Vaccino Covid: per l’Astigiano serviranno almeno 10 centri, ma si attendono novità per il piano vaccinazione

Mentre in Italia il dibattito politico e scientifico verte sul cenone natalizio o sulle piste da sci, il tempo scorre veloce e molto probabilmente a gennaio cominceranno anche in Italia le vaccinazioni contro il Covid. Ma a che punto è l’organizzazione della logistica nel nostro paese e ad Asti? Il modello di riferimento rimane la Germania, dove da metà dicembre inizierà la somministrazione del primo vaccino disponibile, e si stanno già predisponendo centri vaccinali in qualsiasi struttura possa servire allo scopo.

In Italia, invece la macchina logistica è in mano al commissario Domenico Arcuri, che aveva chiesto alle Regioni idonee strutture negli ospedali per eseguire le somministrazioni alle categorie più a rischio, ovvero anziani e sanitari. Queste strutture dovrebbero essere già pronte, visto che la data è dietro l’angolo, ma ad oggi solo 10 regioni su 20 hanno risposto all’appello.
Il Piemonte il piano è già stato inviato come ha confermato ieri l’assessore alla Sanità Luigi Icardi in risposta all’interrogazione a risposta immediata del consigliere Carlo Riva Vercellotti: “Saranno 27 le strutture sanitarie coinvolte nel piano vaccinazioni Covid” che la Regione sta predisponendo” ha dichiarato Icardi per poi precisare che “Entro venerdì prossimo invieremo ad Arcuri l’aggiornamento del piano già mandato nei giorni scorsi”.

La fase più poderosa della vaccinazione partirà però subito dopo con una campagna che secondo gli obiettivi, per raggiungere una immunità di gregge dovrà arrivare a circa il 60- 70% degli italiani. Dati alla mano, si parla di vaccinare più di 180mila persone nella sola provincia di Asti, più di 60mila nel solo capoluogo.
Uno sforzo poderoso: infatti il commissario Arcuri parla di un coinvolgimento delle amministrazioni regionali e comunali nell’individuazione dei luoghi deputati alla somministrazione che dovranno tenere conto di quattri variabili “la temperatura, la modalità distribuzione delle case produttrici, la tipologia di conservazione e la modalità di somministrazione”.
Sempre Arcuri ha stabilito che ci dovrà essere un punto di “conservazione e somministrazione” dei vaccini anti Covid ogni 20mila cittadini.

Quindi, sempre demografia alla mano, almeno tre punti in Asti città e sette sul resto del territorio provinciale.
Al momento, però, all’Amministrazione comunale di Asti ancora non è stato comunicato niente: “Ci siamo mossi con rapidità per allestire il drive in per i tamponi, faremo lo stesso se servirà per i centri vaccinali – ha detto il sindaco Maurizio Rasero – se verremo coinvolti, e se qualcuno ci comunicherà cosa fare, agiremo rapidamente. Ma al momento nessuno ci ha detto nulla”.
Insomma, a livello locale le direttive nazionali sul piano vaccini sembrano non essere ancora arrivate, ma se si vorrà lasciare la pandemia alle spalle, la macchina da guerra anti – covid si dovrà mettere in moto molto presto. Perché ogni giorno di ritardo, con un vaccino a disposizione, significa un costo in vite umane e sacrifici economici sempre meno tollerabile.

Foto di Frauke Riether da Pixabay