Rappresentante sindacale del NurSind querelato dall’Asl di Asti, la difesa del sindacato video

Secondo il Nursind è stato leso il diritto alla critica e alla protesta

“Insolito vedere il vertice di una azienda sanitaria decidere di querelare un sindacalista, in questo caso un infermiere, rappresentante del NurSind, per un fatto comune alle consuetudini delle dinamiche e alle controversie delle relazioni sindacali, per una questione, tra l’altro, abbastanza marginale rispetto alle evidenti e gravi criticità denunciate nei mesi vissuti da noi infermieri a causa dell’emergenza covid-19”

A parlare è Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind Piemonte che continua:”Ancora più insolito se questo viene fatto nonostante una chiara e netta rettifica come spesso accade da entrambi le parti nelle dinamiche delle relazioni e dei conflitti sindacali” .

L’azienda sanitaria in questione è l’ASL di Asti mentre l’infermiere è Gabriele Montana, segretario Nursind Asti.

I fatti sono stati ricostruiti oggi pomeriggio, giovedì 3 settembre, in conferenza stampa al Circolo culturale San Secondo di Asti. Presenti oltre a Montana e Coppolella, gli avvocati Olindo Cazzolla del Foro di Roma e Elena Toppino del Foro di Asti e Salvatore Lo Presti, segretario Nursind Alessandria.

Nel mese di marzo, in piena emergenza sanitaria, Montana, come rappresentante sindacale, aveva raccolto numerose lamentele da parte dei colleghi. Il motivo l’eliminazione dalla busta paga dell’indennità per rischio radiologico agli strumentisti e agli infermieri di anestesia chiamati a prestare servizio nei reparti covid. Nursind aveva mandato un comunicato per denunciare il fatto per poi rendersi conto, il mese successivo, che non era vero: l’indennità era presente. Il 10 aprile nonostante la rettifica del NurSind del 3 aprile con comunicato di scuse nei confronti dell’Asl Asti con risalto sugli organi di stampa locali,  viene comunque depositata in tribunale la querela.

Il 28 luglio a conclusione di indagini preliminari, Montana riceve una querela per diffamazione aggravata. Sarà dunque processato.

A difenderlo gli avvocati Cazzolla e Toppino che dichiarano : “Non capiamo dove sia la diffamazione a fronte di un comunicato di rettifica e scuse. Non sono mai stati usati toni offensivi. Intendiamo difendere non solo la persona, ma il diritto di critica, garantito dalla stessa Costituzione italiana. In una questione così andrebbe inoltre considerata la situazione di quei mesi. Montana lavorava in un reparto Covid come la moglie. Oltre alle preoccupazioni personali si faceva carico delle lamentele dei colleghi. Ci battiamo quindi per la difesa di un diritto di critica dei lavoratori in generale “.

” Stiamo parlando di un collega che prima di essere un sindacalista è innanzitutto un infermiere, che ha lavorato nei reparti covid, è sposato con un’infermiera, anch’essa impegnata nei reparti covid, ed ha una figlia piccola che per mesi non hanno potuto vedere. Parliamo di un collega che ha vissuto sulla propria pelle il dramma, la paura, il sacrificio, il disagio raccontato da tutti in questi mesi – evidenzia ancora Coppolella – Un collega che mentre viveva il suo dramma, essendo anche rappresentante dei lavoratori, ha dovuto raccogliere e vivere anche il dramma, le paure e soprattutto le segnalazioni da parte di centinaia di infermieri ed operatori sanitari che non trovavano alcuna risposta da parte dei vertici aziendali”.

“Anche ad Asti, come in tutta la regione, NurSind – il sindacato delle professioni infermieristiche – non ha fatto mancare il proprio sostegno a chi era in prima linea rivendicando prima e denunciando poi, attraverso tutti gli strumenti a disposizione, le difficili condizioni di lavoro. Forse qualcuno ha già dimenticato, noi no. Non abbiamo dimenticato che ci è stata abolita la quarantena preventiva per legge, non abbiamo dimenticato di aver lavorato senza dispositivi dì protezione individuale, non abbiamo dimenticato di non essere stati sottoposti a tampone, non abbiamo dimenticato di non avere avuto una sorveglianza sanitaria, non abbiamo dimenticato l’assenza di percorsi “sporco/puliti”, non abbiamo dimenticato di essere diventati untori dei nostri pazienti, familiari, infine non abbiamo dimenticato i nostri morti, i nostri malati e una percentuale di contagiati elevatissima.
Di fronte a tutto ciò non ci siamo sottratti alle nostre responsabilità di professionisti, ma neanche a quelle di rappresentanti sindacali degli infermieri avendo il dovere di tutelare i diritti e la sicurezza di chi era in prima linea, ma anche quella dei cittadini in un momento particolarmente delicato dove le decisioni cambiavano di ora in ora e di conseguenza anche le nostre rivendicazioni. Deve forse pagare il nostro rappresentante il fatto di aver rilasciato dichiarazioni e aver denunciato situazioni e condizioni di lavoro pericolose e inadeguate fondate su fatti reali che hanno avuto rilevanza nazionale? Deve forse pagare il nostro rappresentante il fatto di aver avuto il coraggio di esporsi a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori e dei cittadini?”

” Non voglio entrate in merito all’azione giudiziaria della quale si occuperanno i nostri legali, ma mi pare di poter affermare che qui è in gioco la libertà di difesa dei diritti dei lavoratori, la libertà di rappresentanza”.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per ribadire che ad oggi i premi promessi in Piemonte non sono ancora arrivati.
“Nonostante le promesse i premi non sono arrivati ma le querele si” ha concluso Coppolella.
All’incontro ha preso parte anche la vice presidente dell’ Ordine delle professioni infermieristiche di Asti, Carmela Di Rende, esprimendo stima, solidarietà e sostegno nei confronti del collega.