Asti, “questione Oasi”: nessun atto di donazione, l’area fu acquistata dalla Diocesi nel 1953

La diocesi non avrebbe ricevuto l’Oasi con atto di donazione del 1972, come è stato asserito dal Comitato “No al supermercato all’Oasi”, bensì la struttura con annesso parco venne acquistata dalla stessa Diocesi vent’anni prima con un grosso indebitamento finanziario.

La scoperta, che arriva in concomitanza con la decisione del Comune di Asti di fermare la costruzione del centro commerciale Coop all’interno dell’Oasi, si deve ad una ricerca svolta dal geometra Stefano Masino, appassionato cultore di storia locale.

“Quando ho visto circolare su Facebook le pagine dell’atto di donazione del 1972, ho subito capito che qualcosa non tornava – spiega Masino – Anni fa, scrivendo il libro sulla figura di monsignor Umberto Rossi (1879-1952), mi ero imbattuto sulla storia dell’Oasi, una delle opere diocesane volute dal compianto vescovo”.

Siamo all’inizio degli anni Cinquanta, che per la diocesi e molte parrocchie vede aprirsi un decennio di “attivismo pastorale”. Mons. Giacomo Cannonero, prima coadiutore di Rossi poi vescovo titolare di Asti, asseconda la nascita di alcune opere diocesane: il palazzo dell’Azione cattolica in piazza Cattedrale, la colonia “Porta Paradisi” di Bardonecchia e l’Oasi dell’Immacolata nella ex zona degli “Sbocchi nord”.

Dopo aver preso le decisioni in indirizzo, Cannonero le annuncia con una lettera al clero e ai fedeli in data 7 ottobre 1953, pubblicata sulla Gazzetta d’Asti dell’epoca e sulla Rivista Diocesana Astese (documenti conservati nella Biblioteca vescovile). A proposito dell’Oasi dell’Immacolata scrive: “Vicino ad Asti, sulla strada per Viatosto, la Provvidenza ci ha dato la possibilità di acquistare una villa con vasto tratto di terreno. Qui faremo una casa di esercizi spirituali, giornate di studio, forse una “Casa del Clero” per sacerdoti anziani… Anzi ha già incominciato a funzionare in attesa di ulteriori lavori di ampliamento e di ulteriore attrezzatura”.

Il vescovo Cannonero affida la direzione generale di tutte le opere a don Guglielmo Visconti, già incaricato per l’Opera Diocesana Assistenza, mentre a don Pasquale Lajolo affida la singola direzione dell’Oasi; poi aggiunge: “Naturalmente opere di questo genere ci sono costate parecchio, sicché non mancano i debiti nella misura di qualche decina di milioni. Abbiamo già stabilito un piano di ammortamento per cui nel giro di pochi anni tutto dovrebbe essere pagato”.

Questa nuova e ufficiale documentazione eliminerebbe di fatto il “vincolo morale” su una futura vendita e incrementerebbe il periodo di uso effettivo a fini pastorali da parte della Diocesi: oltre 60 anni. “Le opere già iniziate e quelle che sono in progetto sono della Diocesi, a servizio della Diocesi”scrive ancora mons. Cannonero.

Ma Masino non si ferma qui. “Durante il mio intervento al Consiglio comunale aperto del 2 agosto scorso avevo pregato i consiglieri comunali di non prendere decisioni affrettate, non prima che la pratica venisse esaminata da una commissione di ingegneri e architetti. Dal passato possono arrivare lezioni e insegnamenti per il futuro”.

Per il geometra astigiano ci sarebbe un precedente, molto simile al caso Oasi, da studiare attentamente.
È il 13 maggio 1971, e una notizia dolorosa e clamorosa investe la città: il consiglio di amministrazione dell’Opera Pia Michelerio dirama un comunicato nel quale annuncia che l’istituzione cessa l’attività assistenziale per grosse ristrettezze finanziarie.
Il Michelerio ha rappresentato per oltre cent’anni un porto sicuro per raccogliere e dare a ragazzi orfani un mestiere. Fondato nel 1860 in Asti dalla munificenza di Clara Michelerio (Asti, 1782-1863) e dal canonico Giovanni Cerruti, penitenziere della Cattedrale. Nella chiesa del Gesù dell’Opera Pia Michelerio ebbe inizio, il 14 marzo 1878, la congregazione degli Oblati di San Giuseppe fondata da Giuseppe Marello (1844-1895), oggi santo.
In seguito a un’interpellanza del consigliere liberale avv. Guglielmo Pasta, il sindaco Cesare Marchia si fa promotore di una iniziativa: l’edificio verrebbe rimodernato a spese di tre enti (Comune, Provincia e Cassa di Risparmio); una parte continuerebbe a lavorare l’Opera Pia, mentre un’altra ospiterebbe la “Scuola per subnormali” (all’epoca sita in un edificio nel Bosco dei Partigiani).
“Al di là di belle idee e buoni propositi tanta acqua è passata sotto i ponti e tutti sappiamo come è poi finita: oggi l’ex Michelerio è un bel complesso che ospita uffici, negozi, il museo paleontologico e d’estate il cinema all’aperto”.

“Alla luce di questo nuovo documento e in considerazione che sono stati prodotti, in buona fede o meno, degli atti falsi o tendenzialmente post-datati ad arte in Consiglio comunale del 2 agosto, chiedo al presidente del Consiglio comunale, Giovanni Boccia, l’indizione di una nuova seduta aperta nella prima data utile, durante la quale verrà letta integralmente la lettera del vescovo Giacomo Cannonero – conclude Masino – Ritengo, infine, che al vescovo Francesco Ravinale vada inoltrata perlomeno una lettere di scuse da parte del Comitato No al supermercato all’Oasi”.