Lettere al direttore

“Franco Raverdino mi ha insegnato il mestiere di preside sul campo”

Riceviamo e pubblichiamo un ricordo del professor Franco Raverdino, già vicepreside del Liceo Monti, recentemente scomparso.


Il primo impulso è stato… basta funerali, basta sofferenze e perdita di persone care. Ma…… quando sono arrivato al “Monti” come inesperto neo dirigente, ho incontrato alcune persone che avevano avuto ruoli di gestione della nostra scuola negli anni precedenti: tra questi il Professor Franco Raverdino.

La sua disponibilità a continuare l’impegno anche con il mio arrivo è giunta immediata, dopo uno sguardo ed un sorriso che ci siamo scambiati, nel quale – alla maniera piemontese di una volta, con Gianni che fece da mediatore, facendoci incontrare – si poteva ravvisare un patto di fiducia reciproca, un contratto non scritto di collaborazione che ha permesso di avviare le attività di quell’anno scolastico, mettendo a frutto le competenze professionali che Franco ben padroneggiava, avendole acquisite in anni di insegnamento e di esperienza scolastica.

Era il 2007/2008.

Da allora Franco, che è rimasto in servizio fino al 2009/2010, mi ha insegnato il “mestiere” di preside sul campo, non intendendo quindi la conoscenza di norme e teorie, quanto la pratica delle relazioni, il destreggiarsi gestionale e la lungimiranza nelle scelte “concrete”.
Mi tornano alla mente tanti momenti di condivisione, dai quali ho sempre tratto un insegnamento prezioso: considerazioni … sulla scuola e l’apprendimento, sulle prospettive del “Monti”, ma anche riflessioni sulla saggezza e la stupidità umane, interessi e passioni che giungevano a me con quella lucidità e arguzia tipiche della sua intelligenza logica e matematica, che tanto apprezzavo perché fuori dai luoghi comuni, dalle mode di pensiero e dalle ideologie che hanno attraversato la storia della scuola italiana.
Il suo contributo era risultato centrale per l’avvio e l’affermazione dell’allora indirizzo Scientifico tecnologico (oggi Liceo Scientifico opzione scienze applicate) con la lungimiranza strategica di chi sa vedere lontano; il suo ruolo nel dipartimento era stimato e la sua fama, l’apprezzamento per le sue competenze, la sua simpatia e schiettezza erano leggendarie (al punto da aver generato una pubblicazione studentesca di suoi “ipse dixit” insuperabile per contenuto e forma).

Ho tanti ricordi ed aneddoti, ho colto tanti suggerimenti, ho apprezzato tanto il suo stile fuori dalla retorica, personale, raro ed intelligente.
Il primo impulso è stato… basta funerali. Ma… … il necessario rito religioso che gli uomini hanno costruito per elaborare la morte è e resta quello che conosciamo, luogo fisico (un sagrato) e mentale (lo spirito) dove si celebra l’idea della resurrezione, della salvezza spirituale eterna, dove i vivi si incontrano e riflettono sul proprio destino, proiettato crudamente davanti ai loro occhi… e resta irrinunciabile, per non annullare nell’oblio ogni persona, per permettere di ritrovare un senso nella vita umana; sulla facciata della chiesa di Roatto, il paese di Franco, dove egli aveva anche rivestito importanti cariche pubbliche, luogo in cui si è celebrato il rito funebre, compare la scritta FORTITUDO. Ecco, è accogliendo questo monito che salutiamo Franco e lo ringraziamo tributandogli i nostri elogi: è giusto che tutto il personale della scuola sappia chi è stato Franco Raverdino, che cosa ha rappresentato per il “Monti”. In doveroso raccoglimento esprimiamo un profondo sentimento di vicinanza ai suoi cari.

La scuola e l’Associazione AMOnti, su proposta di uno dei suoi più stretti colleghi, il Prof. Gianni Valente, istituiranno una borsa di studio intitolata alla memoria del Prof. Franco Raverdino, riservata ogni anno al più meritevole studente in ambito scientifico e matematico.