piano

Intervista Bacchiella tamburello Moncalvo
16 Ottobre 2021: Moncalvo-Tigliole femminile: ultima partita per Bacchiella presidente