Asti: “tolleranza zero” contro i nomadi, ma la strada è ancora lunga

Giro di vite e tolleranza zero contro gli zingari. Sono queste le parole d'ordine che sono uscite dal Consiglio Comunale di lunedì scorso che ha deliberato, ad ampia maggioranza, di chiudere i campi nomadi ad Asti.

Una decisione che era stata invocata da più parti, dopo che diverse forze politiche avevano segnalato come fosse impossibile tollerare ancora situazioni di illegalità diffusa presenti sul nostro territorio. Il testo prevede in particolar modo un maggiore contrasto agli abusi edilizi (riscontrati al campo nomadi della Boana, già oggetto di un intervento della polizia municipale e delle forze dell’ordine) e una inflessibilità contro le morosità delle utenze di acqua e luce. In realtà quasi nessuno zingaro adempie ai suoi obblighi contrattuali come qualsiasi altro astigiano.

Il Comune d’ora in avanti taglierà i servizi, garantendo solo un minimo vitale. Buone intenzioni sulla carta, ma di difficile attuazione. I campi nomadi, per essere superati, hanno bisogno di almeno due o tre anni di tempo. Le soluzioni possono essere le più disparate, come il rimpatrio assistito (molti nomadi sono arrivati come profughi durante le guerre dei Balcani, in una situazione storica fortunatamente superata) l’affidamento ai servizi sociali e l’assegnazione di case popolari, con l’inserimento lavorativo e il controllo sull’assolvimento dell’obbligo scolastico dei bambini (in realtà già messo in pratica negli ultimi anni).

Insomma, c’è la volontà politica, bipartisan, di superare il problema. Resta da capire quali saranno le azioni concrete che potranno dare forma e rigore al progetto.

Alessandro Franco