Il Cerchio magico: Cacciatori di buone notizie

I giorni appena trascorsi sono stati forse tra i più difficili e dolorosi della nostra storia recente: l’attentato all’uscita dal concerto di Ariana Grande a Manchester che ha colpito ragazzine appena adolescenti, quello a Londra e contemporaneamente l’inferno scatenatosi a Torino, sono andati a sommarsi alle immagini sanguinose che arrivano dalla Siria, ma anche dalla Turchia, Iran,… e le morti in mare.

È difficile riuscire a mantenere uno sguardo lucido e dritto in queste circostanze e allora corriamo due rischi: o quello di assuefarci a notizie e immagini rimuovendo ogni tipo di coinvolgimento umano oppure quello di lasciarci sommergere dall’emotività e dalla negatività. I social sono un po’ lo specchio di queste reazioni estreme: da un lato chi evita accuratamente qualsiasi riferimento a fatti dolorosi e anzi cerca di negarne l’entità, interessandosi solo a sé e alla propria vicenda privata, dall’altro chi fa della propria bacheca una lunga pagina di orrori mettendo in fila disgrazie, atrocità e situazioni drammatiche. Io ritengo che entrambi gli approcci siano, alla lunga, distruttivi perché da un lato si rischia di diventare impermeabili al dolore altrui, dall’altro di perdere completamente la speranza e non vedere più ciò che di bello continua a fiorire.

Per questo, questa settimana vorrei soffermarmi su tre storie luminose che mi pare rappresentino proprio il germoglio di speranza che va a innestarsi nel dramma e che hanno in comune un tratto che mi piace sottolineare: cominciano dal mettere a disposizione degli altri ciò che si è e che si sa fare. La prima luce viene da Manchester dove a due settimane dall’attentato si è svolto il concerto One Love Manchester, voluto da Ariana Grande e al quale hanno partecipato musicisti inglesi e americani, il cui ricavato è andato al fondo del Comune di Manchester per le vittime e alla croce rossa britannica. I ragazzi inglesi hanno voluto credere in questa iniziative e si sono fidati andando a riempire lo stadio per dire no alla paura. Colpisce l’impegno degli artisti, il loro coinvolgimento e la scelta di canzoni veramente significative come “don’t look back in anger” degli OASIS, anche se il vero spettacolo sono stati i ragazzi (e il loro genitori!) che hanno trovato il coraggio di tornare a riunirsi per ascoltare musica, che non si sono fatti vincere dall’esperienza vissuta. Incredibile.

La seconda luce viene da Torino, dove il piccolo Kevin, un bimbo cinese di 7 anni ha rischiato di morire perché calpestato dalla folla in fuga per un allarme del quale ancora non si capisce l’origine. Kevin si sta riprendendo dal coma, ma è vivo grazie all’intervento di un giovane senegalese di professione buttafuori che ne ha protetto il corpo a rischio della propria incolumità e poi da un altro giovane italiano che si è chinato su di lui e lo ha portato verso le ambulanze. Ci raccontano che Mohammed prima di vedere Kevin avesse rischiato egli stesso di venire travolto, ma di essere stato aiutato a rialzarsi da una mano misteriosa e che questo abbia fatto scattare in lui il desiderio di aiutare qualcuno a sua volta invece di fuggire semplicemente. La catena del bene, come quella del male, è potente e le sue conseguenze sono imprevedibili.

La terza luce, meno conosciuta, viene da un ospedale di Gerusalemme dove venerdì scorso sono stati trasportati d’urgenza un neonato in buone condizioni e la sua mamma in fin di vita a causa di un’incidente nel quale il padre del piccolo ha perso la vita. Il piccolo abituato al latte di mamma non accettava di nutrirsi con latte artificiale e così un’infermiera israeliana, mamma anche lei, ha cominciato ad allattarlo e il piccolo l’ha gradito molto! Si è allora accesa, grazie all’interessamento del gruppo La lecheleague Israele, una catena di solidarietà e le mamme del gruppo ora fanno i turni per allattarlo, tra la gratitudine e l’incredulità delle zie palestinesi del piccolo che non si capacitano che delle donne ebree accettino di occuparsi in questo modo di un loro bambino. Segnali di vita, catene di bene che si allargano e allargano, che sfidano qualunque bruttura e illuminano qualunque buio.  Questa è la vita e quanto più il cielo è cupo, tanto più bisogna diventare cacciatori di bene, perché solo questo ci può salvare: il bene che sappiamo diffondere, con i nostri limiti e con i nostri talenti, mettendo a frutto ciò che siamo e sappiamo fare, che sia cantare, proteggere fisicamente o allattare, che sia correre o scrivere, è spesso attraverso i nostri talenti che possiamo cambiare le sorti del (nostro) mondo.

Paola Lazzarini

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