Lettere al direttore

“Fase due, manodopera agricola: se il buongiorno si vede dal mattino….”

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Riceviamo e pubblichiamo

“Si parla tanto di fase 2 ed è giusto che sia così, è corretto che le Istituzioni si diano da fare per pianificare al meglio la ripartenza o meglio quella che viene definita una “Nuova alba” o meglio un nuovo dopoguerra.

Però nel dopoguerra, ci fu chi si tirò su le maniche e lavorò sodo, principalmente in agricoltura, che era il maggior sostegno, se non l’unico alla nostra, economia di quei tempi.
Nessun si rifiutò di piegare la schiena, i nostri nonni e padri ci consegnarono qualche anno dopo una nazione in sviluppo nella quale noi abbiamo potuto crescere con le nostre famiglie e vivere una vita, anche se non per tutti, degna di essere chiamata così.

Adesso si parla di ripartenza, ma se andiamo a vedere le prime mosse non c’è nulla che ci faccia pensare che le cose possano andare nello stesso modo
E’ dei giorni scorsi l’annuncio del sindaco di una cittadina del cuneese che gli necessitano migliaia di extracomunitari, o almeno di cittadini rumeni per la raccolta di frutti prevista dall’inizio della prossima estate.

Non so neanche a che colore politico appartiene questo sindaco, né ci interessa criticare una ministra che vuole i lavoratori stranieri.
Ma mi pongo una domanda.
Ma questi signori, presi individualmente perché continuano a chiedere lavoratori stranieri?
Sappiamo perfettamente che in Italia ci sono circa tre milioni di persone che hanno il reddito di cittadinanza, e che per trovare un lavoro a ognuno di essi sono stati assunti migliaia di “navigator” che dovrebbero lavorare per trovare del lavoro a quelli che lo percepiscono, è il momento di utilizzarli, o no?

Ma non ci sono solo i percettori di redditi di cittadinanza. Ci saranno per questa estate centinaia di migliaia di persone che non avranno più il loro reddito. Mi riferisco agli addetti ai locali di ristoro, ristoranti, bar, spiagge, perché non dare l’occasione anche a loro di fare qualche cosa e di guadagnare qualche cosa in più oltre ai famosi 600 (o 800) euro che il Governo ha loro promesso?

Essendo noi, qui, in una realtà, dove, fino ad oggi, per fortuna, l’attività agricola e di trasformazione dei prodotti ci ha salvato dal baratro in cui ci avevano portati l’abbandono delle aziende insediate sul territorio, possiamo capire benissimo che queste cose, che fino a qualche anno fa facevamo noi, le potremmo di nuovo fare adesso che siamo di nuovo in stato di necessità?
Possiamo immaginare che la vendemmia nei nostri territori possa essere una cosa ordinata e fatta da noi invece di obbligare i sindaci a fare i salti mortali per trovare la sistemazione di migliaia di lavoratori provenienti dall’estero che arrivano nei paesi?

Certo, la situazione si è creata, nel tempo, da regole assurde, che impediscono al cugino di venirti ad aiutare a vendemmiare, di dover pagare profumatamente, a suon di tasse e contributi, ogni eventuale lavoratore italiano mentre se c’è di mezzo una cooperativa con sede in Romania, il costo del lavoro e le responsabilità derivate dalle leggi sono molto minori.

Purtroppo, al momento, l’alba del nuovo dopoguerra, stante queste prese di posizione, noi non la vediamo, e forse, dovremo dare ragione all’ Olanda e alla Germania che, non vedendoci chinare la schiena, ma pretendere che vengano altri a piegarla per noi, si chiuderanno ancora di più nel loro mondo, che non è migliore del nostro come livello di vita, ma almeno lo è come livello di serietà nell’affrontare i problemi che la vita ci pone.”

Lettera firmata

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