Coldiretti, Carnevale e San Valentino all’insegna di cibo e fiori Made in Piemonte

Festeggiare San Valentino con i fiori Made in Piemonte? Si può grazie alle produzioni tipiche del distretto floricolo del Lago Maggiore e non solo. Dopo il crack del florovivaismo italiano dovuto all’emergenza Covid, San Valentino rappresenta l’occasione per un’importante boccata d’ossigeno per le aziende che hanno vissuto la crisi. Il settore florovivaistico ha pagato un prezzo pesantissimo, infatti, con l’azzeramento degli eventi e delle cerimonie. Tipiche del periodo, in Piemonte, sono le camelie e le azalee della varietà Indica. Il florovivaismo piemontese conta numeri importanti: genera una produzione lorda vendibile di oltre 130 milioni di euro di cui con più di 1100 imprese diffuse sul territorio, una superficie complessiva di 1300 ettari, una produzione di piante ornamentali di oltre 10 milioni ed un totale di circa 3500 addetti.

Il fine settimana è anche dedicato al Carnevale quindi oltre ai fiori, ad essere protagonista delle tavole è il cibo. Nei mercati di Campagna Amica e negli agriturismi di tutta la regione sono numerose le iniziative. Al mercato coperto di Asti verranno omaggiate le maschere e le ricette dei dolci tipici di Carnevale, oltre all’esposizione “L’amore per le cose buone”.

“Quest’anno più che mai per gli acquisti sia di Carnevale sia di San Valentino è necessario privilegiare il Made in Piemonte – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale –.Sulla scia del #MangiaItaliano, infatti, consigliamo di comprare gli ingredienti per la preparazione casalinga dei dolci e dei menù presso i mercati ed i punti vendita Campagna Amica per aver la sicurezza di trovare prodotti freschi e genuini, di cui è possibile tracciare la provenienza. Per salvare le imprese florovivaistiche è importante scegliere fiori italiani – proseguono – e sono necessari interventi urgenti e concreti su tutte le scadenze, fiscali e non, per la gestione dei dipendenti e l’accesso agli ammortizzatori sociali. Coldiretti ha chiesto indennizzi a fondo perduto per coprire i danni subiti dalle imprese e garantire la liquidità necessaria a ripartire con i nuovi cicli produttivi, esonerando il settore dal pagamento di imposte e tasse e dei contributi previdenziali e assistenziali”.