Lettere al direttore

Case di Riposo: “I familiari disponibili non possono entrare nelle RSA astigiane come volontari?”

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Riceviamo e pubblichiamo la proposta di una nostra lettrice, rappresentante dei familiari della struttura Casa Mia Asti.


Familiari come volontari nelle RSA astigiane

Dalle ultime notizie provenienti dalle RSA locali si percepisce una situazione piuttosto critica per gli innumerevoli casi di positività degli operatori in primis, e purtroppo, anche di molti ospiti.

Durante la cabina di regia del 9 settembre inerente al protocollo d’intesa fra Unità di crisi- Regione Piemonte- Prefetture- Province e Città Metropolitane si delineava una nuova struttura che sarebbe confluita nell’Osservatorio Regionale. Mi chiedo come mai ad oggi non sia stato ancora nominato un rappresentante dei familiari degli ospiti che risiedono nelle RSA del territorio. Tale rappresentante avrebbe dovuto essere nominato dal TRIBUNALE DEL MALATO, e magari ,avrebbe potuto portare avanti le nostre istanze.

La difficoltà di reperire personale da inserire nelle RSA è cosa nota a tutti, ma, in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo ora, vuoi per ritardi nel tracciamento dei positivi, vuoi per la burocrazia che impedisce di velocizzare gli ingressi di nuovi dipendenti, molte strutture si trovano con l’acqua alla gola.

Il personale, già provato dalla precedente ondata, spesso si trova ad operare con colleghi che non possono fare un’adeguata formazione, allora sorge spontanea una domanda: “Come mai non si può sfruttare la disponibilità dei familiari volontari che sono già stati a contatto con il virus, e quindi sarebbero, ovviamente negativizzati, momentaneamente immuni?”.

I volontari non svolgerebbero ovviamente servizi alla persona, ma potrebbero comunque sollevare il personale da piccole incombenze (porgere il tablet agli ospiti per le videochiamate, ritirare i vassoi dalle stanze dove si consumano i pasti etc.) e soprattutto, porterebbero un piccolo conforto oltre che a loro anche agli ospiti che non possono essere avvicinati dal mese di marzo.
Le attività ludico- ricreative nelle RSA sono state sospese per ovvi motivi, il distanziamento sociale imposto in queste realtà ancor più che altrove per la paura dei contagi, rischia di aumentare il deperimento cognitivo degli ospiti, soprattutto per quelli affetti da demenza, e di promuovere stati depressivi in coloro che tutti i giorni sentono i bollettini di guerra trasmessi dalle trasmissioni televisive.

I volontari dovrebbero presentare garanzia sul loro stato di salute, anche se sappiamo che non sarebbero coperti da garanzie assicurative. Alcune strutture del nostro paese sono già state costrette a ricorrere al volontariato; è di questi giorni la notizia della struttura di Castelfranco Veneto che ha messo a punto “la stanza degli abbracci”…. chissà se sono coperti da assicurazione in caso di rottura accidentale dei guanti che permettono loro di abbracciare i propri cari?
Sappiamo che l’ossitocina prodotta dagli abbracci e dalle carezze è molto più efficace di molti medicinali che vengono giornalmente somministrati ai nostri cari!

Sui social impazza in questi giorni il video di una nonnina, ballerina degli anni ‘ 60, malata di Alzheimer, che aiutata da un operatore, ascoltando in cuffia “Il lago dei cigni”, abbozza ricordandosi perfettamente movenze delicate e sinuose di danza. E’ un video che andrebbe visto dai tutti i nostri giovani.
Non sappiamo il livello di percezione che queste persone hanno della realtà, ma sicuramente sappiamo che la solitudine può far loro molti danni.

Non resta che fare un appello accorato alle istituzioni ma soprattutto ai direttori sanitari delle strutture , gli unici che possono assecondare e promuovere iniziative di questo genere.
Nella speranza che questo appello non rimanga inascoltato e prima che la situazione precipiti del tutto, ricordiamoci che prevenire è meglio che curare.

Sonego Maria Grazia (rappresentante dei familiari Casa Mia Asti)

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