A San Damiano d’Asti tutto pronto per la Fiera Storica del Cappone

Una tradizione secolare: tutti i segreti per i piatti delle feste natalizie

A San Damiano d’Asti è tutto pronto per la settantunesima edizione della Fiera Storica del Cappone. In piazza Libertà, proprio di fronte al Municipio, domenica e lunedì saranno messi in bella mostra gli esemplari migliori e sarà distribuito, a cura dell’associazione degli allevatori, il brodo di cappone.

LA TRADIZIONE

Si onorerà così una tradizione gastronomica plurisecolare, legata in particolare al Natale e alle festività di fine anno. Una produzione che era molto diffusa nelle campagne del Piemonte, dove praticamente in ogni cascina si allevava qualche cappone, che poi veniva venduto al mercato, per arricchire le tavole con una specialità gastronomica considerata un lusso per l’epoca. A San Damiano d’Asti e nel suo circondario, questa consuetudine di allevamento, a differenza di molti altri centri agricoli, non è andata perduta.

LA FIERA

Si è sempre svolta una fiera al secondo lunedì di dicembre (successivamente allargata anche alla domenica), quando gli agricoltori presentavano e vendevano i loro capponi. Negli ultimi anni, la storica iniziativa ha ripreso vigore, unitamente al desiderio dei consumatori di ricercare specialità alimentari gustose, genuine e di origine garantita.

Questa domenica, oltre alla mostra dei capponi, per le vie del paese, ci saranno il mercatino dell’antiquariato minore e hobbistica, le degustazioni a tema e le animazioni musicali con il gruppo “Pijtevàrda” e la banda Alfiera di San Damiano d’Asti. A partire dalle 10, sempre nella centrale piazza Libertà, i titolari degli agriturismi e dei ristoranti presenteranno i loro piatti a base di cappone e si dipanerà un allegro dibattito dal titolo: “Il cappone a otto mani: dibattito con chef ed esperti del settore”.

La mostra degli animali, come da tradizione, proseguirà poi anche nella mattinata di lunedì.

«San Damiano – afferma il Sindaco Mauro Caliendo – presenta questo suo prodotto d’eccellenza, grazie all’impegno degli allevatori dell’Associazione a tutela del cappone, una realtà nata 8 anni fa. Da allora si lavora alacremente per sostenere questo prodotto, legandolo alle altre tipicità, dal tartufo al vino».

L’ALLEVAMENTO

I Capponi di San Damiano d’Asti appartengono alla razza “bionda”, i capi sono allevati seguendo un’antica tradizione secondo la quale la capponatura (castrazione) viene effettuata sui pulcini di circa 1,5 kg di peso e comprende anche il taglio della cresta e dei bargigli, in modo da eliminare anche i caratteri sessuali secondari. Un buon cappone deve essere chiaro, senza cresta, con la testa piccola ed un peso compreso tra i 2,5 e i 3,5 kg.

Gli allevatori, aderenti all’Associazione di tutela del Cappone di San Damiano, sono:

Lucia Canta (Presidente) Fraz.Verneglio n° 9 San Damiano d’Asti; Cascina Margherita di Ivan Franco Fraz. S. Giulio n° 169 San Damiano d’Asti; Rosa Iappello Fraz. San Grato n° 37 San Damiano d’Asti; Delfina Cavagnero Via Galletto n° 14 Canale (CN); Fabrizio Migliasso Fraz. Valdoisa n° 17 San Damiano d’Asti; Pierpaolo Rossanino Fraz. San Luigi n° 8 San Damiano d’Asti.

LA CARNE

La carne del Cappone di San Damiano è molto più gustosa e morbida di quella del pollo normale ed è indicata per la preparazione di prelibate ricette o anche semplicemente bollito e accompagnato dal bagnèt o da altre salse. Dai Capponi di San Damiano se ne ricava anche un brodo tra i più gustosi, molto adatto a far cuocere ravioli ed altre paste ripiene tipiche delle feste oppure abbinato a crostini della classica “Grissia” Monferrina. Da notare come i capponi, allevati allo stato libero, vengono venduti principalmente nelle cascine e in parte portati ogni anno in esposizione alla fiera storica dove sono molto ambiti dai buongustai.

LA DISPUTA

Ma il Cappone di San Damiano d’Asti è meglio lesso o al forno? E’ il dilemma dei buongustai per le festività natalizie ed è la domanda che si pongono ultimamente anche i ristoratori. Una disputa che ogni anno viene rilanciata con fermezza da Lucia Canta, la presidente dell’associazione degli allevatori, puntualizzando con fermezza e senza sentir ragione, che per lei è meglio al forno. Sarà, di sicuro la tradizione dice bollito, e anche la semplicità per cucinarlo, per un chilogrammo di cappone bastano due carote, due coste di sedano, qualche rametto di prezzemolo e un cucchiaio di sale grosso. Il tutto, in quattro litri d’acqua, lo si lascia cuocere per due ore e mezza dal bollore.