Lettere al direttore

Malandrone sul caso-Ragusa: “E’ la goccia che fa traboccare il vaso”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Mario Malandrone sulla “questione Ragusa”.


Concentrarsi sul caso di Francesca Ragusa e sulla sua nomina è concentrarsi su una questione specifica.
Le giustificazioni date dalla Consigliera, dal Sindaco, dal Presidente della Fondazione sono diverse, ma tentano ognuno col proprio punto di vista di giustificare la nomina.
Chi la intende politica, chi come la consigliera la intende tecnica (valorizzando le proprie competenze).
L’intervento del Presidente della Provincia è sacrosanto, ha semplicemente detto no a una consuetudine, quella della distribuzione di incarichi a chi in fondo non mette in discussione una cosa che è chiara a tutti: la concentrazione di incarichi nelle mani di pochi.
Il Presidente della Provincia ha con le sue azioni posto una domanda di fondo, promuovendo una candidatura e nomina competente e rispondendo all’invito di proporre un nominativo
In un paese in cui predichiamo fin dalle elementari l’acquisizioni di competenze, ci si aspetta che i vertici delle istituzioni, delle fondazioni, delle università, delle realtà associative siano scelti in base alle competenze.

Anche su questo termine c’è però confusione, perchè alcuni politici ritengono che “competenza” non sia istruzione, attività nei settori interessati dalle nomine ma bensì esperienze nei ruoli apicali. (fondazioni, consigli, presidenze) , Ovvio che questo meccanismo alimenta sempre più nomine agli stessi soggetti.
Capita allora che tale interpretazione, molto Astigiana, faccia sì che si possa essere apicali nel turismo, nei musei, nell’istruzione, nella banca, nei consorzi, nelle associazioni di categoria, nel decidere quali fondi attrarre sul territorio, nel decidere la visione di sviluppo, nel settore sanitario, nel settore edile.
Mi fermo qui per evitare di elencare tutti gli incarichi apicali concentrati su poche persone, mi dicono che sono prolisso e elencare ad esempio gli incarichi concentrati nelle mani di Mario Sacco esaurirebbe tutto lo spazio dell’articolo.
Non ambisco politicamente a certi incarichi e ammetto che averli concentrati in un solo soggetto, permette a tutti noi di interloquire con decine di soggetti parlando o scrivendo a una sola persona.
Questo può essere anche praticamente utile, peccato che provochi una seria riflessione sulla partecipazione e sulle competenze presenti sul territorio.
I cittadini di Asti, i cui figli magari con molti master, cercano fortuna all’estero o nelle vicine Torino e Milano cosa ne pensano?
A tutti è chiara la distribuzione delle cariche apicali in questa città? Nelle rare occasioni in cui gli organi di stampa mettono nero su bianco tali concentrazioni, si sente da più parti indignazione.
Occorrerebbe una mappa, che permetta a tutti una discussione seria sulla concentrazione di incarichi.
Davvero ad Asti non vi sono persone che in modo competente possono ricoprire certi ruoli? Quando si palesa un soggetto competente, semplicemente per un posto nel consiglio di amministrazione di Astiss, si erge uno scudo e si preferisce una nomina politica allineata.
Questa concentrazione di incarichi, questo essere ovunque pone una domanda sulla sostenibilità di tale modello.
Si rischia intanto di non poter promuovere a protagonisti le migliori intelligenze del territorio, si rischia di ancorare a pochi soggetti lo sviluppo territoriale, si rischia che il vaso trabocchi espellendo all’esterno competenze, risorse, visioni nuove capaci di rilanciare Asti e il suo territorio e mettendo a serio rischio la partecipazione.