Doppio appuntamento con lo spettacolo “Guido suonava il violino”

Dopo il debutto all’inizio dell’anno 2020 e vari apprezzamenti e seguito di pubblico, torna in scena il un nuovo lavoro teatrale di Casa degli Alfieri sul solco della teatralità popolare “che dalla carta si trasferisce alla vita”, realizzato in collaborazione con l’ISRAT – Istituto per La Storia della Resistenza della Provincia di Asti: lo spettacolo “Guido suonava il violino”, liberamente tratto dal racconto “Un violino” di Nicoletta Fasano.
Un monologo teatrale tutto al femminile, scritto e diretto da Patrizia Camatel e con protagonista l’attrice Elena Formantici, che si dipana come un racconto giallo e assume le misteriose atmosfere di un thriller a carattere storico.
La vicenda è ispirata a fatti e persone realmente esistiti, ed è basata sulle ricerche effettuate e documentate nel corso degli anni dall’Israt.
L’occasione è la preparazione alla Giornata della Memoria 2022 e per ricordare il 1 dicembre 1943, data dei primi arresti degli ebrei astigiani.

Sarà in scena sabato 27 novembre alle ore 21 ad Asti alla Casa del Teatro 3 (via Scarampi 20) e venerdì 3 dicembre alle ore 21 a Montegrosso d’Asti presso il salone del mercato coperto.
Gli appuntamenti, realizzati anche con Casa della Memoria di Vinchio, hanno il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato Valori Resistenza e Costituzione.

Guido suonava il violino

Un vecchio violino entra prepotentemente nella quotidianità di una ricercatrice, costringendola ad abbandonare il suo rassicurante, scientifico metodo di indagine e chiedendole di dedicarsi, anima e cuore, alla ricostruzione di una storia da salvare dall’oblio.
Quel violino uscito dalla polvere di una cantina pare dotato di volontà propria: stride, geme, chiama con veemenza e ottiene ascolto. E racconta la vicenda di una famiglia ebrea sfollata ad Asti al tempo delle leggi razziali e della guerra, con gli immancabili risvolti di sradicamento, discriminazione, deportazione.
Attraverso un sofferto percorso di ricerca, specialmente dentro se stessa, la ricercatrice comprenderà che restituire il nome al proprietario del violino è affermare la sua esistenza: un atto di resistenza contro il sistema concentrazionario nazifascista, progettato per annientare, spersonalizzare.
Chi sono i “sommersi”, chi i “salvati”, allora come oggi? Chi i complici? Quali i giusti? Dove si colloca la protagonista stessa, nel suo mettersi in gioco – donna ed essere umano prima ancora che investigatrice – per svelare la verità intorno a questa vicenda?
Il nodo centrale del lavoro teatrale non è tanto l’Olocausto, ma ciò che l’ha preceduto: la vita delle singole persone, con le loro gioie, miserie, speranze, scelte, legami.
Un monito attualissimo a non lasciar indietro nessuno, a farsi carico degli altri: perché se si ha il coraggio di guardare negli occhi l’altro, chiamandolo per nome, forse sarà possibile evitare che in altri tempi, in altri luoghi, si permetta che uomini, donne e bambini “anonimi” soffrano e muoiano nell’indifferenza generale.

Commenta Nicoletta Fasano: “Guido Foà di otto anni – a cui è dedicato il lavoro, è stato il più piccolo deportato ebreo astigiano – salito sullo stesso convoglio di Primo Levi, fu uno di quei bambini caricati, all’arrivo ad Auschwitz, su un camion diretto alla camera a gas, poiché non utili al lavoro. Questo è un dato storico, mentre non sappiamo se Guido suonasse il violino, ma il teatro e l’arte usano la poesia per far volare bagliori di verità. “

Ne scrive la giornalista Nicoletta Cavanna: “Lo spettacolo si nutre di verità, la restituisce in forma lirica, tiene sospeso lo spettatore, come un racconto giallo, e, grazie ad un’interprete dalla fortissima presenza scenica come Elena Formantici, non lascia neppure per un attimo indifferenti.”

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, prenotazioni su allive.it
Foto di Piermario Adorno.