Il Cerchio Magico: Donne violate, dove cercare la speranza

Inizia oggi l’avventura di questa nuova rubrica, un piccolo appuntamento settimanale che vorrebbe gettare uno sguardo sul mondo femminile,  con semplicità e partecipazione.

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Noi donne siamo madri, mogli, lavoratrici, e spesso molto più di questo perché la nostra vita è complessa e si incunea in tutti gli spazi e tempi della società, ci chiede altissimi livelli di attenzione ed energie e questo a volte ci toglie il tempo per riflettere su noi stesse, chi siamo e chi vogliamo essere. Per questo ho sentito il desiderio di costruire questo piccolo spazio riflessivo, nel quale raccontare di donne, famiglia, bambini esocietà con un occhio alla cronaca e l’altro alla storia perchél’incalzante vita quotidiana travolge, se non è riletta, rivista ripensata e confrontata.

In questi giorni siamo assediati da storie di donne che ci spaventano: dalla ragazzina di Melito violentata per tre anni con la connivenza del suo paese, alla donna suicida per la diffusione in rete di un suo video hard, alla diciassettenne stuprata a Rimini mentre le sue “amiche” la filmavano… un incubo dal quale si fatica a risvegliarsi. Donne giovani, bambine quasi, ridotte a corpi da sfruttare e poi denigrare, annichilire fino a portarle, nei casi peggiori, al suicidio. Come madre di una bambina questi eventi  mi toccano in maniera particolare, perché so che nessuna di noi, nessuna delle nostre figlie è al sicuro: da un lato c’è una mascolinità che cerca ancora di affermarsi nella sopraffazione e nella violenza, dall’altro il cinismo del riprendere, diffondere, “viralizzare” (mai termine fu più azzeccato) sia la violenza sulle donne che il sesso delle donne. Ed entrambe queste cose sono spaventose. Perché se riprendere uno stupro su una minorenne e diffonderlo  (invece di denunciare immediatamente e consegnare il materiale a pubblici ufficiali) sembra il gradino ultimo dell’umanità, un comportamento che mina alla base qualsiasi idea di socialità possiamo avere, far circolare un video con un uomo e una donna intenti in un atto sessuale mettendo in risalto soltanto lei, con nome e cognome, distruggendone la vita fino a portarla alla morte è non meno grave. Perché lo donne? Perché sempre le donne? Perché questo nostro corpo potente e portatore di vita viene brutalizzato, spezzato, umiliato? Da donna e madre di una piccola donna non ho risposte, solo paure: la paura che le nostre figlie possano incontrare uomini violenti, ma anche che se o quando faranno le loro (legittime) cavolate da adolescenti possano andare incontro alla “cattiveria da social” le cui conseguenze si dovranno portare addosso per tutta la vita, la paura che un giorno sia costretta a vivere il sesso con vergogna e non con gioia.

È difficile guardare a questi fenomeni senza lasciarsi andare a un senso di sconfitta educativa, eppure credo ci sia una piccola speranza da coltivare, da donna a donna, la speranza che nasce dalla fiducia nelle madri di piccoli uomini: che sappiano crescere una generazione di uomini diversa, umana, addirittura gentile… anche nei contesti più difficili e compromessi!

Paola Lazzarini

 

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