Nuova legge regionale sul gioco d’azzardo: le critiche di Acli Asti

Ridotta la distanza da luoghi sensibili e abrogazione della retroattività, ma anche nessuna slot nei locali sotto i 25mq e campagne di sensibilizzazione contro la ludopatia.

Lo scorso 8 luglio il Consiglio regionale ha approvato il DdL 144 di contrasto al gioco d’azzardo patologico che abroga la legge 9 del 2016 e introduce una nuova normativa sul gioco lecito in Piemonte.

Le novità e il “distanziometro”
Sarà vietata l’attività di sale da gioco, sale scommesse e spazi per il gioco, e anche l’installazione di nuovi apparecchi, a una distanza inferiore ai 300 metri da luoghi sensibili (scuole, università, sportelli bancomat, compro oro e altri) nei comuni sotto i 5000 abitanti come da precedente legge; sarà invece ridotta da 500 a 400 metri per quelli con più di 5000 abitanti.

Tra le novità, in caso di nuove aperture (a cui sono equiparati l’installazione di nuovi apparecchi e il trasferimento in altro locale), non potranno essere posizionate slot nei locali di dimensione inferiore ai 25 mq, se ne potrà installare una in quelli tra 25 e 50 mq, e massimo due in quelli superiori a 50 mq.
La Regione Piemonte, si specifica all’articolo 10, considera l’assenza di apparecchi da gioco come elemento preferenziale per la concessione di patrocini, finanziamenti e benefici economici.

Cade la retroattività
Gli esercizi che hanno dismesso gli apparecchi dopo l’entrata in vigore della legge 9/2016 (si trattava di una legge retroattiva per cui gli esercizi che si trovano in una situazione irregolare in quanto a distanza dai luoghi sensibili, dovevano adeguarsi) possono rivolgere istanza di reinstallazione, anche se intervenuti cambi di titolarità, senza che ciò sia equiparato a nuova installazione, purché non si superi il tetto massimo esistente a maggio 2016.
L’approvazione è arrivata dopo numerose sedute di Aula e decine di ore di discussione, con il voto favorevole di Lega e Forza Italia, mentre Fratelli d’Italia ha garantito la presenza.

Questo è stato sicuramente il punto più dibattuto. Il centro destra ha sempre visto la retroattività come un ostacolo alla vita lavorativa e alla ripesa economica soprattutto nell’attuale periodo epidemico, mentre centro sinistra e associazioni (Acli, Libera per fare alcuni esempi) si sono sempre battuti a difesa di questa norma.

Fasce orarie
Vengono definite le fasce orarie da rispettare tassativamente: sale da gioco e sale scommesse dovranno interrompere le attività dalle 2 alle 10, gli spazi gioco per dieci ore giornaliere complessive, di cui otto ore consecutive nella fascia dalle 24 alle 8 e due ore nella fascia di uscita dalle scuole dalle 13 alle 15.

Interventi di prevenzione sul gioco patologico
Rafforzati gli interventi di prevenzione sul gioco patologico, con una particolare attenzione a giovani e studenti.
I minori di 18 anni non potranno accedere a sale gioco e sale bingo in cui sono installati i video terminali e sarà vietato l’uso di apparecchi per il gioco. Il titolare sarà tenuto a identificare i minori chiedendo il documento di identità e l’uso delle slot sarà attivabile tramite codice fiscale o tessera sanitaria.

Le scuole primarie e secondarie predisporranno iniziative didattiche sui rischi del gioco, mentre in tutte le scuole – con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale – sono previste lezioni tematiche sul rischio di abusi del gioco online e su smartphone.

Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, approverà il piano triennale di contrasto, prevenzione e riduzione del rischio del gioco patologico, attraverso azioni di educazione, informazione e comunicazione. Nello stesso periodo la Giunta lancerà il concorso per realizzare il logo “Slot, no grazie!” dedicato alle scuole di secondo grado. Il logo verrà diffuso su tutto il territorio piemontese anche grazie alla giornata dedicata che vedrà coinvolte scuole, università e Asl.
La legge prevede azioni specifiche anche su usura, sovraindebitamento e infiltrazioni criminali: d’intesa con le Camere di Commercio verranno realizzate campagne di informazione e sensibilizzazione e verranno promossi protocolli d’intesa con prefetture e forze dell’ordine.

Pro e contro – le posizioni politiche
La legge è stata approvato grazie al consenso del Centro destra. “Con questo provvedimento – afferma l’Assessore Andrea Tronzano – è stato ristabilito lo stato di diritto e la certezza degli investimenti. Salvati i lavoratori dal licenziamento. Garantita la legalità rispetto al gioco sommerso. Sconfitto lo stato etico che dice ai propri cittadini che cosa sia giusto e che cosa si deve fare. Sono veramente soddisfatto perché è una battaglia di principio e di sostanza che ho iniziato per primo tre anni fa in quasi totale solitudine ed oggi, grazie agli amici della Lega e al mio partito Forza Italia, è diventata realtà.”

“Per due anni, sin dall’inizio del mio mandato – aggiunge Claudio Leone, presidente leghista della commissione Commercio del Consiglio regionale e primo firmatario della proposta di legge sul gioco lecito e il contrasto alla ludopatia – ho lavorato a fianco di imprenditori e operatori del gioco lecito e del relativo indotto. Conosco le loro storie, i loro volti, con loro ho condiviso attese e progettato soluzioni per dare una risposta concreta al vero problema del gioco, la dipendenza. Ho sempre voluto credere nel settore anche perché riconosciuto dallo Stato, legale e controllato in ogni sua parte. L’alcolismo non si combatte chiudendo i bar, il fumo uccide, ma abbiamo i Monopoli di Stato e certo non trattiamo i tabaccai come dei killer. Il proibizionismo cieco fa danni, la lungimiranza della nostra legge è quella di affrontare un problema dandogli un nome che è dipendenza. Una malattia che non si combatte chiudendo attività commerciali ma usando questa rete per intercettare i patologici, limitarli subito e curarli adeguatamente”.

Le opposizioni hanno invece ribadito la contrarietà al provvedimento, come Maurizio Marello (PD): “Da domani le nostre città e i nostri paesi torneranno a riempirsi di slot machines come un tempo. Una scelta politica sbagliata contro il bene comun” e per l’interesse delle lobby del gioco d’azzardo. Ma la battaglia non termina qui.
L’articolo 10 dello Statuto regionale prevede, infatti, il referendum abrogativo di leggi regionali su iniziativa di almeno 50 mila elettori, o di 3 consigli provinciali, o di 10 consigli comunali rappresentativi di un quinto degli elettori della Regione”.

“In Piemonte avremmo dovuto occuparci di Gigafactory, di Embraco e dei vaccini ma per settimane la Lega piemontese ci ha tenuto bloccati a parlare di gioco d’azzardo; purtroppo per loro le macchine del futuro sono quelle che vanno a batterie elettriche, non le macchinette a gettoni ma con la destra al Governo in Piemonte ripartono solo le slot” ha dichiarato Marco Grimaldi (LUV).

Critiche nell’Astigiano
Anche a livello locale si stanno levando voci di critica alla nuova legge e in modo particolare all’abrogazione della retroattività.
“Come Acli del Piemonte e di Asti, lavoriamo sul contrasto al gioco d’azzardo e alla patologia legata all’uso delle slot fin dalla prima metà degli anni 2010, cioè da quando il fenomeno è emerso rivelando un panorama desolante di rovine individuali, famigliari e comunitarie – è il commento della presidenza Acli Asti Nell’ultimo anno inoltre siamo stati parte attiva del folto gruppo di persone, enti e associazioni che si è battuto contro lo smantellamento della precedente legge regionale, la legge 9 del 2016″.

Di questo gruppo, oltre alle Acli, fanno parte sindaci, consiglieri regionali e diverse associazioni piemontesi tra cui Libera, Gruppo Abele, Sermig, sindacati, Movimento dei Focolari, Movimento dei Consumatori, Slotmob.

“La legge 9 del 2016 ha funzionato molto bene in questi pochi anni, con una importante riduzione dei volumi di gioco, delle perdite dei giocatori e dei casi patologici presi in cura dal sistema sanitario – continua Acli Asti – Lo dicono i rapporti di analisi della stessa Regione Piemonte. Possibile che dovesse essere rivista e attualizzata, ma non certo nel senso riduttivo e libertario delle norme attuali, le quali sono state approvate senza tenere conto del parere fortemente contrario di gran parte della società piemontese, compresi gli ordini dei medici e degli psicologi, tutte le associazioni citate, i vescovi che a proposito hanno scritto una lettera, le fondazioni antiusura e molti altri enti. Il fatto che spesso queste voci non siano nemmeno state convocate o audite in Giunta durante il percorso di smantellamento della legge precedente, dimostra una grave e profonda mancanza di rispetto delle regole democratiche”.

“Attendiamo con curiosità la realizzazione delle iniziative future pubblicizzate dall’articolo – che speriamo di ottima riuscita, essendo finanziate con denaro pubblico – constatando nel frattempo, in un periodo di grave crisi sanitaria economica e sociale, il riaprirsi immediato di possibilità di gioco molto pericolose per i più fragili e più esposti. Infine, proponiamo una riflessione sulla tanto sbandierata difesa dei posti di lavoro del settore e sul concetto stesso di lavoro, perché secondo il nostro parere, ampiamente condiviso dalle altre inascoltate associazioni, non tutte le attività che producono guadagno possono per questo essere considerate lavoro se non rispettano in prima istanza la dignità delle persone coinvolte, una sana socialità e se non si concretizzano in una virtuosa crescita della comunità in cui si svolgono” è l’amara conclusione.