Settimana linguistica ad Edimburgo per gli sudenti l’Istituto Nostra Signora delle Grazie di Nizza Monferrato foto

Riceviamo e pubblichiamo.

Quando il quotidiano incontra lo straordinario.

Dal 23 al 29 Aprile scorso, noi studenti del Liceo Linguistico e della Scuola media presso l’Istituto Nostra Signora delle Grazie, abbiamo trascorso una “settimana linguistica” a Edimburgo.
Virgolettiamo l’espressione perché vogliamo conservare nella scrittura il senso di un’esperienza che è difficile da definire in modo netto ed univoco: insomma, la chiamiamo così, – con una formula piuttosto scolastica – , ma vogliamo intendere che è stata molto altro.

In effetti, la sera del nostro arrivo, appena scesi dal bus, le espressioni sui nostri volti hanno subito tradito l’emozione di trovarsi di fronte a uno scenario già assaporato altrove, tra le pagine di un libro. “Sembra di essere ad Hogwarts”, intonano all’unisono le voci dei nostri più piccoli compagni di viaggio. Ed è proprio così, Edimburgo sembra essere uscita dalla penna di J.K. Rowling, scrittrice della saga di Harry Potter, mito vivente per i giovani tra i 12 e i 30 anni e madre letteraria di quel maghetto che i più affezionati tra noi hanno seguito instancabilmente per anni con gli occhi incollati sugli schermi dei cinema, oppure sognando tra le righe di un best seller che ha segnato un’intera generazione, la nostra.

Perciò, la sera del 23 Aprile scorso, è stato impossibile non ammirare incantati la magia della capitale scozzese, illuminata dalle luci dei lampioni e battuta da una pioggia gelida che aumentava di goccia in goccia l’atmosfera fiabesca in cui ci trovavamo immersi.
Troppa poesia? E’ vero. Allora torniamo con in piedi per terra.

Edimburgo 2018 non è stata una semplice gita e nemmeno uno scambio culturale. E non tutto è stato rose e fiori. Si è trattato anche di una sfida per la conquista dell’indipendenza e della responsabilità che ha coinvolto tutti, grandi e piccoli ma in primis noi liceali.
Ospitati presso famiglie del posto, abbiamo sperimentato la piacevolezza di una convivialità dal gusto del tutto particolare, non senza piccole difficoltà da smussare: a cominciare da quelle con il cibo, distante dai gusti nostrani ai quali il nostro palato è abituato; per poi passare a quelle della conversazione in inglese che all’inizio ha dovuto subire una fase di rodaggio.

Oltre al tempo impervio, ciò che ci ha messo alla prova è stata la necessità di adattarsi alla nuova routine: al mattino la scuola, rigorosamente in lingua, al pomeriggio le visite ai luoghi della città. La prima meta è stata il Castello, che con la sua imponente mole domina da una rocca l’intera città, poi il National Museum of Scotland, che offre al visitatore un’ampia varietà di attrazioni e l’interattività, il Parlamento scozzese in pieno dibattito politico e per finire le stanze settecentesche della Georgian House.

Ciò che ci ha colpiti particolarmente è la simbiosi tra la fisionomia degli edifici, dal volto prepotentemente medievale, e la dinamica modernità dello stile di vita dei cittadini che rende Edimburgo una città solare – un ossimoro se si pensa al cielo plumbeo che schiaccia e incornicia gli edifici costruiti perlopiù in pietra – giovanile e all’avanguardia.
Gli spostamenti sono stati gestiti direttamente da noi ragazzi attraverso l’efficientissima rete dei trasporti pubblici, seppur sempre monitorati dai professori che si sono assicurati che rispettassimo gli orari di rientro serale presso le famiglie.
Spostarsi in autonomia da un posto all’altro ha voluto dire mettere in pratica le nostre conoscenze linguistiche, calcolare spazi e tempi e, per alcuni di noi, vincere l’ansia della prima volta fuori casa, cosa non facile per un adolescente alle prese con insicurezze di varia natura.

Le lezioni sono state indubbiamente molto diverse da quelle a cui siamo abituati: Basate soprattutto sull’interazione tra noi e gli insegnanti, sono state coinvolgenti, divertenti e varie, in particolare quella pomeridiana dedicata ad un laboratorio sull’improvvisazione teatrale.

E per rimanere in tema di palcoscenico, abbiamo anche trascorso una serata della nostra settimana a teatro, assistendo alla trasposizione dell’opera “War Horse” tratta dall’omonimo romanzo.
La settimana linguistica non è stata in fondo molto diversa da quelle che siamo abituati a vivere in Italia, eppure la sua eccezionalità risiede nell’aver potuto cogliere lo straordinario nell’ordinario, a prova del fatto che il viaggio, per sua natura, obbliga a sperimentare la compresenza del “simile” e del “diverso” e fonde armonicamente questi due stati che convivono nell’essere umano.

Come direbbe Claudio Magris “viaggiare non vuol dire soltanto andare dall’altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere sempre pure dall’altra parte”.
L’unicità dell’esperienza scozzese quindi sta tutta nella piacevolezza della condivisione di sentimenti comuni ma vissuti lontano da casa, in una terra apparentemente straniera che a poco a poco si è rivelata una realtà familiare.
E noi, pur riconoscendo questa unicità, non possiamo far altro che augurarci di poter replicare, in un futuro non troppo distante, questa avventura. O almeno la sensazione di bellezza e pienezza che ci ha lasciato.

A cura della classe II Linguistico