“Restituire alle carceri le professionalità mancanti”, la denuncia del garante regionale dei detenuti Bruno Mellano

“Sono solo 7 i direttori operativi dei 14 Istituti penitenziari piemontesi e diversi di loro sono responsabili di due carceri. A ciò, si aggiunga la carenza strutturale dei ruoli intermedi della Polizia penitenziaria e la cronica mancanza di educatori. Urgono soluzioni che restituiscano al sistema penitenziario le professionalità necessarie”. Lo denuncia il garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano all’indomani della Conferenza nazionale svoltasi a Napoli.

“L’ultimo concorso per dirigenti – ricorda Mellano – risale al 1997, mentre quello indetto lo scorso anno per 45 posti da direttore è stato rinviato al prossimo gennaio per l’elevato numero di candidati e si prevede che i tempi per reclutare i nuovi direttori si allunghino di almeno due anni. Una situazione obiettivamente insostenibile, che ho sottoposto ancora ieri al capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Bernardo Petralia, e che si va cronicizzando sempre più”.

I problemi non sono solo di vertice. Per quanto riguarda la Polizia, sottolinea Mellano, “oltre alla cronica carenza di comandanti, entro marzo 2021 dovrebbero concludersi i tre scaglioni del corso-concorso interno per sovrintendenti e solo allora, forse, ogni Istituto piemontese avrà nuovi sottoufficiali con esperienza e formazione specifiche”.

Su base nazionale, poi, alcune sedi penitenziarie saranno coinvolte dallo scorrimento della graduatoria per 80 posti di vicecomandante. A tal proposito il dipartimento per l’Amministrazione penitenziaria ha deciso, soddisfatte le assegnazioni previste, di attingere da tale graduatoria per coprire le necessità di altri 11 Istituti, tra cui quelli di Saluzzo, Ivrea, Alessandria San Michele, Alessandria don Soria, Biella e Cuneo.

“A tali iniziative – aggiunge Mellano – se ne affiancano altre, quali i concorsi per 18 dirigenti per l’esecuzione penale esterna e per 95 educatori. Rimedi necessari ma non sufficienti”.

A questo proposito, conclude, “occorrerebbe sollecitare l’Amministrazione penitenziaria centrale a prevedere concorsi o chiamate di personale su base territoriale, se non regionale almeno distrettuale, e vincolare l’assunzione a un periodo di servizio significativo ed effettivo nella sede per cui si è presentata la candidatura per evitare inconvenienti come la cronica difficoltà del nostro territorio a reperire le professionalità necessarie”.