Con l’orchestra sinfonica di Asti l’anno inizia con gli Strauss

Ancora una volta, per il nono anno consecutivo, l’Orchestra Sinfonica di Asti è tornata sul palco del Teatro Alfieri il primo giorno dell'anno per proporre il “Concerto di Capodanno”.

Reduci dal successo autunnale di Parigi con il Gala di presentazione del calendario Pirelli, con alle spalle il “Gran Galà Concerto”, nello stesso teatro, della notte precedente, sotto la direzione del Maestro Giancarlo De Lorenzo, i sessanta elementi dell’orchestra diretti dal Maestro Silvano Pasini hanno saputo ricreare anche nel 2017, con bravura, quell’atmosfera viennese da tutti ricercata. Infatti non è un mistero che si attendano dai musicisti polke e valzer e che i brani eseguiti, come puntualmente è avvenuto, siano quelli composti in casa Strauss.

Quindi, dopo il grazie al Comune per il teatro e agli sponsor citati anche sul programma di sala, e il saluto del sindaco, si parte davvero per un romantico viaggio musicale verso la capitale austriaca con pezzi di Johann Strauss figlio come “Voci di primavera” cui segue, cantata dai musicisti, la ritmata “Polka dei contadini”. Il terzo brano, “Sangue viennese”, inizia con pochi strumenti per poi proseguire in un crescendo al tempo di valzer che invita alla danza. Con la “Marcia Fantasia Russa”, molto significativa, sono in evidenza le percussioni mentre “Le storielle del bosco viennese”, dopo un esordio solenne, propongono apprezzati a soli di flauto e arpa strumento ripreso anche nel finale. E la prima parte si chiude con il vivace “Tuoni e fulmini” in cui si apprezza anche l’apporto dei piatti. Nella ripresa, dopo l’omaggio del musicista al sovrano con l’intramontabile “Kaiserwalzer” in cui hanno gran rilievo anche i fiati, ecco con la “Polka Veloce” di Josef Strauss lo “scherzo musicale” di Fernanda Saravali che, lasciata l’amata arpa, si cimenta con successo con l’accordeon…facendo preoccupare il Maestro! Ritornati a Johann Strauss figlio due pezzi hanno suoni insoliti come il canto degli uccellini e in particolare del cucu, “Nel bosco di Krapfen”, o inattesi spari, come in “A caccia”. Certo nel finale non possono mancare due classici come “An der schönen, blauen Donau” ovvero “Sul bel Danubio blu” e dopo il buon anno augurato dal M° Pasini, composta da Strauss padre, la “Marcia di Radetsky” con il pubblico che, secondo le indicazioni del direttore, batte le mani a tempo. Ma non bastando un bis “asburgico”, ecco uno scatenato “Tico Tico”, ripetuto due volte, che scalda ancor più i cuori con gli strumenti che a turno “dialogano” e “danzano” e gli spettatori plaudenti che vanno a ritmo, dalla platea al più lontano loggione. Un successo che premia senz’altro le tante ore di studio e prove.