Ritorna nella versione “a veglia” di Luciano Nattino, ritorna con la sua cavagna carica di ricordi e speranze, ritorna con le brume e l’odor di mosto, con le prime gelate e l’attesa del lieto evento.
La “divota cumedia” del “Gelindo è stata, fino alla metà del secolo scorso, il testo teatrale popolare più conosciuto e rappresentato in Piemonte, è di origine monferrina e la sua tradizione orale si collega al teatro medioevale, ai presepi viventi di francescana memoria.
La favola tradizionale piemontese vuole che Gelindo sia il primo contadino ad arrivare alla grotta (crutin) dove è nato il Bambin Gesù, in quanto è lui che ha dato l’indicazione a Giuseppe e a Maria dove andare a riposare. Anche perché è lui il proprietario del crutin, è lui il padrone del bue.
Purtroppo non sono in molti a conoscere questa storia o a ricordarla. Al posto di Babbo Natale e tutto quello che si porta dietro, J’Arliquato vogliono con il “Gelindo” tutelare e valorizzare una tradizione autentica e originale, nell’ambito del Festival del Calendario rituale.
Non per uno sguardo nostalgico verso il passato ma perché molte tradizioni, come il “Gelindo” lasciano ancora oggi dei segni profondi e vitali.