Passarino: “La mia idea di Asti mette al centro di tutto la persona”

"Un progetto: quello di mettere la persona al centro. Al di là dei programmi e dei risultati elettorali, è questa la mia idea di città". Beppe Passarino, candidato della lista Uniti si Può, lancia la sua sfida per le amministrative con una soluzione che vada al di là delle contingenze politiche.

“Credo principalmente nella proposta che faccio – afferma Passarino – che è quella di creare una città dove la persona, con i suoi bisogni e le sue esigenze venga messa al centro delle scelte e dei programmi dell’Amministrazione. La mia non è solo una questione di programmi: è più che altro una proposta fatta di sensibilità ed idee che possono essere messe in atto anche da altri candidati”.

La corsa di Passarino è nata dall’esigenza di portare un’idea nuova di città: “Tanti mi dicono che Asti è “ferma”. Io non penso che manchino le potenzialità, ma un progetto di ampio respiro in grado di portargli nuovi orizzonti. In questa ottica manca una visione politica, politica in senso lato naturalmente, in grado di dare linfa ai progetti e alle idee che possono maturare”.
Sulla questione sicurezza, Passarino afferma che bisogna mettere al centro prima di tutto “la prevenzione e il rispetto reciproco: non dobbiamo lavorare solo sul tema della repressione, anche se la presenza delle Istituzioni, in alcune situazioni contingenti come quella del campo nomadi di via Guerra, c’è e deve essere forte. Dobbiamo lavorare con interventi di mediazione nelle periferie, verso le persone più emarginate e deboli. E soprattutto lavorare sul senso di percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Vengono portati all’attenzione dati riferiti al 2013, dimenticandosi però di dire che nel 2015 i reati sono scesi del 31%”.
“Per quanto riguarda la desertificazione del centro storico – continua Passarino – credo che la soluzione migliore passi dal rompere quel meccanismo perverso che permette l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per tamponare le falle del sistema. Questo non vuol dire di no a prescindere a nuovi centri commerciali, ma significa invece avere un progetto strategico, concertato con i commercianti, per portare in città quegli esercizi che possono avere un reale effetto benefico ed occupazionale su Asti”.
Strategia di ampio respiro anche per quanto riguarda la cultura: “Fare cultura vuol dire portare la cultura là dove serve. Quindi non solo l’utilizzo del Teatro Alfieri o delle piazze del centro storico. Dobbiamo portare iniziative anche nelle periferie, là dove serve e dove ci sono le condizioni per animare la città. Per quanto riguarda le manifestazioni astigiane, invece, punterei su un progetto di valorizzazione della città in toto, magari affidandolo ad una start up innovativa gestita da giovani. I comitati Palio hanno bisogno di sedi decorose, e nel progetto c’è l’idea di creare un maneggio all’Enofila per permettere ai bambini di respirare il Palio tutto l’anno. Anche la Douja e le Sagre le affiderei a giovani competenti e preparati, in maniera tale da ripensare le formule della manifestazione che in questi ultimi anni stanno mostrando un po’ i limiti”.
Un’ultima donna. Se eletto sindaco, cosa farà Passarino come primo atto? “Porterei un bambino e una bambina nel centro storico di Asti e gli chiederei: “Come vorresti che fosse il tuo futuro?”.

Alessandro Franco