Riflessioni sulla Casa di Riposo Città di Asti: “Nomina del CDA, utilizzare il superbonus e un finanziamento bancario”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Paolo Ferraris sulla Casa di Riposo città di Asti


Sulla Casa Riposo Città di Asti finora sono pervenute proposte di rilancio esclusivamente dalla minoranza.
Il tema è alquanto spinoso e mi permetto di fare alcune riflessioni critiche. La prima riguarda la nomina del nuovo commissario: sarebbe preferibile un CdA, come previsto dallo Statuto, per consentire di avere più membri, ciascuno con le proprie peculiari competenze, laddove è indispensabile operare sia in campo finanziario-economico, senza dimenticare gli aspetti amministrativi e di management sanitario, difficilmente rinvenibili in un’unica persona.

Il secondo argomento, strettamente correlato a questo, è la possibilità di utilizzare il Superbonus come previsto dal recente Dl Semplificazioni.
Nel dibattito consiliare non ho ascoltato nessuno che ha indicato il limite previsto dall’art 33 del decreto medesimo, ossia la necessità che gli amministratori non percepiscano indennità di carica. L’attuale compenso del commissario, per quanto irrisorio, è ostativo all’accesso all’agevolazione?
Ebbene, per quel che vale la mia interpretazione, è evidente che la norma è anti-elusiva e serve ad evitare che il Superbonus sia sfruttato da imprese private che erogano compensi elevati ai propri manager; pertanto il mini-compenso che percepisce il commissario, inquadrabile più in un mero rimborso spese, non dovrebbe essere ostativo all’accensione del Superbonus. Sarebbe però utile se, anche attraverso un’interrogazione dei nostri parlamentari locali Romano e Giaccone, si ottenesse un via libera dal MEF sul caso oppure, meglio ancora, una parziale modifica della norma stessa. E’ palese che la presenza di un CdA “a titolo gratuito” escluda alla base qualsiasi dubbio sull’utilizzabilità del Superbonus.

Il terzo aspetto riguarda la finanza per supportare la Casa di riposo nei prossimi mesi. L’intervento di ristrutturazione e messa a norma richiede finanziamenti rapidi; non si possono, quindi, attendere i tempi previsti per i progetti previsti dal Pnrr, per quanto fondamentali in una seconda fase.
Nel contempo è indubbio che la Banca di Asti, o altri istituti di credito, non siano la Caritas e che il loro ruolo debba essere quello di un soggetto finanziatore che ottiene un ritorno economico dall’impiego del capitale. Posso, però, evidenziare, come un finanziamento di 6-7 milioni, come risulta necessario dai vari computi metrici e piani aziendali (anche tenuto conto dell’attuale disavanzo) sia erogabile anche attraverso il ricorso ad un sale and lease back sul fabbricato (iscritto a bilancio per 10,7 milioni) che diventa garanzia per la banca stessa.

L’operazione si fonda su due vantaggi indiscutibili. Il primo è che sarebbe un’operazione analoga ad un pegno su merce destinata a processi di invecchiamento (es. Parmigiano stagionato, Barolo) laddove il valore della garanzia al t0 è inferiore a quello che avrà alla scadenza del finanziamento. In questo caso il valore del fabbricato beneficerebbe degli interventi edilizi, che è auspicabile perseguano anche il recupero delle aree della struttura dismesse, anche per finalità diverse da quelle sanitarie, e attraverso un importante risparmio energetico riducano i rilevanti oneri per il riscaldamento e condizionamento dei locali, costi fissi che incidono per l’8% delle entrate (bilanci 2016) e che già con il business plan redatto nel 2017 avrebbero dovuto ridursi del 30% circa al termine dei lavori.
A questo, si aggiunga come secondo vantaggio il fatto che, almeno una parte di tali interventi, rientrerebbero nell’alveo del citato Superbonus, cedibile alla banca e, pertanto, strumento di rimborso parziale del finanziamento stesso.