Incendi, Coldiretti Piemonte: “15 anni per ricostruire i boschi bruciati”

Superata l’emergenza ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.

E’ quanto stima Coldiretti in riferimento agli incendi che hanno colpito il Piemonte, in particolare le province di Torino e Cuneo.

“Ad alimentare tali incendi sono stati diversi fattori tra cui sicuramente il vento e la siccità, ma anche l’incuria e l’abbandono dei boschi divenuti così facile preda dei piromani – commenta Gabriele Calliari presidente di Federforeste -. Il fuoco divampa tra la vegetazione secca con pesanti effetti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità. Siamo di fronte – prosegue – all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale. Il patrimonio boschivo-forestale andrebbe, invece, valorizzato come risorsa economica capace di produrre valore aggiunto e bisognerebbe attivare azioni preventive che in Italia, purtroppo, mancano”.

La presidente di Coldiretti Piemonte, Delia Revelli, ed il Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, sottolineano: “E’ indispensabile prevenire tali fenomeni per difendere i nostri boschi, polmoni verdi del Paese e non arrivare a situazioni d’emergenza, come questa. Le nostre imprese sono fondamentali per presidiare il territorio e stanno svolgendo una importante attività collaborando con i soccorritori, mettendo a disposizione i loro mezzi ed autobotti al fine di aiutare i volontari, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine impegnate nelle operazioni di spegnimento. Al momento non è ancora possibile quantificare complessivamente i danni, ma sarà opportuno che le Istituzioni e gli enti preposti prevedano misure per sostenere l’agricoltura di montagna su cui sicuramente tali incendi graveranno”.

I danni degli incendi riguardano il costo degli interventi per emergenza; la perdita di biodiversità per danni alla fauna e alla flora con boschi di querce, di faggio, di castagno, di cerro ma anche funghi ed erbe aromatiche; l’abbandono di tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono a settembre decine di migliaia di appassionati;  la difficoltà per turismo e agriturismo per calo delle presenze nelle aree coinvolte.

[fonte Immagine: Corpo AIB Piemonte]