Speciale 118 Sindaci: intervista a Sara Rabellino, Sindaco di Piea

118 Sindaci: incontriamo Sara Rabellino, sindaco di Piea.

Da bambina aveva mai immaginato di diventare sindaco?

No. Però lo dicevano mia nonna e le mie insegnanti.

Come è nata la Sua candidatura a sindaco?

Con l’inganno! Mi hanno coinvolta nel gruppo che si stava adoperando per presentare la lista. Io pensavo di dare una mano e invece mi hanno chiesto di candidarmi come sindaco. Ero titubante, ma anche lusingata e curiosa. Ho accettato e ora posso dire di essere contenta di averlo fatto.

Aveva già qualche esperienza di tipo amministrativo o comunque nel settore pubblico?

L’unico incarico è stato quello di membro della Commissione Edilizia. Però il mio percorso di studi e lavorativo mi ha sicuramente aiutata: la Laurea in Giurisprudenza mi ha agevolata su aspetti legislativi e normativi e la mia attività di geometra libera professionista mi ha portata spesso in contatto con enti e amministrazioni.

Quale è stato il suo primo pensiero nel momento che ha capito di essere stata eletta?

Più che un pensiero particolare ho provato un misto di emozione e curiosità. Ho realizzato che da quel momento iniziava un percorso nuovo ed impegnativo ed ero emozionata, curiosa, determinata.

Quale è stato (o è) l’impegno più complesso che in questa carica ha dovuto affrontare?

Senza dubbio la vicenda, tristemente nota, che ha investito il Centro di Accoglienza Straordinaria gestito dalla Parrocchia. Era il 2017 e ho voluto e dovuto chiederne la chiusura. Sono ancora convinta della decisione presa allora, ma quella scelta ha portato con sè momenti di confronto e soprattutto di scontro non semplici per tutte le sfaccettature sociali e umane legate alla questione. Si è trattato di un atto semplice dal punto di vista amministrativo, ma che mi ha portato a dover gestire accuse di razzismo, attacchi, sollecitazioni ed emozioni esterne molto forti.

A quale tipologia di materia o argomento deve dedicare più tempo?

Non c’è una materia particolare. Sono tante le incombenze cui i piccoli comuni devono far fronte con carenze di personale e di risorse. Io dedico molto tempo all’esterno: riunioni, incontri, iniziative di rete cercando di costruire e coltivare contatti e rapporti con gli altri Comuni e con enti e istituzioni del territorio. Ho fortunatamente vicesindaco e consiglieri attenti e presenti che mi aiutano moltissimo.

Fino ad oggi, quale è stato l’atto da Lei compiuto in carica, che Le ha dato più soddisfazione?

Non c’è un atto particolare, ma il percorso compiuto nel suo complesso con la collaborazione e condivisione di tutto il gruppo. Sicuramente grande gratificazione è arrivata nel veder crescere la Fiera della Zucca e con essa l’apprezzamento e la sempre maggior conoscenza del prodotto. Grazie alla sinergia con Pro Loco e produttori l’evento ha raggiunto notevole qualità e fama e la zucca DE.C.O. di Piea inizia a vedersi nei negozi e nei menù dei ristoranti. Sono molto soddisfatta anche per l’adesione a Monferrato on Stage, rassegna musicale che è arrivata a coinvolgere 16 paesi: un progetto importante e significativo perché porta con sè la visione, indispensabile, di un territorio
oltre i confini dei singoli comuni.

In che modo (o in quali modi) comunica con i concittadini?

Per le comunicazioni ordinarie o avvisi particolari valgono sempre i classici canali delle pubblicazioni, sito internet e affissioni. Nei piccoli paesi, poi, funziona ancora moltissimo il passaparola: tutti i consiglieri vivono e frequentano il paese e quindi si parla e ci si confronta
facilmente con tutti. Se devo invece affrontare argomenti particolari o specifici preferisco interloquire direttamente e personalmente.

Soddisfatta di come porta avanti il suo incarico o no? Si augura di poter continuare per altri mandati amministrativi?

Sì mi auguro di continuare perché 5 anni sembrano tanti, ma in realtà sono volati e ora che iniziano a maturare i frutti del lavoro svolto, vorrei poter vedere l’evoluzione ed il compimento di opere e progetti. C’è la soddisfazione per quanto è stato fatto, ma ancor di più il desiderio di portare a termine quanto già in cantiere come la videosorveglianza e la riqualificazione dell’illuminazione pubblica. E poi molto è ancora da fare. Facendo tesoro di quanto imparato in questi anni, dalle esperienze positive e anche dagli errori, cercherò di conciliare al meglio possibile il lavoro con la carica per una maggiore e più efficace presenza.

Quali accorgimenti, che lei ha attuato, consiglierebbe ai colleghi per rendere l’azione del sindaco più efficace?

Fondamentale per me è stato il confronto con altri sindaci e amministratori. Credo si debba avere sempre l’umiltà di chiedere consiglio e al contempo la determinazione di andare avanti su ciò di cui si è convinti.

Di cosa avrebbe bisogno un sindaco per fare funzionare meglio la macchina comunale?

Sicuramente più risorse e meno burocrazia. Per potersi dedicare ad iniziative di più ampio respiro l’ordinaria amministrazione dovrebbe essere quasi un automatismo e non la prima preoccupazione del sindaco.

Il problema sicurezza, nel suo Comune come è percepito dai cittadini? Cosa viene fatto e cosa, eventualmente, si dovrebbe fare di più.

Ci sono stati recentemente ripetuti episodi di furti in abitazione che hanno particolarmente spaventato la popolazione. Stiamo provvedendo all’installazione di un sistema di videosorveglianza e collaboriamo strettamente con i Carabinieri della stazione di Montafia. Personalmente, senza sottovalutare gli eventi, ritengo però che non si debba fomentare la paura creando allarmismi. Le Forze dell’Ordine ci sono e sono a disposizione. I cittadini non devono temere di rivolgersi ai Carabinieri. Certo sarebbe auspicabile che più risorse e più uomini siano dislocati nei presidi locali a difesa dei piccoli centri.

Sono aumentati negli ultimi anni i bisogni sociali della popolazione? Di che tipo? Cosa si può fare per affrontarli meglio?

I disagi ci sono e sono gli stessi di cui sentiamo parlare tutti i giorni in tutto il Paese e sono quelli legati all’aumento dell’età media e all’indice di povertà. Questi disagi nei piccoli centri risultano più amplificati a causa della chiusura di esercizi commerciali, della mancanza di servizi e dalla difficoltà a spostarsi. Fortunatamente sono attivi i volontari di Croce Rossa e Sea. Con il Cogesa, inoltre, si collabora alla presa in carico dei casi più delicati e impellenti.

Ci sono organizzazioni di volontariato nel suo Comune? Collaborano con il Comune? Se sì, in che modo?

Ci sono come già detto, CRI e SEA , che contano moltissimi volontari tra gli abitanti di Piea: il loro supporto nei servizi socio-assistenziali è fondamentale. C’è la Pro Loco con cui collaboriamo soprattutto per la Fiera ed altre manifestazioni ed eventi. Anche la Polisportiva svolge un’importante opera di coinvolgimento di bambini e ragazzi portando anche, in campo tamburellistico, buoni
risultati di cui siamo tutti orgogliosi.

Ha ancora un sogno o un progetto tuttora nel cassetto, che vorrebbe poter realizzare?

Sono una romantica e mi piacerebbe rivedere la case con le persiane aperte e i fiori sui balconi, i bambini in bicicletta e la gente che chiacchiera in piazza la sera. Spero di poter continuare a lavorare, in sinergia con gli altri sindaci della zona e le istituzioni, affinché si ricreino i presupposti necessari perché la gente rimanga a vivere in questi piccoli centri e chi non ci vive più abbia voglia di tornarci. Perché i nostri paesi non diventino fantasmi e questo bellissimo territorio possa ritornare a crescere, bisogna ricucirne il tessuto sociale e di servizi, incentivare le attività e attrarre investimenti.
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