Lettere al direttore

“Fase 2 in Piemonte? Non si gioca con la salute, e si lascia l’ultima parola agli esperti in salute e non in economia”

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Riceviamo e pubblichiamo


Il Piemonte non va bene, i contagi non diminuiscono, a differenza di quanto succede in altre regioni del Nord che pur partivano da una situazione iniziale più grave. Ci stiamo avvicinando pericolosamente ai livelli percentuali di Bergamo e Brescia.

Alcune domande. Perché in Piemonte si effettuano così pochi tamponi, anche 10 volte in meno che in altre regioni? Corrisponde al vero che, per ottenere un test, occorra febbre alta e da almeno 3-4 giorni? Cosa non ha funzionato nel sistema sanitario in questa regione?

A fronte di ciò, appare incomprensibile e al limite dell’incoscienza che il Presidente del Piemonte si accodi ad altri e chieda di “riaprire” in tutta fretta. Qui sarebbe da continuare l’allerta e chiedere tutti gli aiuti possibili, altro che Fase 2! E anche dove stanno meglio, si ricordino dell’influenza spagnola di un secolo fa, che a primavera sembrava cessata e in estate riprese con maggior virulenza, facendo milioni di morti. Non si gioca con la salute, e si lascia l’ultima parola agli esperti, intendendosi gli esperti in salute e non in economia.

Non c’è ragione confindustriale che tenga, ed è facile da capire: ogni sistema economico ha quanto meno bisogno di persone vive, o no? Prepariamo senz’altro il dopo, ma lo metteremo in atto quando sarà possibile. E rivediamo da subito cosa e come e dove produrre, le priorità dovranno essere riviste tutte quante.

Mentre ci sono, un suggerimento per il dopo: per carità leviamo la sanità dalle mani delle Regioni, che hanno dato pessima prova. Solo grazie ai lavoratori e alle lavoratrici della sanità, stiamo evitando una catastrofe peggiore.

Luisa Rasero

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