I risultati dell’analisi economica della CGIL: “Asti non gode di buona salute”

Migliora il clima di fiducia delle imprese dopo il raffreddamento del primo trimestre, ma Asti e Biella restano in zona negativa.

Complessivamente, nelle imprese piemontesi dei servizi, prevalgono sia nel primo sia nel secondo trimestre dell’anno le attese positive su quelle negative (ad eccezione dell’export), mentre nell’industria si è osservato un marcato deterioramento della fiducia durante il primo trimestre, migliorato significativamente nel trimestre successivo rispetto all’occupazione, alla produzione, agli ordinativi e all’export. Peggiorano invece le attese sulla redditività: un possibile segnale del fatto che le imprese hanno adottato una strategia di contenimento dei prezzi per mantenere le proprie posizioni sui mercati. In tutte le province ad eccezione di Biella il saldo ottimisti-pessimisti circa la produzione (nel complesso dei settori) è migliorato, allontanando per il momento il pericolo di una svolta recessiva. Le stime inducono all’ottimismo circa la ripresa di Alessandria, Cuneo, Novara e del Canavese. Ad Asti, tuttavia, questo indicatore, dopo l’improvviso deterioramento tra il quarto trimestre del 2018 e il primo del 2019, è ancora negativo e pari a -5,5% (saldo ottimisti-pessimisti rispetto al totale).

Previsioni investimenti nel II trimestre del 2019. Nel primo trimestre la percentuale di aziende piemontesi disposte ad effettuare investimenti è calata in tutte le aree piemontesi su base tendenziale, ad Asti dal 33,3% al 23,1%. Si tratta di segnali che sembrano confermare le stime preliminari dell’Istituto Prometeia sul calo degli investimenti (-0,4% tra il 2018 e il 2019).

Un’indicazione del peggioramento della congiuntura economica astigiana è rappresentato dal calo delle assunzioni nel settore dell’industria in senso stretto dove, tra il primo trimestre del 2018 e il primo trimestre del 2019, si è verificata una riduzione del 20,8% dei nuovi contratti. Dei principali comparti, il tessile è l’unico ad aver mostrato una dinamica positiva (+35,3%), mentre preoccupa il forte rallentamento degli avviamenti nel settore chimico (-41,2%) e metalmeccanico (-22,5%). Segnali negativi riguardano anche le costruzioni (-7%) mentre crescono gli avviamenti nel settore agricolo (+5%). Stabili invece i servizi (+1,7%).

Il calo delle aziende che prevedono di fare investimenti è più marcato nella provincia di Asti (dal 33,3% al 23,1%) rispetto alla media regionale (dal 31,1% al 25,5%). Le barriera principale agli investimenti risulta essere la disponibilità economica, sia in relazione alla mancanza di risorse finanziarie interne (segnalate dal 34% delle imprese che hanno investito nel triennio 2016-2018) sia per i costi troppo elevati relativi delle innovazioni (20,1%). Seguono la mancanza di personale qualificato (4%) e la mancanza di partner (2,1%).
Delle aziende astigiane che prevedono investimenti per il 2019, il 72,2% ha programmato acquisti di macchinari e attrezzature e il 40% acquisti di elaboratori e sistemi elettronici. Seguono, per tipologia, gli impianti fissi (22,4%), i fabbricati (17,7%) e, solo al 10,3%, gli investimenti in R&S (Ricerca e Sviluppo).

Nei primi cinque mesi del 2019, in Piemonte sono state autorizzate 12 milioni e 900mila ore di cassa integrazione, il 48,1% di CIGO, il 51,9% di CIGS e una parte minoritaria (appena 32 ore) di Cassa Integrazione in Deroga. Rispetto allo stesso periodo del 2018, si rileva una contrazione del 7,4% che conferma la prosecuzione della fase discendente osservata nei primi cinque mesi dei due anni precedenti (-58,5% tra il 2016 e il 2017, -27,2% tra il 2017 e il 2018). La riduzione è dovuta alla dinamica delle ore di Cassa Integrazione Straordinaria (-13,6,%) che, essendo destinata ai lavoratori di imprese in ristrutturazione o in forte crisi aziendale, suggerisce che si siano in parte attenuate o risolte alcune situazioni di sofferenza. Le ore di Cassa Integrazione Ordinaria sono invece lievemente aumentate (+0,7%).

Le province di Asti, Cuneo, Vercelli e del Verbano mostrano cali consistenti dovuti soprattutto alla componente delle ore di CIGS, mentre la crescita è concentrata nelle province di Biella e Torino. Sul dato della Città Metropolitana pesa l’introduzione di circa 3.000 lavoratori della FIAT Mirafiori in Cassa Integrazione per l’intero 2019: un intervento che risponde, da un lato, alle esigenze di FCA di riconvertire parte dello stabilimento per la produzione della nuova 500 elettrica e, dall’altro, al calo delle commesse per le Maserati fabbricate a Mirafiori e a Grugliasco. Nel Biellese si segnalano le situazioni di sofferenza di molte aziende del tessile (61 le richieste di cassa integrazione da parte di questo settore nel primo trimestre).
Nella prima parte dell’anno, la provincia di Asti è stata quella meno toccata dal fenomeno della Cassa Integrazione, con appena 94.000 ore autorizzate (di cui 87.000 di CIGO). Ci attendiamo tuttavia un aumento, da qui a dicembre, per la crisi di Mercatone Uno a Villafranca d’Asti e della Blutec di Asti.

Dal confronto tra province rispetto al PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (ovvero corretto al fine di compensare le distorsioni indotte dalle differenze nei livelli dei prezzi che si osservano tra i territori), Asti nel 2016 risultava essere la penultima provincia piemontese, con un valore di 3.300 euro inferiore alla media regionale. Torino e Cuneo sono le uniche due province con valori significativamente superiori rispetto alla media (31.900 euro pro capite), mentre il V-C-O, con un valore di 24.000 euro, presenta un gap importante rispetto agli altri territori.

Il tessuto produttivo astigiano è dominato dalle micro-imprese, con rischi per la produttività e la tutela sul posto di lavoro.

-La nostra regione (dati 2016) ha un tessuto produttivo più frammentato rispetto alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia-Romagna, con un 95,4% di micro-imprese in cui viene impiegato il 43,2% degli addetti.
-Solo il 39% degli addetti lavorano in imprese di medie e grandi dimensioni, che presentano migliori indicatori di redditività e garantiscono salari più elevati. Questa percentuale è inferiore a quella della Lombardia (46%) e maggiore rispetto a quella di Veneto (34%) e Toscana (25%).
Per quanto riguarda la composizione degli addetti è riscontrabile una certa eterogeneità territoriale, con province come Torino, Vercelli e Biella che contribuiscono ad innalzare la percentuale regionale di addetti delle grandi imprese. Asti e il Verbano-Cusio-Ossola, d’altra parte, sono le province con la più bassa percentuale di addetti delle imprese medie e grandi (rispettivamente il 25,9% e il 14,5%) e le uniche in cui più della metà degli addetti si concentra nelle micro-imprese (il 54,3% ad Asti, il 64,3% nel V-C-O). La contenuta dimensione di impresa sembra rappresentare un elemento di vulnerabilità per questi due territori caratterizzati attualmente da una bassa produttività, come rilevano gli indicatori sul prodotto interno lordo e sul valore aggiunto.
-Complessivamente, nella Provincia di Asti, predomina la forma giuridica dell’impresa individuale (il 70,9% delle imprese attive nel primo trimestre del 2019), mentre le società di capitale costituiscono solo il 10% del totale (contro il 16% a livello regionale).