Pista ciclabile al posto della ferrovia: marcia indietro sulla riapertura della Nizza-Castagnole-Alba

Mario Didier, Orsa: "Si parla di una linea da un ampio bacino di utenza smantellata per pochi appassionati di cicloturismo"

Il turismo sta diventando il settore su cui si sta indirizzando sempre più l’economia della Provincia di Asti. Tanto che i comuni intendono puntare su una pista ciclabile piuttosto che su una linea ferroviaria che potrebbe trasportare giornalmente centinaia di pendolari.

E’ questa quindi la sostenibilità ambientale? Far girare più automobili ma affiancandole ad una pista ciclabile di 37 km utilizzata da turisti del weekend? Che ne è dei discorsi sulla riapertura dei tratti di ferrovia Nizza-Castagnole Lanze-Alba e Asti-Alba che tanto hanno tenuto impegnati i politici a livello locale e regionale tra il 2017 e il 2018? E dei treni storici che su quelle stesse tratte hanno viaggiato accendendo la speranza di un ritorno alla piena operatività?
Sono queste le domande che in tanti si stanno ponendo.

Cerchiamo di ricostruire i fatti.

Il recente passato

Fino al 2012 le tratte Nizza-Alba e Asti-Alba erano funzionanti e molto utilizzate. Dopo un parziale cedimento della collina dove si trova la galleria Ghersi (tra Castagnole Lanze e Alba) però la linea è stata interrotta.
In questi anni sono nati diversi Comitati di pendolari per la riattivazione della linea. E’ stato addirittura creato un Tavolo tecnico per la mobilità sostenibile. Il 25 ottobre 2017 era stato firmato un “Protocollo di intesa” tra Regione Piemonte e tutti i comuni interessati al passaggio della linea per il suo ripristino. Ci sono stati addirittura degli investimenti da parte di Fondazione FS che su quella linea ha fatto girare convogli storici.
Era il novembre del 2018: con grande interesse da parte dell’opinione pubblica era stata aperta la  linea ferroviaria Asti-Castagnole Lanze-Canelli-Nizza per il passaggio di due treni storici. Quello sembrava potesse essere l’inizio di un graduale ritorno all’operatività di tutta la linea.

Qualche giorno fa

Lo scorso 14 agosto la Giunta del comune di Nizza Monferrato ha approvato il Protocollo d’intesa per la realizzazione di una pista ciclabile sull’ex percorso ferroviario Alba-Nizza Monferrato.
Si legge nel documento: “Si delibera di approvare il Protocollo d’Intesa con il quale si istituisce tra Regione Piemonte e i Comuni di Alba e Nizza Monferrato attraversando i territori dei comuni di Barbaresco, Neive, Coazzolo, Calosso, Castiglione Tinella, Costigliole d’Asti, Castagnole delle Lanze, Santo Stefano Belbo, Canelli, Calamandrana e con l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero e l’associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe – Roero e Monferrato, una collaborazione per disciplinare le modalità di progettazione e realizzazione di una pista ciclabile su sedime ferroviario in disuso che comprenda il tratto tra Alba (CN) e Nizza Monferrato (AT) per un totale di km 37″.
Tra le ragioni della scelta ci sono: “ampliare e arricchire l’offerta turistica-ambientale del territorio Langhe Monferrato Roero che è uno dei settori trainanti dell’economia, dato il particolare richiamo nei confronti del turismo straniero; il cicloturismo è un fenomeno in forte espansione in tutta Europa; che in Europa sono state sviluppate e sono in fase di sviluppo le “greenway” (strade verdi), vale a dire percorsi ciclabili dedicati esclusivamente al trasporto lento su due ruote, realizzati su ex sedimi ferroviari oramai in disuso; che la  realizzazione di un sistema cicloturistico nel territorio di Langhe Monferrato Roero comporterebbe una crescita del brand di territorio”.
La pista ciclabile è realizzabile “visto che sul territorio di Langhe Monferrato Roero è presente un tratto di ferrovia in disuso da parte di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) che collega i comuni di Alba e Nizza Monferrato attraversando i territori dei comuni di Barbaresco, Neive, Coazzolo, Calosso, Castiglione Tinella, Costigliole d’Asti, Castagnole delle Lanze, Santo Stefano Belbo, Canelli, Calamandrana”.

Le reazioni

La prima reazione arriva dal mondo sindacale. A parlare è Mario Didier, rappresentante sindacale Orsa intervistato da Mario Malandrone, consigliere di minoranza del Comune di Asti, in una diretta Facebook.
“Il 14 agosto vediamo spuntare questa delibera e siamo letteralmente caduti dal pero. Nessun Comitato è stato coinvolto nella discussione. Nessun sindacato. Tutto è partito esclusivamente dalle amministrazioni”.
Si parla di una linea che è una delle più produttive tra le linee minori secondo uno studio dell’Agenzia della Mobilità. “Ha senso di attivare quella ferrovia per la potenzialità della linea e il bacino di utenza – continua Didier – Si parlava di circa 2000 al giorno pendolari prima dell’Unesco e dell’unione dei Tribunali di Alba e Asti. Le condizioni per la riattivazione ci sono”.
“A ottobre 2017 a Neive, i comuni interessati al passaggio della linea avevano firmato un protocollo di intesa per riattivarla . Si pensava che la galleria Ghersi non fosse recuperabile, ma dopo un’analisi di RFI si è scoperto che era possibile rimetterla a posto. Ora alcuni degli stessi comuni che avevano firmato quel protocollo ne firmano uno opposto indirizzato alla dismissione della tratta per un progetto di ludociclismo”.
Se molti di quei comuni che nel 2017 avevano firmato il protocollo per la riattivazione, ora ne hanno approvato uno opposto, altri come Asti, sono stati in disparte, non prendendo parte nella discussione.

Questioni lessicali e diverse interpretazioni del concetto di sostenibilità

Il punto su cui è giusto soffermarsi e che può far generare fraintendimenti è lessicale. Nella delibera si legge che la linea è in disuso. Cosa si intende? Perchè un conto è una linea sospesa, altro paio di maniche è una linea dismessa.
“Una linea è sospesa – spiega Didier – quando non circolano treni ma l’infrastruttura è esistente. Il committente (Regione Piemonte) ha le competenze per decidere se lasciare o togliere un servizio. Se chiede al gestore dell’infrastruttura (RFI Rete Ferroviari Italiana) la riattivazione, RFI è tenuta a riattivarla. Una linea sospesa è messa in congelatore pronta ad essere riutilizzata”.
“Una linea dismessa è tale quando si decide di non utilizzarla più in concerto tra Regione, Infrastruttura e Ministero dei Trasporti: non è più demanio ferroviario e può essere utlizzato per altri scopi”.
E allora se la linea è solamente sospesa (cosa certa visto che nell’elenco delle linee dismesse non appare) perché non investire nella sua riattivazione che potrebbe interessare secondo quando evidenziato da Didier migliaia di persone invece che su una pista utilizzata verosimilmente da poche decine di persone (soprattutto stranieri) all’anno?
“Non si può pensare che la bicicletta diventi un mezzo di trasporto pubblico al pari del treno – ironizza Didier – Non voglio dire che le piste ciclabili non siano importanti. Non ci deve essere contrapposizione. La bici è complementare al trasporto pubblico”.

E allora? Cosa si intende per sostenibilità? Quella bella parola che viene tirata in ballo (e spesso tirata anche per i capelli) con cui piace arricchire relazioni e documenti (la pista sarebbe una greenway il riferimento al verde e alla sostenibilità è quindi evidente)?
La sostenibilità è quella di un turismo lento a misura di persone e territori e la bici ne è l’emblema. Ma puntare su quello negando la possibilità a migliaia di persone di utilizzare un mezzo di trasporto pubblico come il treno aumentando il traffico veicolare di aumtomobili ben più inquinante è sostenibile?

I costi

Ma quanto costerebbe riattivare la linea ferroviaria? Non ci sono stime esatte. “Un conto è l’elettrificazione della linea, che comporterebbe un costo abbastanza elevato. Ma su quella linea possono girare tranquillamente treni a metano o idrogeno. In ogni caso sarebbe il Ministero dei Trasporti a sostenere la spesa. Si tratta quindi di una questione politica tenendo conto che Fondazione FS ha già investito molto in questi ultimi anni per la riattivazione e il passaggio dei convogli storici. Si parla del 90% dei costi” conclude Didier.