Coronavirus: “Uomini, superuomini, eroi, nuovi eroi e …. qualche domanda”

Riceviamo e pubblichiamo

Il momento che viviamo mostra come davanti ad un pericolo le risposte degli uomini non siano uguali, risentendo del carattere e della capacità di correre rischi di ognuno. Ne conseguono UOMINI, SUPERUOMINI, EROI E NUOVI EROI.

Gli “uomini”: sono coloro che davanti ad un rischio cercano di ridurlo al minimo in tutti i modi, anche quelli al limite del lecito, ad esempio certificati medici di comodo. Ricorrendo anche alla giustificazione, almeno ai loro occhi, di non voler far correre ai propri congiunti il medesimo rischio. Per loro vale quanto dice Don Abbondio, dopo l’incontro col cardinale Borromeo; “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

I “SuperUomini”: sono coloro che invece restano al loro posto di lavoro, spesso in circostanze di non assoluta sicurezza per la mancanza dei necessari presidi di prevenzione, ed assicurano a tutti gli altri di poter continuare a svolgere una vita “normale” ed ad essere curati, quindi tutto il personale sanitario, tutti gli addetti alla filiera alimentare, ai trasporti, alle pulizie, al commercio, all’agricoltura ecc.
A loro va il nostro più grande G R A Z I E e tutta la nostra RICONOSCENZA.

Gli “EROI”: sono coloro che per permetterci di continuare a vivere in questa nuova normalità e per curare quanti si sono ammalati, ci hanno rimesso la propria vita. Per LORO non ci sono parole per esprimere il nostro GRAZIE, Ai loro famigliari il nostro più sentito cordoglio.
Ne avremmo volentieri fatto a meno!

I “NUOVI EROI”: sono coloro che, essendo in pensione, non hanno esitato a proporsi volontari ed a rendersi utili dove c’era necessità a causa della tremenda emergenza che stiamo attraversando. Di loro abbiamo ed avremo sempre, in ogni emergenza, un immenso bisogno.
Anche a loro il nostro più grande e riconoscente GRAZIE.

Per tutti, “SUPERUOMINI, EROI e NUOVI EROI” si dovrà, una volta finita l’emergenza trovare un modo tangibile di dimostrare la nostra riconoscenza. Gli elogi meritatissimi, loro tributati, non possono infatti essere la nostra sola forma di ringraziamento.
Ed ora alcune riflessioni sulla vicenda covid 19:

Perché ancora oggi, ad oltre un mese da quel 23 febbraio che a Codogno ha segnato l’inizio di questa terribile vicenda, mancano, ad esempio, i presidi necessari a svolgere in tutta sicurezza il lavoro più necessario; la cura degli ammalati?

Ci si dice che perché il virus è nuovo e quindi non lo conosciamo, vero! Ma forse che quotidianamente nei reparti di malattie infettive e tropicali dei nostri ospedali, gli operatori, non vengono in contatto con agenti patogeni di ogni tipo senza infettarsi o, ancora più grave, morire?

La risposta a questa domanda sta forse nella mancante o insufficiente dotazione dei necessari presidi a tutela degli operatori?

E se così è perché non ne avevamo, ed ancora non ne abbiamo, a sufficienza? Perché, ad esempio, ANCORA, mancano o scarseggiano, i reagenti per fare i tamponi? E le mascherine? E gli occhiali e tutti gli altri presidi individuali? Chi avrebbe dovuto curarne l’approvvigionamento e la distribuzione?

Ed ancora, nonostante che fin dall’inizio si sia indicato negli anziani la categoria a maggior rischio di vita, perché si é lasciato che le case di riposo, le RSA, diventassero, dappertutto anche nel nostro Piemonte, veri e propri focolai di epidemia con un numero inaccettabile di decessi?
Che fretta c’è di riaprire le fabbriche se poi non se ne possono acquistare i prodotti dovendo restare a casa?

Quale urgenza fa si che si continuino a costruire armamenti come ad esempio i caccia F35?

Ed infine, l’invito pressante e continuo (non c’è trasmissione televisiva che non lo faccia), quasi un pressing morale, a donare alla Protezione Civile. Premesso che, l’atto di donare è sempre ammirevole, ognuno non dovrebbe essere lasciato assolutamente libero di decidere se, quando ed a chi far pervenire il proprio aiuto? Ed ancora, alla Protezione Civile; Dipartimento tanto importante, quanto BENEMERITO della nostra Pubblica Amministrazione; a metterla in grado di essere sempre pronta ad accorrere in aiuto di chi ha bisogno; non si dovrebbe provvedere con la fiscalità generale? In altre parole con le nostre tasse? Invece che dipendere dalla generosità degli Italiani? Ai miei occhi questi interrogativi, cui qualcuno la Magistratura (?), a tempo debito dovrà provare a dare delle risposte esaustive, testimoniano di una impreparazione complessiva di tutta l’Amministrazione che trova conferma anche in quella sorta di mantra ricorrente che sono diventati “NELLE EMERGENZA, L’ITALIA DA’ IL MEGLIO DI SE” e “CE LA FAREMO”.

Per quanto riguarda l’emergenza preferirei che noi Italiani non fossimo costretti a dare il meglio nelle emergenze ma che ci preparassimo ad affrontarle con metodo evitando di farci trovare impreparati.

Da ultimo, non ho alcun dubbio che “Ce la faremo”, e vorrei vedere che un virus, per quanto nuovo infettante e pericoloso possa distruggere un Paese, sia esso l’Italia o qualsiasi altro, il punto é a QUALE PREZZO!!!!! E se si poteva evitare di pagarlo o se ne poteva pagare un altro magari infinitamente minore soprattutto in termini di vite umane.

L. Sposato