Riapertura sale scommesse, i rischi per i giocatori d’azzardo patologici

Il punto di vista della psicoterapeuta Eva Muzzupappa, mentre in Regione è scontro tra maggioranza e opposizione sulla Legge 9/2016

“C’era di quei che giocavano per vivere e si giocavano le case e le terre”.

Così Anguilla ne “La luna e i falò” metteva in guardia il giovane Cinto dal gioco d’azzardo che portava le persone a perdere tutto, perfino la famiglia.

In tempi di crisi economica e di povertà, il gioco d’azzardo aumenta. Non è una novità, ma un dato accertato.

“Ci si può aspettare un picco nei prossimi mesi. Fare una giocata viene visto come un investimento: il soldo facile che arriva tutto insieme senza però calcolare quanto si è perso prima”.

A spiegarlo è Eva Muzzupappa, psicologa presso le ASL di Piemonte e Lombardia, specializzata nel trattamento delle dipendenze da e senza sostanze (alcol, droghe, tabacco, gioco d’ azzardo patologico, internet) e nel counseling breve per la prevenzione, presso gli istituti di scuola superiore.

“I giocatori patologici sono per la maggior parte disoccupati, cassa integrati e pensionati. Nel periodo di lockdown sicuramente hanno sofferto molto. Ora con la fase 3 e la riapertura anche di sale slot, sale scommesse e bingo, potranno ritornare a giocare con un rischio elevato di dover arrivare a chiedere prestiti in giro con un moltiplicarsi di casi di usura. Nei prossimi mesi c’è da aspettarsi un aumento del fenomeno”.

Dello stesso parere anche gli operatori del SERD di Asti (Servizio per le Dipendenze Patologiche). “In questi mesi ovviamente la dipendenza da gioco d’azzardo ha avuto una riduzione consistente. Alcuni giocatori si saranno rivolti al gioco online, ma la maggior parte del nostro target di utenti  non ha tutta questa dimestichezza con la tecnologia. Le conseguenze della riapertura si vedranno a partire da agosto. Ci aspettiamo famiglie indebitate che arrivano a sfasciarsi”.

Dinnanzi a questo verosimile scenario,  l’emendamento alla legge sul Contrasto al Gioco d’azzardo patologico (GAP) – Legge 9/2016, voluto dalla Giunta regionale è sembrato piuttosto fuoriluogo a molti professionisti del settore, nonché della minoranza del Consiglio Regionale.

La scorsa settimana infatti, la Giunta Cirio  ha emesso un emendamento alla legge sulla ludopatia che dal 2016 ha cominciato a contrastare il fenomeno con limitazioni di orario alle sale slot e distanze da mantenere rispetto ai cosiddetti luoghi sensibili come scuole, centri per anziani, banche e bancomat (300 metri nei comuni con meno di 5000 abitanti e 500 metri nei comuni con più di 5000 abitanti).

Si tratta di una legge retroattiva. Significa che gli esercizi che si trovano in una situazione irregolare hanno tempo per adeguarsi: 18 mesi per bar e tabaccherie e fino a 5 anni per sale scommesse e sale slot. E proprio sul punto della retroattività la maggioranza regionale intendeva operare.

“Chi ha aperto dopo il 2016 si adegua alla legge attualmente in vigore anche se cambieremo l’articolo che agisce sulla retroattività – spiegava alcuni giorni fa l’assessore al Bilancio e Finzanze Andrea Tronzano – Oggi, il problema dei piemontesi è il lavoro e noi vogliamo salvare i posti di lavoro. Proibire significa aprire alla illegalità, garantire il gioco legale significa limitare le infiltrazioni criminali. Abbiamo quindi deciso di salvaguardare l’occupazione: nulla è più urgente! Migliaia di lavoratori, uguali agli altri e non meno importanti, che soffrono, che piangono, che hanno figli, che hanno un mutuo a carico devono avere risposte”.

Il “Riparti -slot” come è stato battezzato, era indirizzato, secondo la maggioranza, a sostenere i lavoratori  del mondo delle scommesse ed evitare il gioco illegale, ma si è subito scontrato con le opposizioni e numerose associazioni, prime tra tutte le Acli, che si sono mosse per chiedere al presidente Cirio di prendere in mano la questione e far ritirare l’emendamento.

“Con la legge 9/2016 – scrive il presidente Regionale delle ACLI Piemonte Massimo Tarasco – abbiamo iniziato un percorso di civiltà per tutelare le famiglie piemontesi di fronte ad un fenomeno che va ben oltre il gioco.
Tornare indietro come propone una parte della maggioranza significa rigettare la società piemontese più fragile nelle fauci del gioco in un momento di crisi dove la tentazione della sorte potrebbe essere anche più seducente. Inoltre un tale provvedimento metterebbe in crisi le tante imprese che hanno riorganizzato, con sacrificio, la propria offerta, per rispettare le norme”.

Fa eco Barbara Rosina, presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: “Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico deve essere osservato in modo attento: se da un lato la cancellazione della retroattività aumenterebbe i posti di lavoro del settore, con nuove aperture di locali slot machine e VLT, dall’altro farebbe aumentare il numero dei giocatori, anche quelli problematici che diventerebbero un rilevante problema sociale nel medio e lungo periodo. I costi sociali che un soggetto con una dipendenza da gioco d’azzardo produce attraverso le sue perdite economiche sono numerosi: perdita delle relazioni familiari e amicali, perdita del lavoro, accesso smisurato a crediti con conseguente sovraindebitamento, rischio di reati correlati alla necessità di procurarsi il denaro”.

A seguito delle pressioni da più parti, dopo il confronto del presidente della Regione Alberto Cirio con i capigruppo di minoranza in Consiglio regionale, il centrodestra ha fatto retromarcia e ritirato l’emendamento.

Salva quindi l’azione di prevenzione messa in atto con questa legge: la facile disponibilità di apparecchi attirerebbe infatti un numero sempre più ampio di soggetti aumentando la percentuale di chi può sviluppare una dipendenza.

“Le sale slot sono comunque riaperte e potrebbero diventare, in questo momento storico, un richiamo al soldo facile. Le casse dello Stato sicuramente andranno meglio nei prossimi mesi – afferma ironica Muzzupappa che continua – Chi si trova in difficoltà può rivolgersi a specialisti, ai SERD delle Asl e a cliniche private specifiche per il settore dipendenze”.

Ad Asti il SERD è attivo tutti i giorni dal lunedì al venerdì dlle 8 alle 10, dalle 12 alle 13,3o accesso diretto e il martedì anche al pomeriggio dalle 15,30 alle 17,30. Per appuntamento chiamare 0141.482817.


Eva Muzzupappa

Eva Muzzupappa consegue nel 2005 la Laurea Magistrale  in Psicologia Clinica e di Comunità, presso la facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Torino. Diventa Psicoterapeuta Cognitivista nel Novembre 2012 presso la scuola di specializzazione “Centro Clinico Crocetta” di Torino. Ha prestato, e presta tuttora, servizio come psicologa presso le ASL di Piemonte e Lombardia, specializzandosi nel trattamento delle dipendenze da e senza sostanze (alcol, droghe, tabacco, gioco d’ azzardo patologico, internet). Infine è autrice insieme a Claudio Secci del libro “Così non vale”: attraverso i racconti delo scrittore Secci e gli interventi clinici della psicoterapeuta Muzzupappa l’obiettivo è quello di sensibilizzare sul problema della dipendenza da gioco d’azzardo e di indicare le linee guida per il suo trattamento.