L’astigiano Cesare Quaglia in Senegal: “Agricoltura a rischio a causa dei cambiamenti climatici”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervista a Cesare Quaglia raccolta da Mario Malandrone con la collaborazione dei volontari in servizio Civile Universale del CPIA 1 ASTI (Emanuel Rissone e Lucia Tonel). 

Cesare Quaglia è volontario del CPAS ONLUS (Comitato Pavia Asti Senegal) che opera in Casamance e attualmente si trova in Senegal per un progetto di cooperazione decentrata con il Comune di Asti. Si tratta un progetto di rafforzamento dell’ attività di orticoltura per le donne della zona di Koubalan-finanziata dalla regione Piemonte. A livello locale vi sono altri partner: ad Asti il CPIA, il Consorzio Coala , l’ASIAP e il PIAM, mentre in Senegal il Comune di Koubalan, il dipartimento di Bignona e il KDES.

Lei attualmente è in Senegal per un progetto di cooperazione, quali emergenze sta notando?
Ci siamo sempre occupati di sviluppo agricolo e in particolare di risicoltura,principale attività dell’area. Ogni anno dal 2007 ho visitato e lavorato nelle risaie e ho sempre scattato immagini nello stesso luogo e stagione per avere una memoria visiva e per tenere una scansione nel tempo dei cambiamenti del luogo. Dalle foto si notano enormi cambiamenti, per esempio l’inizio della stagione delle piogge e nella durata. Le foto testimoniano che
piove meno.

cesare quaglia in senegal

Senza una serie storica si può pensare a un’anomalia, nelle sue foto invece si nota un cambiamento, è solo un fenomeno dell’estate del 2019 oppure possiamo pensare a un cambiamento climatico?
Si il cambiamento c’è, come dicevo sono meno i giorni di pioggia ed è cambiata la dinamica della stagione delle piogge, che incide sui raccolti. Mi verrebbe da dire, con le dovute distinzioni, come nel territorio in cui opero come agricoltore durante l’anno, cioè Asti.

Quali sono le cause secondo lei del cambiamento nella stagione delle piogge?
La pressione della deforestazione, dello sfruttamento del legno pregiato, fa sì che cambi l’equilibrio delicato che regola la piovosità. la stessa popolazione della Casamance, i Diola, è sensibile a questo sfruttamento forestale.

Quindi c’è una consapevolezza da parte della popolazione? e da parte delle autorità politiche e delle istituzioni?
C’è una forte consapevolezza da parte della popolazione e delle istituzioni locali nel proteggere e nel riforestare.

Quali riflessioni sta portando questa anomala stagione delle piogge o questo cambiamento progressivo negli anni e molto evidente nel 2019?
Intanto c’è una situazione di forte inquietudine, in questi giorni si attende la pioggia sperando che non sia ancora tutto compromesso, negli anni abbiamo cambiato il modo di coltivare per seguire i cambiamenti delle piogge.

cesare quaglia in senegal

Quindi come ONG e come comunità locali come avete operato?
Operiamo in ambito agricolo, supporto alla professionalità, in orticoltura, abbiamo operato per rendere indipendente la popolazione sull’utilizzo delle sementi e trasformato il lavoro nei campi attraverso la meccanizzazione in risicoltura. Abbiamo effettuato qualche azione di rimboschimento e tutela ambientale. Abbiamo avviato azioni di microcredito. Attualmente non ci sono progetti finanziati per la risicoltura.

La cooperazione decentrata offre la possibilità di scambio e di cooperazione tra realtà locali: la realtà di Koubalan e il Comune di Asti. questi cambiamenti come interrogano i partner europei?
Ci pone un’evidenza, da agricoltore di Asti mi rendo conto, con le dovute differenze di contesto, di quanto il problema sia simile, molto simile! Le campagne sono condizionate dagli stessi svarioni meteo sia in Italia che in Senegal. Le riflessioni che si stanno facendo in Europa, ad Asti, sui cambiamenti climatici sono le stesse che toccano da vicino la realtà in cui sto operando in Africa.

Quali cambiamenti dovrebbero essere attuati, o cosa non ha funzionato ancora nel proteggere il ciclo dell’acqua nella regione della Casamance?
C’è consapevolezza dell’importanza del proteggere ma il problema è la deforestazione spinta dal mercato che trasforma l’equilibrio nel ciclo dell’acqua e della piovosità in una nuova situazione in cui è a rischio l’attuale ecosistema. Questa deforestazione spinta dal mercato sovrasta in senso economico gli altri tentativi più sostenibili. Bisogna tenere presente che il Senegal è un paese giovane in crescita ma ancora povero. Stanno cambiando i livelli di inquinamento delle città, del traffico, delle attività produttive è un equilibrio delicato in cui occorre lavorare per salvaguardare agricoltura sostenibile e ambiente. C’è un cambiamento globale del clima dell’Africa Subsahariana che ha a che fare con le emissioni di gas serra e qui se ne dibatte molto, perché mina la sussistenza alimentare.

Perchè quello che avviene in Casamance dovrebbe interessarci?
Si possono richiamare valori come la sensibilità ambientale, la solidarietà, ma il mondo è sempre più connesso. Piemonte e Casamance sono coinvolti dalle stesse problematiche globali: la sovranità alimentare, la globalizzazione, i cambiamenti climatici. La povertà e i problemi climatici che incidono sull’agricoltura spingono i giovani a migrare.
Per questo motivo investiamo attraverso il progetto Percorsi della Regione Piemonte in formazione professionale destinata a cento giovani e con sette startup attivate.
L’interesse collettivo è combattere la povertà con il sostegno allo sviluppo di quelle comunità e dei giovani. C’è una migrazione interna verso le città con i conseguenti problemi di forte urbanizzazione e inquinamento e una conseguente migrazione esterna verso l’Europa e in cerca di migliori opportunità.
Serve un impegno internazionale nella cooperazione allo sviluppo e contro l’inquinamento ed il cambiamento climatico, che contrasti lo sfruttamento insostenibile delle risorse naturali.